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Gli eretici del piccolo schermo: il ruolo della censura nell'informazione televisiva italiana

La cara vecchia censura colpisce ancora

Nonostante i dilaganti travolgimenti nel mondo televisivo, negli anni Ottanta la censura continuò a rivestire un ruolo fondamentale soprattutto dietro le quinte della televisione nazionale. Non più mise succinte o calzamaglie che potevano turbare gli ingenui telespettatori, adesso la censura era rivolta a quei programmi che intendevano mettere in luce la vita vera, reale, proprio per questo si iniziò a parlare di tv- verità: mostrare «la verità» delle vicende, far vedere se stessa nel suo farsi e offrire, infine, un proprio apparato teorico. Un apparato per mettere in soggezione soprattutto i giornali e tutti coloro che parlavano di tv. L'astuzia della tv- verità era quella di prendersi in qualche modo il merito di avere inventato una nuova tv. Il primo caso registrato risale al marzo del 1981, l’inchiesta prendeva il nome di A.A.A. Offresi e fu posta sotto accusa poiché rea di aver affrontato il tema della prostituzione con una formula non idonea al servizio pubblico.
L’inchiesta era basata sull’utilizzo di una videocamera che doveva registrare gli incontri della prostituta francese Agnes Sauvage, in arte Veroniquè, con i suoi clienti. Ovviamente il reportage generò uno scandalo di portata nazionale, le cui reazioni sconvolsero il panorama mediatico per settimane fino a costringere Mauro Bubbico, presidente della commissione parlamentare di vigilanza, a censurare il filmato a sole tre ore dalla messa in onda. Vi furono scioperi aziendali, accuse di lenocinio, denunce, interrogazioni parlamentari, financo un processo alla regista e alle autrici del programma, denunciate per favoreggiamento della prostituzione e interferenza illecita nella vita privata altrui. In loro difesa, le imputate scrissero una memoria che consegnarono in tribunale nella quale spiegavano l’idea di fondo del programma:

mettere in luce l’aspetto più sconosciuto e oscuro di una pratica sociale, quale è la prostituzione, basata sul contratto tra due parti. L’obiettivo era l’individuazione di quei motivi che regolano la domanda di prostituzione: le fantasie, le aspettative, la solitudine e il disimpegno che ancora oggi sono a base della sua dinamica.

Questi anni sono memorabili anche per la chiusura di un altro programma indimenticabile, Tasca nostra, rubrica del Tg2 cancellata nel 1981, dopo aver svelato i trucchi e gli inganni che gli industriali compivano a danni dei consumatori. Questa rubrica nacque inizialmente come appendice di Ore 13. Visto il grande successo ottenuto, grazie al suo taglio più critico e spettacolare fu collocato nella fascia serale. Ciò apparve troppo irriverente e cominciarono le polemiche, che si conclusero con la chiusura del programma a seguito di dichiarazioni gravi contro la Findus, la famosa azienda che produce bastoncini di pesce agli antibiotici, a detta di Tito Cortese. Nel 1982 toccò all’inchiesta sulla vita nelle carceri italiane. Il reportage, intitolato Rebibbia, era prodotto dal gruppo Cronaca, già censurata negli anni Settanta per aver affrontato temi di carattere sociale e politico. La Rai spiegò di aver dovuto bloccare il programma perché il ministro di Giustizia non aveva approvato alcune scene. Ma queste dichiarazioni non placarono il vespaio di polemiche che si era creato intorno al fatto sì che lo stesso presidente del consiglio, Nilde Jotti, chiese di poter visionare il filmato per valutare la liceità del provvedimento. Sempre del 1982 è la censura ai danni di un altro reportage, Le Crisaldi, incentrato sulla condizione delle donne musulmane nell’Africa del Nord; l’episodio fu oggetto di un’interrogazione parlamentare al ministro delle Poste a cura del deputato Pio Baldelli. L’84 fu l’anno di Tvverità, lo speciale tg2 dossier mafia, realizzato dal giornalista Giuseppe Marrazzo, dal sociologo Pino Arlacchi e condotto da Ennio Mastrostefano. La versione integrale dell’inchiesta non fu mai mandata in onda, il mafiologo, nonché conduttore del programma Ennio Mastrostefano, infatti, aveva intervistato Tommaso Buscetta, uno dei massimi esponenti della mafia siciliana, successivamente arrestato, le cui rivelazioni furono preziose per ricostruire la struttura di Cosa nostra e i legami presenti tra la mafia e la DC.
A motivo di ciò l’inchiesta fu subito sospesa da Zatterin, causò a Marrazzo pesanti avvertimenti dalla malavita e i responsabili del Dossier furono ascoltati dalla commissione di vigilanza e dall’antimafia. Nel 1986 la Rai dovette gestire un’altra pesante polemica: l’intervista rilasciata dal colonnello libico Gheddafi a Enzo Biagi, poche ore prima dell’attacco americano in Libia. Si trattava di un vero scoop, non a caso la Rai ricevette numerose richieste d’acquisto da parte delle televisioni estere, in particolare dalle reti americane. Il servizio non andò in onda a causa delle forti pressioni politiche che spingevano per la cancellazione del programma per motivi di opportunità politica e per questioni di ordine pubblico. La conferma ufficiale avvenne tramite una lettera del direttore generale il quale era conscio dell’importanza del documento, ma osservava che, a causa di problemi di palinsesto, non sarebbe stato possibile trasmetterlo.

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Gli eretici del piccolo schermo: il ruolo della censura nell'informazione televisiva italiana

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Informazioni tesi

  Autore: Tiziana Pappalettera
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Bari
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze Filosofiche
  Relatore: Furio Semerari
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 147

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