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Oltre i confini della Popular Music - Franco Battiato e la canzone colta

La svolta Pop: un centro di gravità permanente

L’era del Cinghiale Bianco è un album pop contenente sette tracce, edito nell’autunno del 1979 dalla EMI, casa discografica con cui Battiato ha appena sotto-scritto un nuovo contratto di collaborazione, e probabilmente rappresenta la svolta stilistica più drastica e radicale nella storia della popular music italiana.
Le canzoni in esso contenute sono interamente composte, nella musica e nei testi, da Battiato, e arrangiate insieme a Giusto Pio per un organico abbastanza comune ai canoni della musica leggera, comprendente dunque oltre un piccolo ensemble orchestrale, chitarra, tastiere e una solida base ritmica fornita da basso e batteria.
Il ritorno di Battiato alla canzone non è però in realtà così brusco come possa sembrare, bensì lungamente meditato e gradualmente preparato da tutta una serie di piccoli episodi che ne hanno propiziato l’avvento. Già da un paio d’anni infatti egli aveva iniziato a prendere parte sempre più assiduamente a numerosi progetti attinenti al mondo della canzone, come l’album del ‘76 Come barchette dentro un tram, di Alfredo Cohen, in cui ha curato gli arrangiamenti e partecipato da strumentista, o il singolo Pop star di Ombretta Colli, in cui è impossibile non riconoscere il suo tocco nella veste musicale. Due anni dopo vede la luce un curioso 45 giri contenente un brano in francese denominato Adieu, firmato Kui-Pio e fantomaticamente attribuito al cantante “Astra”, ma basterebbe andare a cercare negli archivi della Siae per scoprire che dietro quel Kui si nasconde proprio Battiato. Nello stesso anno, qualche mese più tardi, vedrà la luce anche il primo lavoro ufficiale che Battiato realizza a quattro mani con Giusto Pio, cioè l’arrangiamento del nuovo disco di Gaber, Polli d’allevamento, e sempre nel ‘79 la stessa coppia firmerà gli arrangiamenti dei 45 giri Valery/Roma e Non ci sono più uomini/Sono ancora viva, rispettivamente cantati da Alfredo Cohen e Ombretta Colli.
Alla fine del 1979 i tempi sono dunque maturi, e Battiato sente che è giunto il momento di esporsi in prima persona e registrare un proprio disco di canzoni.

Dopo dieci anni di sperimentazione volevo mettermi ala prova e capire se con le conoscenze fin lì accumulate sarei stato in grado di realizzare musica di successo.

Egli è perfettamente soddisfatto dei suoi lavori più recenti, in particolare de L’Egitto prima delle sabbie, ma poco a poco si è fatta strada la necessità di un elemento di cui, evidentemente, non può più sopportare la mancanza: il gradimento del pubblico. In diverse interviste degli anni successivi ricorderà infatti quei giorni con la felice metafora del sarto “che faceva vestiti bellissimi, che però nessuno comprava perché piacevano solo a lui”, e così si prospetta come unica soluzione quella dell’approccio a un linguaggio accessibile a tutti, eppure capace di continuare a fornire la base formale per accogliere il suo mondo interiore.

Sono letteralmente catturato da questa microstruttura che è la canzonetta, coi i suoi tre minuti che devono racchiudere un’opera completa.

Gli anni Ottanta sono alle porte e la popular music in Italia vive un periodo non troppo felice nel quale, del tutto esaurita l’epoca d’oro del rock progressivo e quasi completamente declinato il pop melodico, soltanto il cantautorato, politicizzato o meno, è rima-sto in piedi come ultimo baluardo in grado di arginare lo strapotere della disco music d’oltreoceano. L’era del Cinghiale Bianco si inserisce in questo contesto trasversalmente, servendosi di molti degli elementi mutuati dai generi sopra citati ma rielaborandoli in un linguaggio che appare del tutto nuovo. Il cambio di registro verso una musica più facilmente assimilabile cela il rischio di un caduta del livello artistico, ma la vera genialità di Battiato consiste nell’esser riuscito a condurre la svolta stilistica senza perdere di vista quell’amorevole ricerca del suono che era stata alla base di tutti i suoi precedenti lavori, integrandola con gli accattivanti meccanismi di fascinazione propri della canzone e condendo il tutto con le suggestive ed esotiche atmosfere scaturite dal mondo interiore che negli ultimi anni si è condensato nella sua persona. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Oltre i confini della Popular Music - Franco Battiato e la canzone colta

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Informazioni tesi

  Autore: Oliviero Lopes
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Musicologia e beni culturali
  Relatore: Massimo Privitera
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 206

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franco battiato
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