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Matrimonio, adulterio e maternità nella letteratura al femminile della Spagna contemporanea

Maternità

Come già accennato, la Guerra Civile lasciò una popolazione decimata dove lo Stato si vide costretto “a stimolare i maschi sopravvissuti ad una accelerata ricostituzione e riproduzione della Nazione e della sua gente.”
La via più idonea alla soddisfazione di questa necessità era utilizzare le spagnole come strumento riproduttore. Strumento che andava quindi controllato e mantenuto in rigidi limiti. Da qui la propaganda a favore del matrimonio, corsi di puericultura direttamente supervisionati dallo Stato, e una politica di “protezione della famiglia”. Tutto ciò ha contribuito ad una esagerata mistificazione della funzione materna che fece delle donne le vere detentrici della prodezza di mettere al mondo nuovi spagnoli anche a costo della loro vita.
Questa politica si coniugava con il postulato cattolico che destinava al matrimonio il solo fine di fonte di procreazione incontrollata.
Alla donna si conferì un destino glorioso, che mai avrebbe raggiunto da solterona improduttiva, arrivando perfino a porre in relazione il suo sacrificio con quello della Vergine Maria, come si desume dalla stampa dell’epoca:
Se llega a la maternidad por el dolor como se llega a la gloria por la renunciación… Maternidad es continuo martirio. Martirio creador, perpetuador, que comienza con la primera sonrisa del hijo y sólo finiquita cuando los ojos inmensos de la madre se cierran para siempre (…) Sólo es mujer perfecta la que sabe formarse para ser madre (…) El gozo de ser madre por el dolor y el sacrificio es tarea inexcusablemente femenina.

Gli effetti di una propaganda così pressante si ritrovano in alcune protagoniste della narrativa al femminile di questo periodo che assumono il ruolo di procreatrici predestinate.
Marta ad esempio, in La isla y los demonios di Laforet, dice a se stessa:
La vida para mujer es amor y realidad. Amor, realidad, palpitación en la sangre. (…) Tienes dentro de ti semillas de muchos hijos que han que nacer.

Anche in Nada, troviamo Andrea che è messa a parte del miracolo della maternità dalla madre di Ena, quando le racconta la rivelazione che ha avuto su di lei la maternità, perché le spiega che “fue la niña quien me descubrió la fina urdimbre de la vida, las mil dulzuras del renunciamiento y del amor (…) Fue ella la que me hizo querer a su padre y me hizo querer más hijos”.
Non mancano le donne che pagarono con la loro stessa vita la maternità, come Magdalena, in Los hijos muertos di Matute, che sarà uccisa dal suo unico figlio. O come Beatriz, che perse la vita anch’ella al primo parto. La narrazione non specifica se voleva o non voleva figli. Solo ci dà conoscenza del fatto che la gestazione fu conseguenza quasi immediata di un matrimonio a cui arrivò già a quarant’anni, con i “suoi bauli pieni di lenzuoli bordati”, la sua dote da “vecchia fidanzata”. Ad ogni modo, dopo un doloroso parto di due giorni e due notti:
Beatriz murió al amanecere del tercer día, y su rostro amarillo, huesudo, tenía entre los críos una paz extraña, casi dulce. Los baúles reforzados, ya vacíos, se vendieron al buhonero, y el cuerpo flaco, cumplidor, sirviente, se escondió en la tierra de Herzog (…)
In Primera memoria, sempre di Matute, la figura materna è assente; infatti come in altre opere dell’autrice la/il protagonista sono orfani, e di conseguenza assume più peso la figura paterna. Matia in Primera memoria afferma di avere un ricordo abbastanza sfuocato della madre, mentre è la governante, al quale il padre l’affida alla scomparsa della madre, che prende per lei il ruolo della figura affettuosa e protettrice di madre.
Motivo centrale nella narrativa di Matute è infatti il disamore materno, origine del suo scontento e disillusione verso la vita, che, secondo Alicia Redondo Goicoechea, è appunto la mancanza di amore nell’infanzia. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Matrimonio, adulterio e maternità nella letteratura al femminile della Spagna contemporanea

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Informazioni tesi

  Autore: Patrizia Galletti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e culture moderne
  Relatore: Eugenio Maggi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 48

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