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Attribuzione dell’Intensità macrosismica EMS-98 nei comuni marchigiani colpiti dal sisma del 1997

Assegnazione dell’intensità in base ai dati storici

Il termine “dato storico” è generalmente usato per descrivere gli effetti dei terremoti a partire da registrazioni storiche quali fonti scritte precedentemente il periodo strumentale (prima del 1900). Tuttavia i dati macrosismici sono tuttora disponibili ed utilizzati nell’assegnazione delle intensità dei moderni e recenti terremoti. È quindi più pratico considerare insieme le annotazioni storiche e le fonti scritte moderne come “dati documentari”.

Questo termine è usato per distinguere le descrizioni degli effetti del terremoto disponibili ma non ottenuti direttamente per scopi sismologici, come ad esempio questionari riempiti dalla popolazione. È necessaria una estrema cura e cautela nel trattamento dei dati documentari che in genere arrivano all’interessato dopo un lungo e tortuoso itinerario. Bisogna porre particolare attenzione a:

- il valore della fonte, considerando le motivazioni di chi le ha scritte ed il contesto nel quale sono state prodotte; - il contesto nel quale il documento appare può contenere significative informazioni da non trascurare. Ad esempio estraendo un capitolo in cui si parla di un terremoto isolandolo come fonte dal resto del libro si potrebbero perdere tutti quei richiami utili, quelle ulteriori descrizioni del sisma presenti eventualmente in altri capitoli.

- la localizzazione spazio-temporale delle informazioni: una manipolazione disattenta di certe prove scritte può portare ad una duplicazione dei terremoti o all’attribuzione di dati all’evento sbagliato o a quello giusto ma posizionato nel luogo errato. Molto spesso si trovano descrizioni dettagliate per quel che concerne il danneggiamento di particolari monumenti come chiese, castelli, torri, ecc.

Molto meno frequentemente si trovano tali resoconti per costruzioni ordinarie che sono le sole ad essere presenti nel quadro della scala. Queste ultime tradizionalmente si trovano in classi di vulnerabilità A o B, ma si può arrivare anche a C o D per quelle in legno. Il problema è che si conosce molto poco circa i tipi di costruzioni che si potevano trovare in Europa fino al XVII secolo, se non la banale considerazione che la popolazione usasse i materiali ad essa più vicini e che più ricco fosse il proprietario è più probabilmente sarebbe stata ben costruita e ben mantenuta la casa.

Nel Medioevo sicuramente la maggior parte degli edifici in molte parti d’Europa erano fatti di legno e la transizione verso il mattone e la pietra è stata molto lunga e qualche volta solo parziale. Inoltre senza informazioni dettagliate è assai difficile pronunciarsi in maniera sicura sulla resistenza di queste strutture; non è affatto scontato ad esempio che le costruzioni in legno medioevali avessero delle caratteristiche simili a quelle attuali. Per assegnare l’intensità nei termini previsti dalla EMS bisogna conoscere le percentuali di costruzioni danneggiate, la vulnerabilità di queste ed il livello di danno subito. Quindi il numero totale di edifici è un parametro fondamentale, che purtroppo raramente viene riportato tra i dati storici.

Tuttavia spesso questo tipo di informazioni possono essere ottenute mediante altri generi di fonti quali studi demografici, lavori topografici, censimenti, ecc. Comunque in queste situazioni di solito resta una certa componente di indeterminazione, tale da portare a possibili errori di ±1 grado di intensità e costringendo ad assumere un range di valori come ad esempio “7-8 grado”. Un altro aspetto essenziale è la qualità delle descrizioni a disposizione: quasi sempre nei documenti riportanti gli effetti del terremoto vengono accentuati quelli più rilevanti trascurando gli altri particolari. La mancanza di questi ultimi da una fonte perciò non può essere presa come una prova inconfutabile del fatto che essi non siano effettivamente verificati.

D’altra parte è ugualmente scorretta l’assunzione opposta, ossia che se è accaduto un certo danneggiamento grave necessariamente devono essere accorsi anche tutta la serie di lievi danni intermedi. L’unico modo per migliorare la propria valutazione d’intensità è quello di procedere con ulteriori investigazioni e raccolte dati; se anche questa strada si rilevasse infruttuosa allora necessariamente si dovrà includere un range di incertezza nella determinazione del grado di intensità a causa della povertà dei dati disponibili (in questi casi una buona procedura è quella di mantenere un’annotazione su quali decisioni siano state prese e sul modo in cui sono state raggiunte). Tornado al danneggiamento degli edifici monumentali, essi sono senza ombra di dubbio meglio rappresentati nelle fonti documentarie rispetto alle costruzioni ordinarie. Ciò accade perché per gli autori di questi documenti tali edifici hanno una maggiore importanza e rilevanza sociale, economica simbolica o culturale e perché comunque le strutture monumentali sono più inclini a risultare danneggiate, addirittura anche se meglio costruite e con materiali migliori, a causa della loro maggiore complessità sia strutturale che non-strutturale. Solitamente le costruzioni monumentali sono uniche, o al più solo poche di esse si presentano in un determinato luogo. Ciò fa sì che sia impossibile utilizzare ai fini statistici come richiesto dalla scala i dati relativi a queste strutture; al limite li si possono usare a complemento delle informazioni sulle costruzioni ordinarie quando esse sono disponibili.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Attribuzione dell’Intensità macrosismica EMS-98 nei comuni marchigiani colpiti dal sisma del 1997

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandro Settimi
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi Roma Tre
  Facoltà: Ingegneria
  Corso: Ingegneria per la Protezione del Territorio dai Rischi Naturali
  Relatore: Agostino Goretti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 164

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intensità sismica
european macroseismic scale
classificazione del danno
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