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Il triangolo della procreazione. La fecondazione eterologa al vaglio della Costituzione

La medicalizzazione della procreazione

Il "dramma della sterilità" che emerge da questi racconti è un dramma moderno. In Italia, circa il 30% delle coppie ha problemi di infertilità, al pari degli altri Paesi industrializzati. La medicina ha compiuto enormi progressi nel campo della fisiopatologia della riproduzione, migliorando l'approccio terapeutico e affinando sempre più le tecniche di procreazione medicalmente assistita.
Il fine ultimo è quello di appagare il desiderio di genitorialità di coloro con i quali la natura non è stata generosa, negando loro la possibilità di riprodursi, di assecondare la naturale tensione alla continuità della vita, che garantisce la sopravvivenza dell'umanità. Tale situazione di impotenti generandi molto spesso è percepita come una mancanza, un vero e proprio lutto, la perdita del figlio desiderato, che genera nell'uomo e nella donna affetti da sterilità un disagio talmente grave da sfociare talvolta in vere e proprie sindromi depressive.
Naturalmente, le reazioni possono essere differenti. Come osserva la psicoterapeuta Liliana Bal Filoramo, vi sono donne che accettano la loro sterilità o quella del partner con un sufficiente equilibrio, riuscendo a vivere un lutto sano rispetto alla perdita del figlio desiderato [...]. E', infatti, doveroso ricordare che anche questa frustrazione, come tante altre, nel corso della vita, può essere superata con equilibrio.
C'è chi, però, non accetta questa condizione e inizia la disperata ricerca di un figlio. L'adozione potrebbe rappresentare la strada ovvia da intraprendere per il soddisfacimento di questo desiderio che diventa col passare degli anni bisogno del figlio. Tuttavia, come sottolinea Melita Cavallo a seguito della sua esperienza come giudice minorile per le adozioni nazionali e come presidente della Commissione per le adozioni internazionali, una percentuale non trascurabile delle coppie disponibili per l'adozione di un bambino italiano o straniero proviene da esperienze di procreazione medicalmente assistita conclusesi non positivamente. Infatti, ben il 90% delle coppie che adotta sono affette da sterilità; in aggiunta, l'età media delle coppie che si dichiarano disponibili all'adozione nazionale e internazionale è andata costantemente aumentando, passando dai 40,2 anni degli aspiranti padri nel 2000 ai 41,7 nel 2004, e crescendo analogamente per le aspiranti madri dai 37,8 anni nel 2000 ai 39,4 nel 2004. La correlazione tra questi due dati farebbe legittimamente presumere che una percentuale non indifferente delle coppie che opta per l'adozione abbia precedentemente transitato per un centro di procreazione medicalmente assistita, non potendo tra l'altro le coppie contemporaneamente sperimentare le tecniche di procreazione artificiale e iniziare il percorso procedurale per un'adozione.
L'adozione, dunque, verrebbe considerata come l'ultima carta da giocare, l' "altra" soluzione da adottare, laddove i figli tardino ad arrivare. Per taluni, infatti, l'adozione potrebbe non sembra[re] sufficiente a colmare il bisogno di genitorialità, che parrebbe tramutarsi nella necessità di colmare un proprio vuoto, o forse di ricercare forme di compenso alle proprie insoddisfazioni, pur non escludendosi teneri intenti verso il figlio.[...] un figlio proprio, nato dalla coppia, ha infatti un significato diverso rispetto ad un figlio nato da altri, non solo perché è più gratificante riconoscersi in lui rispetto all'appagamento narcisistico, ma anche perché non è necessario dipendere dal giudizio altrui per averlo, ovvero dalla valutazione di idoneità da parte del Tribunale per i minorenni. Per queste ragioni, il desiderio di avere un figlio fa sì che le coppie con problemi si adattino a rinunciare all'intimità del momento, chiedendo aiuto ai medici . Il segreto delle alcove viene condiviso con specialisti ed esperti: la medicalizzazione favorisce la socializzazione della procreazione, la quale non è più l'emblema dell'intimità, ma si trasforma in un evento a cui partecipano più persone: innanzitutto la coppia, poi il ginecologo, il biologo, lo psicologo e, nell'ambito della fecondazione assistita eterologa, il terzo.
La procreazione perderebbe la naturalità dell'atto in sé, per assumere la veste di "prodotto di laboratorio": AIH, IUI, ICSI, FIV.ET, AID sono tutte sigle che indicano l'ampio genus delle tecniche riproduttive, specifiche per ogni singolo caso, a cui si ricorre nel momento in cui l'intimità della coppia non è da sola sufficiente a mettere al mondo un figlio.

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Il triangolo della procreazione. La fecondazione eterologa al vaglio della Costituzione

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Informazioni tesi

  Autore: Anna Maria Marinelli
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Bari
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Francesco Gabriele
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 213

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Parole chiave

biotecnologie
procreazione assistita
nuove tecnologie
biodiritto
l.40/2004
pma
eterologa
fecondazione eterologa

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