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Hikkikomori: dipendenza e cultura giapponese

In-dipendenza: l’autonomia come dipendenza

Una delle definizioni principali che i dizionari danno del termine “autonomia” rinvia alla capacità di pensare e di agire liberamente, senza subire influenze esterne, mentre a proposito del concetto di “dipendenza” si fa riferimento ad uno stato di necessità in cui si troverebbe un individuo sia nei confronti di una persona alla quale la sua esistenza è legata in maniera indissolubile, sia nei confronti di una cosa (il gioco, per esempio) e/o di una sostanza di cui prova un bisogno invincibile fisico e o psichico. Quindi parlare di autonomia e di dipendenza a proposito della soggettività umana, significa chiedersi, in concreto, quali sono le possibilità per essa di muoversi, di crescere, di modificarsi, senza esservi costretta da fattori interni e/o esterni. Il rimando ovvio è quindi alla capacità di autoregolamentarsi, quindi di organizzare i propri comportamenti e le scelte conseguenti facendo riferimento a se stessi, sia pure in relazione ai numerosissimi fattori che intervengono a limitare la propria libertà. Da tutto ciò consegue che l’autonomia non si sviluppa all’interno di spazi vuoti, né può realizzarsi al di fuori di ogni limitazione, poiché l’altro da sé è sia risorsa, sia limite o vincolo.
L’esistenza e l’agire educativo dovrebbero pertanto svilupparsi sulla base della consapevolezza della inscindibile correlazione tra possibilità soggettive e vincoli del reale, in definitiva e in altre parole all’interno di una continua mediazione tra autonomie e dipendenze.
A proposito della consapevolezza dei vincoli del reale già Tolstoj, un secolo e mezzo fa, dopo aver narrato la Russia di inizio Ottocento e la guerra contro Napoleone, sintetizza nell’epilogo di Guerra e pace la sua poderosa riflessione su ciò che muove i protagonisti delle vicende umane. Un compendio del sapere del suo tempo concluso con il riconoscimento che è “necessario rinunciare a un’inesistente libertà e riconoscere una dipendenza che non sentiamo”: rinuncia cioè all’idea del libero arbitrio. Oggi, allo stesso modo, Bauman discute sul concetto di libertà, definendolo illusorio dal momento che siamo sempre soggetti ad una certa dose di controllo sociale che però non avviene coercitivamente, come forma di repressione violenta, bensì come forma di adesione spontanea, frutto di una persuasione non percepita.
Le norme giuridiche e sociali, che in una delle sue formulazioni più semplici, potrebbero essere definite come quell’insieme di regole che hanno come obiettivo quello di uniformare la condotta degli individui, operano infatti sull’individuo una presa immediata:
“lo investono, lo marchiano, l’addestrano, lo costringono a certi lavori, l’obbligano a certe cerimonie, esigono da lui dei segni”
Ne deriva che la libertà del soggetto venga fortemente limitata:
“La disciplina fabbrica così corpi sottomessi ed esercitati, corpi docili[..] facendone un rapporto di stretta soggezione[..] una coercizione ininterrotta, costante che veglia sui processi dell’attività piuttosto che sul suo risultato e si esercita secondo una codificazione che suddivide in rigidi settori, il tempo lo spazio i movimenti”
E aggiungerei io che proprio gli stessi strumenti che nella società contemporanea appaiono come forme di emancipazione e liberazione, come ad esempio il denaro, il consumo, la tecnologia, il diritto, lo rendano in realtà schiavo. La strategia del consumi in particolare, dà l’illusione all’individuo di essere stato scelto, libero di aderire e di scegliere tra un prodotto e un altro, tra una dieta e un’altra, tra l’i-phone 4s e il 5, e che comunque li avvierà ad un finale già previsto, già conosciuto: l’etichetta. L’etichetta diviene anch’essa una dovere e la piena autonomia di scelta, un divieto.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Hikkikomori: dipendenza e cultura giapponese

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Informazioni tesi

  Autore: Federica Giammaruco
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Bari
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Editoria, comunicazione multimediale e giornalismo
  Relatore: Francesca Ursula Carbone
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 129

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