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Gli errori nell'apprendimento delle lingue straniere

L’atteggiamento degli insegnanti nei confronti degli errori

Abbiamo fin qui analizzato gli errori, abbiamo capito che sono delle forme non corrette che lo studente produce durante l’apprendimento di una L2. Sono le fasi in cui egli utilizza l’interlingua. Gli studi sulle sequenze evolutive naturali consentono, una volta valutato il livello attuale di sviluppo dell’interlingua, di anticipare quali saranno le strutture che emergeranno prossimamente, permettendo all’insegnante una programmazione il più possibile in linea con il sillabo naturale degli apprendenti. Alcuni hanno mostrato che è insegnabile tutto ciò che è apprendibile. Osservando le produzioni degli apprendenti, le loro incertezze e le loro esitazioni è possibile capire qual è il livello del loro apprendimento: cosa è stato già acquisito, cosa è stato appena conosciuto e cosa è ancora lontano da loro.
Deve essere chiaro che valutare e intervenire sul processo di apprendimento è utile. Non dobbiamo pensare che l’ordine naturale18 di apprendimento implichi un approccio naturale all’insegnamento, in cui l’apprendente è lasciato in balia di sé stesso, come nelle condizioni di acquisizione spontanea. L’insegnante può e deve intervenire ma sempre tenendo conto dei processi naturali. Un’attività didattica importante a questo punto è la correzione degli errori. L’insegnante, una volta che ha individuato l’errore, deve passare alla correzione. Esistono vari modi di far sapere agli apprendenti qualcosa sulle loro produzioni: si può manifestare l’esistenza di un problema, si può indicare qual è il problema, si può segnalare il problema e al contempo risolverlo, si può affermare che non c’è nessun problema e così via. Questo “problema”, inoltre, può essere una difficoltà nella comprensione, come avviene nelle conversazioni spontanee.
I punti di vista e le convinzioni degli insegnati a tal proposito sono diversi.
Chi si oppone alla correzione invoca solitamente due tipi di argomenti. Innanzitutto, la correzione può generare ansia, frustrazione,perdita di auto-stima e tutti questi sono fattori affettivi che incidono negativamente sul processo di apprendimento. In secondo luogo, la correzione degli errori è un’attività focalizzata sulla forma linguistica, che distoglie gli studenti dall’uso comunicativo del linguaggio per concentrarsi su un suo utilizzo fine a se stesso; questo provoca oltre al cado dell’interesse e della motivazione, anche scarsa fluenza nella seconda lingua, poca spontaneità, distrazione dagli obiettivi comunicativi a favore di quelli puramente formali. Chi sostiene invece che gli errori debbano essere corretti può fare appello a diverse teorie dell’apprendimento linguistico. Le vecchie teorie comportamentistiche concepivano gli errori come “abitudini” negative che bisognava estirparle sul nascere: si proponevano dunque esercizi rigidamente strutturali che impedissero l’insorgere di errori, i quali venivano immediatamente corretti ogni volta che si presentassero19.
Correggere gli errori è anche una forma particolare di riflessione sulla lingua, un modo per fornire all’apprendente informazioni rilevanti per aggiustare le proprie ipotesi, un aiuto a confrontare e a notare la differenza tra il proprio sistema interlinguistico e la lingua d’arrivo. Il termine “correzione” sarebbe quindi da sostituire con quello più appropriato di feedback. Occorre anche ricordare che spesso sono gli stessi apprendenti a desiderare di essere corretti e a manifestare sensazioni di ansia qualora l’insegnante non commenti mai le loro produzioni. Probabilmente c’è del vero in entrambe le posizioni e la domanda da porsi non è tanto correggere si o no, ma correggere come e quando. Purtroppo, non esistono ancora molti studi che ci possano aiutare a rispondere a una simile domanda: le ricerche svolte finora, infatti, si sono concentrate essenzialmente sulla posizione estrema, quella per cui la correzione degli errori sarebbe sempre e comunque svantaggiosa. A questo proposito Krashen, uno dei principali sostenitori della non correzione, riporta a sostegno i risultati di alcuni studi in cui gli studenti che ricevevano correzioni non erano migliori degli altri. Non ci risulta però che esista alcuno studio sperimentale che provi che le correzioni portano a risultati sistematicamente peggiori. Sul fronte opposto, la possibilità di ricevere feedback sui propri errori (richieste di chiarimento, correzioni esplicite con spiegazione) migliora significativamente le prestazione dei soggetti. Studiosi come Ellis hanno trovato che se l’insegnante chiede sistematicamente agli studenti di riformulare le proprie produzioni contenenti un certo tipo di errori, questi ottengono migliori risultati di altri che non sono stati indotti a farlo; questo accade perché troppo spesso le correzioni non vengono quasi considerate dagli studenti, che badano solo alla valutazione. Altri ricercatori hanno osservato simili benefici della correzione anche per quanto riguarda le produzioni scritte degli apprendenti. Hanno addirittura dimostrato che indurre di proposito gli apprendenti a commettere errori e poi correggerli porta a risultati migliori rispetto al metterli in guardia preventivamente esplicitando la regola e segnalando gli errori più comuni. E’ stato anche dimostrato che la correzione degli errori dà risultati migliori rispetto alla non correzione anche nel contesto di attività comunicative; è risultato di alcuni studi sul focus on form. Si tratta di lavori svolti in scuole medie canadesi, in classi di insegnamento linguistico intensivo secondo metodi comunicativi, dove si riscontra un uso costante e realistico della L2, attenzione al contenuto e non alla forma, rarissime riflessioni grammaticali e correzione degli errori. I trattamenti sperimentali consistevano in genere nell’introdurre, in queste classi fondamentalmente comunicative, sette ore di insegnamento esplicito divise in due settimane; in queste ore si fornivano agli studenti varie attività di focus on form su una particolare struttura grammaticale della L2, come lo svolgimento di esercizi strutturali o la correzione sistematica degli errori. Questi lavori mostrano che le classi in cui venivano fornite correzione e focus on form facevano progressi significativi, anche se spesso questi progetti non venivano mantenuti nel lungo periodo. In seguito a questi esperimenti ne deriva che la non correzione risulta essere una condizione significativamente peggiore in tredici studi su diciassette; nei quattro rimanenti essa non dà risultati migliori, ma semplicemente uguali; in nessun caso la non correzione produce risultati migliori. [...]

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Gli errori nell'apprendimento delle lingue straniere

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Informazioni tesi

  Autore: Antonietta Conte
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e Letterature Straniere
  Relatore: Anna De Meo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 69

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