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Forma e realtà nella genesi dell'arte moderna e della filosofia analitica

Che cos'è la filosofia analitica

Visto il legame profondo che intercorre tra la configurazione dell'episteme moderno e gli sviluppi che l'arte subisce in esso, fino alla rottura del primo novecento, ci si può chiedere allora se anche la filosofia analitica, dal momento che possiede un principio di funzionamento analogo, ne condivida lo schema evolutivo e, soprattutto, alcune conseguenze.
Notiamo subito come la sua genesi si inserisca in un contesto dove il medesimo proclama, che annuncia la morte dell'arte, investe anche le stesse sorti della filosofia. La dialettica hegeliana dell'autosuperamento, infatti, conduce il ragionamento filosofico ad un livello di saturazione tale da costringerlo ad uno “smarcamento” dalle tradizionali forme in cui si è sviluppato. Il movimento triadico di tesi-antitesi-sintesi assume una dimensione totalizzante che cerca di comprendere e di esaurire in sé ogni possibile procedimento speculativo, nonché la realtà nel suo insieme. Le filosofie successive ad esso, dunque, non possono semplicemente inserirsi nella sua linea per tentare un avanzamento delle medesime premesse, ma si vedono costrette a distanziarsi da queste ultime in maniera radicale per potere intraprendere una riflessione autonoma. In altre parole, il normale andamento sillogistico della filosofia occidentale viene condotto da Hegel alle sue estreme conseguenze, raggiunte le quali, un pensiero che adotti lo stesso “modus operandi” dei propri predecessori risulta non più percorribile, se non a patto di uno spostamento radicale, o di una circoscrizione del campo d'indagine.
Abbiamo visto come l'opera kantiana sia all'origine di un dualismo non perfettamente riconciliabile tra empirico e trascendentale che determina l'orientamento generale del sapere ad essa successivo, segnando le possibilità di emergenza di alcuni discorsi a discapito di altri. In questa configurazione l'uomo, inteso come costrutto epistemologico, assume una posizione ancipite, la quale conduce le discipline che ne fanno oggetto di ricerca ad arrestare la propria indagine su uno dei due poli. È chiaro che, ancor prima che tale dualismo si declini nell'intero spettro dei metodi di conoscenza, esso attraversi in maniera profonda la speculazione del filosofo di Königsberg e rappresenti un nodo fondamentale del suo pensiero. La polarizzazione empirico-trascendentale si manifesta, dunque, con grande forza già nella riflessione filosofica, non meno che nello sviluppo delle discipline particolari che da essa derivano.
È proprio dall'insoddisfazione nei confronti della lacerazione epistemologica introdotta da Kant che l'idealismo tedesco prende le mosse, orientandosi verso una ricomposizione della stessa, che culmina nel già accennato movimento totalizzante del sistema hegeliano. Quest'ultimo, infatti, mira a congiungere l'indagine delle categorie formali di conoscenza, che in Kant è determinata a priori, con i ritrovati empirici e i postulati metafisici scoperti a posteriori, mostrando come non si tratti di due momenti indipendenti posizionati agli antipodi dell'ideale processo cognitivo, ma di due aspetti del pensiero e della realtà che si implicano in continuazione. Hegel afferma infatti che “la scienza logica costituisce la vera e propria metafisica”, volendo in questo modo attribuire ad essa una valenza ontologica oltreché metodologica e trascendentale.
In un certo senso, egli introduce una sorta di isomorfismo tra la realtà e le strutture che permettono di conoscerla, salvo che questo deve essere raggiunto tramite un incessante rapportare ogni cosa alla propria contraddizione, in vista di un superamento di essa a un livello superiore di sintesi. La categoria dello Spirito serve, perciò, a creare un canale di collegamento tra forma e contenuto del sapere, mostrando come l'uno nell'altro si comprendano nel loro costituirsi.
In particolare, la contraddittorietà che Hegel cerca di ricomporre è insita nell'assegnazione all'ambito dei giudizi sintetici a priori che riguarda la filosofia nell'opera kantiana. Qui, l'ambivalenza tra momento empirico e momento trascendentale si manifesta in tutta la sua problematicità. Se, infatti, le asserzioni filosofiche appartenessero completamente alla sfera del primo, ovvero possedessero il carattere della sinteticità, esse abbisognerebbero di un apporto contenutistico che il sistema kantiano bandisce dalla loro influenza in quanto meramente accidentale. Viceversa, nel caso la loro operatività si svolgesse interamente dalla parte del secondo, si caratterizzerebbero come semplici proposizioni logiche prive di alcun apporto conoscitivo. Come un'attività propriamente filosofica possa avere luogo e prodursi in un campo di riflessione polarizzato all'estremo, rimane inesplicato. La frattura tra empirico e trascendentale postulata da Kant, quindi, se su un piano prettamente definitorio mantiene salda l'indipendenza e l'incomunicabilità fra le due aree, nel momento in cui deve esercitarsi teoreticamente, implica l'instaurarsi di una mediazione reciproca. Hegel afferma infatti che “non c'è, in generale, materia senza forma e forma senza materia. La materia e la forma si generano vicendevolmente”.
Data questa affermazione, né un'indagine esclusivamente incentrata sulle categorie trascendentali, né un atteggiamento positivistico che si concentri su dati empirici immediati sono perseguibili nel solco dell'idealismo, ma l'attività filosofica consisterà in un incessante processo, rappresentato dal metodo dialettico, di riferimento del primo al secondo e viceversa. Ciò che il sistema hegeliano esclude in maniera radicale è, dunque, la possibilità di un'esperienza pura, cioè dell'apparire alla coscienza di contenuti indipendenti dall'operazione cognitiva del soggetto. Non esiste immediatezza se non a partire dalla mediazione, che coinvolge il dato a qualsiasi livello venga effettuata la sua comprensione. [...]

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Forma e realtà nella genesi dell'arte moderna e della filosofia analitica

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco Brusa
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Giovanni Matteucci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 145

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