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La vecchia lussuriosa nell'arte europea del Cinquecento.

La Danza Moresca e la concezione carnevalesca del corpo

Nei Paesi Bassi esisteva il “testamento del carnevale”, uno dei testi più diffusi intorno alla metà del Cinquecento, da leggersi nel martedì grasso o in genere alla vigilia della quaresima per salutare la dipartita del carnevale prima del tempo di penitenza. Un bel manoscritto del genere, con un pentagramma figurato vicino a quello rappresentato nell’incisione “I cantori di bacco”, si conserva a l’Aja, Rijksmuseum Meermanno Westreenianum (Ms 10, c. 26; cfr. Kavaler 1989, p.71, ripr.). Il soggetto della scena e i nomi dei personaggi sono indicati nelle strofe su due colonne scritte in francese e in olandese sotto il margine del foglio, e nel testo della canzone che accompagna il pentagramma musicale in alto. I versi incitano i personaggi della grottesca brigata, radunati intorno al tavolo, a cantare un inno in aiuto di Bacco. Le due figure a destra, una giovane donna e un uomo che si è tolto la maschera del matto con il cappuccio a due corna, reggono un libro aperto su un pentagramma musicale figurato con cibi e vivande. Tra gli altri commensali una donna con un copricapo bianco suona lo zampetto di un ovino a mo’ di piffero e il suo vicino suona come un trombettiere un bicchiere di birra di vetro deforme. A sinistra un altro volgare individuo sta vomitando a terra, mentre il più grasso in primo piano, seduto scomposto con la pancia piena, ha in mano un boccale vuoto.
Malgrado la didascalia, la spiegazione del soggetto non è immediatamente chiara in tutti i suoi aspetti, ma ci viene in aiuto il fatto che esiste un dipinto attribuito a Marten van Cleef a Budapest, Museum der Bildenden Kunste ( inv. 870; cfr. Gerszi 1970, n. 16, ripr.) di soggetto quasi identico, probabile prototipo della stampa, i cui particolari sono più dettagliati e permettono di decifrare le singolari note del pentagramma contenuto nel libro: salsicce, uova intere e gusci di uova rotti, forme di burro, bicchieri e brocche di birra. Tutti elementi che simboleggiano il tempo del carnevale, o vero, per le comunità rurali in particolare, il tempo della spensieratezza e del trionfo del dioventre sulla paura della fame. È interessante notare la connessione posta tra Bacco e il carnevale nella stampa. Nella letteratura carnevalesca europea Cinque Seicentesca, il carnevale costituiva il discendente legittimo del mito pagano, per essere definito anche “figliuolo di Messer Bacco dal Boccale, della città di Leccaria, leccardo, pappardo, trincatore, bevitore (…)”.
Tale parallelo tra mito bacchico e attualità maturò nei Paesi Bassi nel clima di entusiasmo verso la satira antica da parte dei letterati umanisti nordici, per i quali le feste contadine rappresentarono il naturale corrispondente dei festini pagani e delle orge dionisiache dei baccanali.
Nell’ottica della società benestante di allora, fedele a un’etichetta delle buone maniere sempre più imperante – si pensi alla letteratura precettistica di Erasmo da Rotterdam – la sfrenatezza e la trivialità dei villani durante le festività, spinte al massimo dello sfogo a carnevale, erano destinate ad essere messe al bando. In tale contesto, la satira dei Cantori di Bacco colpisce stereotipi del malcostume contadino come le cattive maniere a tavola (vomito dello zotico, resti di cibo per terra e bestialità dei personaggi) e la dissolutezza nel vizio della gola.Essa mostra come l’uomo si abbassi a tali comportamenti quando si lascia trasportare dai propri istinti sensuali.
Allo stesso modo la pensava l’umanista Jodocus Badius Ascensius nel suo Stultiferae naves. Badius riteneva che il peccato o la follia derivassero da un uso errato dei cinque sensi, ovvero della fisicità.
I sensi infatti, rivestivano un ruolo prioritario nelle tematiche delle rappresentazioni del Cinquecento; la natura influenzabile dell’individuo era evidentemente un tema scottante al quale si aggiungeva la convinzione della necessità per l’uomo di isolarsi dal mondo esterno. Questo atteggiamento tradisce la paura della contaminazione morale e la convinzione della vulnerabilità dell’uomo. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

La vecchia lussuriosa nell'arte europea del Cinquecento.

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Informazioni tesi

  Autore: Laura Scunzani
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze e tecnologie delle arti figurative, musica, spettacolo e moda
  Relatore: Angela Ghirardi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 83

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Parole chiave

commedia dell'arte
lussuria senile
peccati capitali
pittura di genere
vecchia con la brocca
cinquecento fiammingo
allegre compagnie
iconologia fiamminga
vecchia lussuriosa
danza moresca e corpo carnascelesco

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