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L'incontro degli opposti: la ricezione critica de "La Machera del Demonio" di Mario Bava

Film come creazione: risoluzione di un conflitto.........

Il fulcro della polemica dei critici del passato e del presente risiede nella possibile dignità di un’opera cinematografica in quanto creazione a tutti gli effetti. Le recensioni analizzate sino a questo punto hanno manifestato, infatti, uno spiccato interesse per il rapporto che intercorre tra testo letterario e film e, di rimando, tra tradizione e innovazione. Al fine di ricercare una possibile soluzione alle antitesi in questione, sarà necessario applicare a La maschera del demonio alcune fondamentali teorie narratologiche degli ultimi anni. In sostanza, tenteremo di utilizzare i canoni analitici impiegati in letteratura anche per il primo film di Bava, per poi riflettere sulla natura del rapporto che lega quest’ultimo al soggetto originale. Per inciso, gli studi di narratologia hanno preso corpo grazie allo strutturalismo francese, per poi culminare nel saggio di Seymour Chatman intitolato “Storia e discorso”, in cui l’autore, facendo tesoro non solo delle esperienze strutturaliste, ma anche di quelle del formalismo russo e della semantica, delineata la struttura narrativa che accomuna romanzi e film.
Letteratura e cinema, infatti, condividono un sostrato comune che rende possibile il passaggio di elementi narrativi da un medium all’altro, proprio perché la narrativa prescinde dal mezzo stesso attraverso il quale viene comunicata. Come affermano gli strutturalisti francesi, ogni tipo di messaggio narrativo è indipendente dalle tecniche utilizzate per l’espressione: è sufficiente che racconti una storia e, pertanto, può essere trasposto ad uso e consumo di altri media. Questo fa sì che una fiaba diventi un balletto, un film o un fumetto.
Il problema di tale trasposizione risiede appunto nella transizione, che può essere fedele o meno. I critici degli anni ’60, e tra questi Morandini in primis, hanno dubitato del corretto passaggio dal testo gogoliano all’opera cinematografica di Bava. Come già affermato nei precedenti capitoli, le differenze tra Il Vij e La maschera del demonio sono innegabili, in quanto non riferite alle modalità espressive, ovviamente diseguali, bensì alla storia narrata. Il nesso tra letteratura e cinema è stato ampiamente affrontato e accettato sin dai tempi della nascita della macchina dei sogni, e la parola scritta è innegabilmente il bacino più ricco, assieme alla vita reale, da cui il cinema può attingere le proprie storie. Ciò che ci chiediamo, giunti a questo punto, è il motivo per cui la trasposizione di Bava sia stata così denigrata nonostante la palese volontà di discostarsi da Gogol e, infine, se La maschera del demonio possa considerarsi a tutti gli effetti un derivato de Il Vij, in quanto modulato su un sostrato comune, o se debba ritenersi un esperimento a sé stante, poiché nulla ha a che vedere col soggetto originale. Per queste ragioni, si presenta la necessità di analizzare la trama dell’uno e dell’altro, al fine di identificare le analogie testuali e quelle simboliche.
Gogol scrisse Il Vij attingendo dal folklore ucraino. Il suo racconto, infatti, è popolato da entità soprannaturali legate al mondo della natura. Il protagonista è un giovane filosofo seminarista che non disdegna i piaceri della vita, dall’alcool alle donne.
Durante le vacanze, non avendo una famiglia a cui fare ritorno, Chomà cerca una dimora in cui sistemarsi, offrendo in cambio un aiuto domestico. Ospitato da un’anziana donna, scopre ben presto che si tratta di una strega, che se ne impossessa cavalcandolo nottetempo per luoghi tetri e desolati. Ma grazie ad una serie di preghiere, Chomà rompe l’incantesimo sconfiggendo la strega, che ritorna alle sua antiche sembianze: quelle di una splendida fanciulla, figlia di un potente atamano. La ragazza purtroppo muore e Chomà, partito prima della sua trasformazione, viene richiamato e costretto a vegliare sul suo cadavere recintando delle preghiere che tengano a distanza gli spiriti maligni. Durante una notte di veglia, gli spiriti sopraggiungono assieme al Vij, il re degli gnomi, una figura grottesca simile ad un albero nodoso, col volto coperto da una lastra di ferro. Sarà la paura, più che il potere malefico del Vij, ad uccidere il giovane Chomà. [...]

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L'incontro degli opposti: la ricezione critica de "La Machera del Demonio" di Mario Bava

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Informazioni tesi

  Autore: Federica Farace
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Scienze dell'educazione e della formazione
  Relatore: Augusto Sainati
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 63

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