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Il ruolo delle ONG nelle nuove guerre

Il difficile ruolo delle ONG nelle new wars

La degenerazione degli stati, indipendentemente se essa sia dovuta dal loro fallimento (Kaldor) o dalla comparsa di complessi politici emergenti (Duffield), pone le ONG al centro di uno scenario che li vede i soli organismi capaci di fornire sicurezza e i servizi essenziali per milioni di civili coinvolti nelle dinamiche delle new wars. Il loro intervento però può aumentare le tensioni esistenti tra le comunità e la stessa politica di aiuti può diventare una occasione per il proseguimento dei conflitti, se dal suo perdurare può trarre vantaggio l’economia criminale a beneficio cioè dei complessi politici emergenti. Proprio la difficoltà a separare i militari dai civili (tipica delle new wars), è un ostacolo ad assicurare che degli aiuti beneficiano solo questi ultimi. In questa situazione, la politica degli aiuti può peggiorare lo stato delle cose attraverso tre dinamiche: diventando uno strumento di guerra, esacerbando le cause dei conflitti, creando una interferenza agli impegni politici attraverso l’attività delle ONG.
In merito al primo punto, l’uso degli aiuti come strumento di guerra, Médecins Sans Frontières (MSF) riporta che nel Burundi (1993), le restrizioni poste agli accessi umanitari causarono il passaggio del rapporto tra morti verso feriti da 1:4 a 10:1 e che gli aiuti alimentari furono usati per persuadere la popolazione civile a spostarsi in aree controllate da forze ribelli o governative. Infine nel tener conto dei furti subiti, molte ONG includono regolarmente un 30% di perdite nelle loro partite di alimenti: in questo modo, anche se indirettamente, non fanno altro che sostenere le milizie e prolungare le violenze. In merito al secondo punto, le ONG possono esacerbare le cause dei conflitti perché alterano le relazioni tra i gruppi ed i loro leader. Nel Corno d’Africa, per esempio, è stato osservato che quando le ONG hanno aiutato efficacemente dei gruppi, i loro leader, liberi dagli impegni di assistenza, si sono potuti concentrare sulle attività belliche in corso. In Somalia, invece gli squilibri negli aiuti provocati dal programma Somalialand, sono stati spesso citati come generatori di violenza tra gruppi. In merito al terzo punto, le interferenze agli impegni politici causati dalle attività delle ONG, queste possono essere utilizzate come facciate dietro le quali nascondere il vuoto politico delle società industrializzate: Kaldor e Duffiled condividono la possibilità che le ONG sia a volte chiamate (anche indirettamente) a svolgere i compiti che la comunità internazionale è incapace o non intende realizzare.
Le pressione esercitata sulle ONG è sicuramente rilevante, tanto più che laddove la comunità internazionale è riluttante ad intervenire e i confitti locali non sembrano porre alcun limite alla loro ferocia, molte organizzazioni sono portate a chiedersi se sia giusto continuare ad osservare i principi di neutralità e di non-interferenza che gli sono imposti, tanto da far loro ritenere che neutralità sia diventata una parola sporca (e politicamente rilevante). E come caso esemplare si richiama il ruolo svolto dalla Comitato della Croce Rossa Internazionale durante l’Olocausto: sotto la bandiera della neutralità politica il controverso silenzio del comitato è stato stigmatizzato nella frase gli “aiuti umanitari possono operare molto vicino alle vittime di genocidi e allo stesso tempo restare molto lontano dal fornire loro protezione”. Se però può essere sgradevole far la parte dello spettatore passivo mentre innocenti sono uccisi, dall’altra nemmeno si vuole essere accusati di alimentare la violenza attraverso gli aiuti forniti. Un problema già trattato da Duffield come “new humanitarism” nel volume citato. [...]

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Il ruolo delle ONG nelle nuove guerre

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Informazioni tesi

  Autore: Salvatore Fiorillo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Seconda Università degli Studi di Napoli
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Politiche per il Territorio, l’Ambiente e l’Energia
  Relatore: Diego Lazzarich
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 84

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Parole chiave

ong
peacekeeping
kaldor
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duffield

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