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Intervento riabilitativo e funzioni cognitive nelle psicosi

La riforma psichiatrica e la nascita della comunità terapeutica

La rivoluzione ideologica portata avanti dal movimento antipsichiatrico in Italia ha condotto infine alla promulgazione delle legge n 180 del 1978 che ha istituito un modello assolutamente innovativo a livello mondiale, sancendo di fatto la fine dell’istituzione manicomiale.

Prima dell’esperienza guidata da Franco Basaglia e dai suoi collaboratori a Gorizia e poi a Trieste vi erano state esperienze di “apertura” delle strutture custodialistiche al mondo esterno, ma nessuna di queste aveva inquadrato il tema della “follia” come un problema carico di significati sociali, politici ed economici. Franco Basaglia, psichiatra illuminato e, a tratti, “visionario” ha fortemente creduto nella validità e valenza curativa della relazione umana tra medico e paziente; Basaglia inoltre sebbene osteggiato dalla psichiatra accademica, ha lottato contro lo stigma della malattia mentale che ha quasi sempre prodotto l’emarginazione del soggetto sofferente.

Semplificando possiamo dire che il lavoro di cambiamento avviato in quegli anni può essere riassunto intorno a tre grandi temi: - la chiusura dell’ospedale psichiatrico come critica alla prassi della cultura e della clinica psichiatrica; - la costituzione di una rete di servizi concretamente alternativi, attraverso i quali si articola una prassi di ricerca e di innovazione nell’approccio al malato psichiatrico; - la restituzione al paziente della sua soggettività di persona e la considerazione del malato come di una processo di partecipazione e cambiamento della sua realtà.

Per gli stessi operatori psichiatrici questa grande esperienza originata dalla rivoluzione di Basaglia è stata un’ occasione unica e irripetibile per riflettere sulla dimensione affettiva, transferale e sulla questione del potere e della responsabilità che il ruolo degli operatori psichiatrici comporta in relazione al soggetto che chiede aiuto. Senza entrare nella descrizione del dettato legislativo della legge Basaglia, semplificando molto, possiamo dire che l’obiettivo principale da realizzarsi era non solo quello della chiusura dei manicomi, quanto soprattutto la creazione di una rete di servizi territoriali di cura e gestione del malato che si ponesse in assoluta continuità temporale e terapeutica alle strutture ospedaliere deputate a gestire gli aspetti acuti della patologia (Ferruta e coll., 1998).

La nascita delle prime comunità terapeutiche, sia all’interno del dipartimento di salute mentale sia come residenze esterne e gestite da operatori formati a tal fine, rappresentava un passaggio importante di apertura verso la società civile che, fino a quel momento, aveva guardato ai “matti” come a soggetti da emarginare e custodire. Altro elemento fondamentale in questo approccio totalmente innovativo è la riappropriazione da parte del paziente di una capacità operativa e produttiva seppure sotto forma di lavori adeguati alle sue capacità e abilità. Le prime comunità terapeutiche che dagli anni ‘ 80 nacquero in numero sempre maggiore si ponevano come strutture intermedie tra il ricovero ospedaliero, necessario solo per stabilizzare la sintomatologia acuta, e il reinserimento del paziente nel suo ambiente di appartenenza.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Intervento riabilitativo e funzioni cognitive nelle psicosi

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Informazioni tesi

  Autore: Sandra Commodari
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Catanzaro Magna Grecia
  Facoltà: Medicina e Chirurgia
  Corso: Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica
  Relatore: Pietro Grande
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 58

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