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Responsabilità Sociale d'Impresa e Progetto Q-RES nelle Cooperative: il caso Coop Consumatori Nordest

La cooperativa non è immune dall’opportunismo

La cooperativa può trarre notevole giovamento dalla conformità a uno standard di Csr. La cooperativa ha infatti proprie aree critiche, essendo anch’essa un’impresa in cui l’autorità è allocata a una classe particolare di stakeholder (i lavoratori, i produttori, i consumatori, ecc). La proprietà cooperativa, nel mentre riduce direttamente alcuni comportamenti opportunistici e i conseguenti costi di transazione, ne lascia altri insoluti.

Ad alcuni di questi danno risposta il disegno giuridico dei vincoli cui le cooperative devono sottostare o la loro autonomia organizzativa per quanto riguarda le forme di governance relative alle relazioni tra management e soci. Per il resto il compito deve essere affrontato mediante il disegno di una “governance allargata” basata sull’idea di Csr. In primo luogo la cooperativa, secondo la natura della sua base sociale, elimina alcuni costi di contrattazione che le varie categorie di stakeholder dovrebbero altrimenti sostenere:

a) Costi di contrattazione dei lavoratori: il rischio di espropriazione degli investimenti in capitale umano attraverso la scelta discrezionale dell’organizzazione del lavoro oppure con l’interruzione del rapporto di lavoro viene minimizzato nella cooperativa di produzione e lavoro;

b) Costi di contrattazione dei produttori: i consorzi cooperativi o le cooperative di secondo livello tra produttori eliminano i costi del monopolio che sarebbe esercitato da un unico compratore che si incaricasse della distribuzione e commercializzazione dei beni finali; inoltre riducono il rischio di espropriazione degli investimenti specifici fatti dal produttore per adempiere a contratti di fornitura mediante lo sviluppo di tecnologie e linee produttive dedicate;

c) Costi di contrattazione dei consumatori: la cooperativa di consumo grazie alla sua forma proprietaria riduce i costi per il consumatore derivanti dal monopolio nella distribuzione, nonché i costi da opportunismo dovuto ad asimmetrie informative o addirittura all’incapacità di stabilire ex ante i termini della prestazione in transazioni riguardanti beni e servizi la cui qualità non sia osservabile, cioè experience goods o credence goods.

Tra questi bisogna sottolineare i costi che il consumatore dovrebbe sopportare in termini di rinuncia a caratteristiche “ideologicamente” connotate dei beni, che un imprenditore che massimizza il profitto non ha convenienza a offrire o sulla cui presenza, data la loro natura immateriale, ha interesse a mentire.

Alla luce di queste vantaggi della forma cooperativa, si potrebbe osservare che, se non fosse per la maggiore disposizione all’assunzione del rischio imprenditoriale (e quindi la disponibilità a finanziare con capitale di rischio) e per i minori costi di governo (relativi alla scelta collettiva all’interno dell’assemblea degli azionisti) che caratterizzano la società di capitali, non ci sarebbero ragioni economiche a favore dell’impresa capitalistica dal punto di vista dei costi di contrattazione, dato che quelli citati sono certamente i costi associati agli investimenti più ardui da affrontare (gli switching costs del capitale finanziario sono di norma inferiori). In realtà l’impresa cooperativa deve fronteggiare numerosi costi di governo, sostenuti all’interno della categoria dei soci:

a) Costi dovuti all’opportunismo tra i soci, (prevalentemente nelle cooperative di produzione e lavoro o nelle cooperative di secondo livello tra produttori): la “squadra” di lavoratori in condizioni di produzione congiunta e non separabilità del contributo individuale va soggetta al rischio che i suoi membri cerchino di “fare i furbi” (free rider) ai danni degli altri membri della squadra; per sovrappiù i paradossi della scelta collettiva e delle procedure elettorali, (la difficoltà di raggiungere decisioni coerenti), vengono amplificati se le decisioni di governo sono prese da un’assemblea di soci, nella quale si riscontra una grande varietà di interessi e di preferenze.

b) Costi di governo dovuti all’opportunismo di soci presenti verso i soci futuri (nelle cooperative di lavoro): i soci attuali, in presenza di possibilità di crescita, preferiranno “chiudere la porta” a nuovi membri e trattarli come salariati; inoltre vi sarà la tendenza dei soci correnti a depauperare la cooperativa rispetto agli investimenti e alla capitalizzazione in prossimità del proprio ritiro dalla stessa.

c) Costi di governo dovuti all’opportunismo manageriale verso i soci: il management delle cooperative con un’ampia platea di soci, aventi scarsa propensione alla partecipazione e al controllo, ha la possibilità di appropriarsi delle risorse e dei benefici dell’impresa o di farne uso a proprio vantaggio (specialmente nelle grandi cooperative di consumo, che da questo punto di vista presentano i tipici problemi delle imprese manageriali).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Responsabilità Sociale d'Impresa e Progetto Q-RES nelle Cooperative: il caso Coop Consumatori Nordest

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Informazioni tesi

  Autore: Luigino Narduzzi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi Guglielmo Marconi
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze economiche
  Relatore: Nunzio Casalino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 207

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Parole chiave

responsabilità sociale d'impresa
etica e impresa
cooperative e responsabilità sociale
governance cooperativa
stockholders e stakeholders
finanziarizzazione economia
futuro impresa cooperativa
consumatore cittadino
squilibri globalizzazione
sistema gestione integrato csr

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