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Figli biologici ed adottivi: destabilizzazioni e momenti di crisi, prevenzione e riparazione

La genitorialità: positiva, negativa, differita, adottiva

La vita di coppia, oggi, nel nostro paese, è soggetta a rilevanti trasformazioni, ad un aumento delle unioni libere e ad un aumento delle separazioni. Tali fenomeni investono, con percentuali consistenti, tutti i paesi dell’area occidentale e in particolare il Nord Europa. Si caratterizza per una generalizzata fragilità del legame coniugale, che affonda le sue radici in un radicale mutamento della concezione del legame coniugale stesso, avvenuto nel corso del tempo.

Nel lontano passato, il matrimonio, infatti, era frutto di un’alleanza di famiglie che intervenivano nella scelta del coniuge; successivamente è diventato, in particolare per la classe borghese, uno strumento di affermazione sociale e di miglioramento del proprio status, fino ad essere, oggi, fondamentalmente una questione di autorealizzazione espressiva personale. Non era raro nel passato, soprattutto per le donne, ricercare il matrimonio come condizione di sicurezza e di raggiungimento di uno status positivo, (sposata e non zitella).

Oggi tale motivazione è meno forte ed invece è preminente la ricerca, nel rapporto di coppia, della propria felicità personale. In altre parole, il matrimonio, da “fatto sociale totale” diventa una “impresa personale”. In sostanza, da una parte si assiste oggi ad un alto investimento nel rapporto di coppia e alla richiesta di intese e condivisioni potenzialmente coinvolgenti ogni aspetto della vita, dall’altra si è affievolito l’aspetto sociale e istituzionale del vincolo: la coppia si fa “norma a se stessa” e diventa autoreferente.

La fragilità è così il frutto sia di troppo elevate aspettative e/o delusioni, sia dello sbilanciamento della relazione sul versante affettivo/espressivo, a scapito di quello etico/normativo e di impegno del patto. L’indebolimento dell’aspetto di vincolo è pagato dalla coppia a prezzo di una precarietà sempre incombente. Le possibilità di scelta mette, infatti, nella vita dei due partner una quota di incertezza che pare incrementare la paura di legarsi. Il vincolo si rappresenta da subito come non necessariamente duraturo. Oggi, già nel momento di formazione della coppia, si anticipa la domanda sul possibile prolungamento nel tempo del legame.

Le alte aspettative reciproche dei due coniugi, il contemporaneo calo del controllo sociale, la ricerca del benessere personale, fanno sì che, assai più facilmente che in passato, la coppia si interroghi e riveda il contratto a suo tempo stabilito. In questi frangenti, si prospettano di fronte ai coniugi varie strade: 1 – un rinnovato legame tra le persone, che sappia coniugare l’aspirazione all’intimità con l’impegno progettuale; 2 – uno stare insieme rassegnato che protegge dalla solitudine; 3 – un distacco/separazione che, seppure solo apparentemente, taglia con il passato. Tale strada sembra, dai dati demografici, essere in costante aumento.

L’instabilità coniugale dà luogo, così, ad una frammentazione del nucleo e si divide in un’unità singola, in genere l’uomo, e un nucleo mono-genitoriale, in genere la donna più i figli, che tende a rimanere tale. “Peculiarità del caso italiano è infatti la limitatezza del numero di seconde nozze. Scarsa è la presenza nel nostro paese di nuclei ricostituiti: la famiglia mono genitoriale è più uno status che una fase di un processo, contrariamente a ciò che avviene in molti altri paesi, dove ad un matrimonio fallito segue, nel breve periodo, un nuovo matrimonio. Entrambe le soluzioni, famiglie ricostituite e famiglia mono-genitoriale, non sono, soprattutto per i figli, esenti da difficoltà”.

Se nel reticolo a volte complicato delle famiglie ricostruite, il problema sembra essere quello di una sovrapposizione di figure paterne, ( il padre naturale non convivente e il patrigno convivente), una sorta di figura paterna plurima con la quale il figlio si deve destreggiare, nei nuclei mono-genitoriali il pericolo è quello, opposto, della debolezza della figura paterna e di uno sbilanciamento delle relazioni verso il ramo materno. Le donne, rimaste sole, infatti tendono ad appoggiarsi alle loro famiglie d’origine. In entrambi i casi, peraltro, è la madre l’elemento stabile costante. Paradossalmente, per motivi diversi, nell’Occidente progredito, come nel cosiddetto terzo mondo, e in particolare nei paesi dell’America Latina, si va imponendo una famiglia matrifocale; la madre e la linea materna campeggiano, mentre “pallida”, si fa la presenza del padre e della sua genealogia, in passato, invece, decisamente prevalente.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Figli biologici ed adottivi: destabilizzazioni e momenti di crisi, prevenzione e riparazione

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Fraticelli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Pontificia Università Salesiana
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Daniela De Prosperis
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 157

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