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Economia, società e ambiente nel salernitano del XX secolo

La crisi dell’industria salernitana e dell’occupazione

Come si è detto precedentemente il periodo storico che si definisce «boom economico» ha coinvolto in modo specifico il triangolo industriale della parte nord-ovest del Paese; ma c’è da sottolineare che tale congiuntura portò ad un livello di progresso notevole anche la cosiddetta «Terza Italia», cioè l’area che si estende dal Veneto e Friuli fino al Lazio, passando per l’Emilia, le Marche, l’Umbria e la Toscana. In queste zone la fortuna riguardante soprattutto il «distretto industriale» si contrappose agli scarsi risultati dei «poli di sviluppo» nel sud Italia. In generale l’evoluzione della «Terza Italia» fu il frutto spontaneo di una lunga esperienza degli operatori economici locali nella conduzione delle piccole e medie aziende agrarie a gestione familiare o associativa e consortile. Il passo successivo verso il piccolo e medio distretto industriale fu breve e dimostrò la forza, soprattutto nelle regioni nord-orientali, di una tradizione d’autonomia ed efficienza di lunga data nei modi di produzione, cioè proprio quello che mancava alle regioni meridionali.
La provincia di Salerno, come si è visto fin qui, incarna il modello esemplare dello sviluppo del Mezzogiorno mai avviato in modo effettivamente organico e propulsivo, bensì sempre frammentato ed effimero. Infatti si può dire che l’economia del Salernitano è stata coinvolta ciclicamente in congiunture favorevoli, ma appartenenti a risorse e capacità esogene; ciò accade per esempio a partire dall’ultimo trentennio di governo borbonico, quando il periodo di pace seguente la Restaurazione permise alla maggior parte dei paesi europei di ripartire con i commerci e con le attività produttive. In quel periodo il governo borbonico attuò una politica protezionista e di incentivazione delle attività industriali: fu grazie a queste congiunture che la zona tra l’Agro-nocerino sarnese, la Valle dell’Irno e il quartiere Fratte a nord di Salerno vide il sorgere di importanti insediamenti industriali, costituiti da vari stabilimenti manifatturieri. In alcuni centri di questa zona fu possibile sfruttare una manodopera a bassissimo costo e già attiva in una produzione «a domicilio» o in piccoli stabilimenti a carattere pre-industriale; in più fu possibile utilizzare le discrete infrastrutture come il collegamento ferroviario Napoli-Nocera (1844), quello fluviale sul Sarno che era navigabile nel tratto Scafati-Torre Annunziata (1850), nonché l’importante e antica via Dei Due Principati che dal Sanseverinese, contiguo all’Agro, che conduceva a Salerno ed al suo porto reso più efficiente dal sindaco Luciani negli ultimi anni del XIX secolo. Peccato che le iniziative intraprese in questo periodo riguardarono gruppi societari belgi, svizzeri e piemontesi, mentre l’unica società locale nascente era dei fratelli D’Agostino di Baronissi. Fu in questa contingenza storica che cominciò una sorta di dipendenza cronica dell’economia locale da iniziative e capitali esogeni al sistema produttivo, il quale manterrà anche successivamente questa peculiarità, alimentata dall’assenza di uno sviluppo fondato su risorse endogene.
[…]
Infatti, come si è ampiamente descritto, lo sviluppo della Piana del Sele si inserì nella seconda contingenza storica favorevole per alcune zone del Paese, e cioè quella del periodo delle bonifiche attuate dal Regime. La differenza con la congiuntura precedente sta nel fatto che a sfruttare questa situazione fu soprattutto una storica famiglia locale di proprietari fondiari, i Farina, entrata in società con il costruttore Valsecchi di Milano. Gli ingenti finanziamenti pubblici, le agevolazioni creditizie e la successiva politica autarchica diedero la spinta determinante a questo processo evolutivo, con il quale cominciò la strutturazione di un potere clientelare locale direttamente collegato ai poteri centrali del Paese. Il meccanismo instauratosi deviò la tradizionale dipendenza da fonti esterne verso una vera e propria linea congiunta di iniziative centrali e marginali nonché verso uno sviluppo a favore di interessi particolari e settari, di stampo clientelare.
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Questo brano è tratto dalla tesi:

Economia, società e ambiente nel salernitano del XX secolo

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Informazioni tesi

  Autore: Massimo Cingotti
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere moderne
  Relatore: Silvio De Majo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 165

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