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La preghiera nel Purgatorio dantesco

Nel Paradiso Terrestre: Purg. XXVIII-XXXIII

Attraversato, non senza paura, il muro di fuoco che custodisce il Paradiso Terrestre, Dante Virgilio e Stazio entrano finalmente in questo luogo incantato. E’ un mondo a sé stante rispetto a tutto il monte Purgatorio. Esterno alla storia e fuori dall’eternità, non è sottoposto agli agenti atmosferici della terra ma spira su di esso un soave vento che giunge dal muoversi dell’Empireo, che si trova esattamente al di sopra. Immagine che Dante trae dalle Sacre Scritture, dove il soave vento è sempre presenza di Dio e segno della sacralità del luogo.
Tutto qui è nuovo e meraviglioso: la natura brilla nella sua primigenia bellezza, i fuori nascono dalla terra senza bisogno di semi, gli uccellini cantano (solo qui troviamo la presenza degli animali), l’acqua del ruscello è limpidissima, la bellezza di Matelda splendente. Questo luogo incantato è diverso da qualsiasi altro Paradiso Terrestre altrove descritto: non tanto per le sue caratteristiche fisiche, che possiamo ritrovare anche altrove, ma perché esso è un luogo di passaggio, attraverso il quale raggiungere il Paradiso Celeste, la vera meta. In esso si può acquistare una nuova esistenza spirituale, data per mezzo del battesimo nelle acque del Lete e la confermazione bevendo le acque dell’Eunoè.

Dante, Virgilio e Stazio si trovano in un luogo dove accadono cose strane, particolari, fuori dalla nostra esperienza umana: anche questo diversifica alle fondamenta il Purgatorio sottostante dal giardino che lo sovrasta. Se il regno che Dante ha appena attraversato era il regno dell’umano per eccellenza, non è così per questo piccolo luogo incantato, dove il divino è presente anche nelle sue manifestazioni più concrete e visibili (sto parlando, chiaramente, della sacra processione che qui avverrà in onore del nostro poeta).
Dante non incontra altre anime salve: non perché normalmente il luogo sia vuoto ma per esigenze narrative. Gli ultimi canti del Purgatorio sono strettamente dedicati a lui, protagonista assoluto, anche se passivo, insieme all’amata Beatrice, che ritroverà splendente della bellezza della beatitudine. Perfino Stazio sparirà nel nulla, o quasi, senza essere più ricordato, e Virgilio lo lascerà, senza salutarlo, nel momento esatto della comparsa della donna amata, che da qui in poi diverrà, per il nostro poeta, guida verso il Paradiso.
Vediamo le preghiere citate nell’Eden dantesco. Mentre Dante cammina nella foresta del Paradiso Terrestre incontra la bella Matelda, la quale cita il salmo Delectasti per rendere più chiara ai suoi interlocutori la sua evidente felicità. Si tratta del salmo 91, il cui incipit è in realtà Bonum est confiteri Domino (E’ bello dar lode al Signore). E’ l’unico caso in cui Dante cita un versetto interno pur intendendo l’intero salmo. Le parole a cui fa riferimento sono:

Quia delectasti me, Domine, in factura tua.
et in operibus manuum tua rum exultabo;
quam magnificata sunt opera tua, Domine!
nimis profundae factae sunt cogitationes tuae


I lettori del suo tempo conoscevano talmente bene questo salmo da indurre il nostro autore a citarne semplicemente una significativa parola per permetterne il riconoscimento. In realtà però questo salmo non ha qui nessuna funzione liturgica: esso non è chiamato in causa come preghiera, né tantomeno viene recitato da alcuno. Matelda lo cita per dare ai due poeti un esempio perché essi possano comprendere meglio il suo stato d’animo. Si tratta perciò di una, per così dire, citazione letteraria da parte dell’anima. Siamo ben lontani dall’uso che viene fatto dei salmi da parte delle anime purganti. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

La preghiera nel Purgatorio dantesco

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Informazioni tesi

  Autore: Sara Trevisan
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi Ca' Foscari di Venezia
  Facoltà: Lettere
  Corso: Lettere
  Relatore: Riccardo Drusi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 109

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Parole chiave

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inni
salmi
preghiera
purgatorio
pater noster

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