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Tipologia carceraria e trattamento rieducativo: discutendo su una proposta di riforma

La Specializzazione Trattamentale

La materia della diversificazione degli istituti viene trattata nel titolo terzo della proposta e consta di sette capi. Questi possono essere raggruppati in due parti: una prima – capi I, II e III – dedicata agli istituti penitenziari, che è dunque quella che maggiormente interessa ai fini del presente lavoro; una seconda – dal IV al VII – dedicata al personale operante all’interno degli stessi che si allontana leggermente dal fuoco della discussione ma che risulta di ovvia importanza ai fini dell’effettività delle previsioni riguardanti tutto il piano trattamentale.
Finora il personale è stato regolato dalle poche e sintetiche norme delle disposizioni finali e transitorie della legge del ‘75.
Nel capo I° si esaminano gli istituti penitenziari con riferimento alla loro denominazione e funzione. Si evince subito la soppressione dei Centri di Osservazione operata dal secondo comma dell’articolo 110.
Nella relazione alla proposta si legge chiaramente l’intento di prendere atto della situazione attuale e viene indicata l’essenzialità dell’attività di osservazione ad opera di soggetti che sono più a stretto contatto con i condannati e internati. Viene inoltre soppressa la diversificazione degli istituti di custodia cautelare che si riducono alle sole case circondariali. Le case mandamentali, che nella situazione attuale risultano del tutto abbandonate nonostante la continua situazione di sovraffollamento, vengono prese in considerazione ma sotto un diverso punto di vista che ne cambia la natura e il nome – case territoriali di reinserimento sociale. Tali strutture sono destinate ad ospitare persone ammesse alla semilibertà o al lavoro all’esterno nonché alla semidetenzione, condannati a pena non superiore (o residua) a diciotto mesi e quei gruppi di persone in condizioni particolari cui si riferiscono i capi II e II del titolo IV destinatari di progetti colletti (vedi supra, pag. 26). Vengono individuati anche i parametri numerici della popolazione che dovrà essere contenuta fra le venti e le quaranta persone. Si è scelto inoltre di affidare l’iniziativa della costituzione delle case agli enti territoriali che non possono però essere in nessun modo obbligati a farlo. Alle Regioni spetta l’iniziativa e la programmazione, il Comune interessato avrà in affidamento la gestione materiale degli istituti. Il tutto, chiaramente, in armonia con l’amministrazione penitenziaria.
Il vigente art. 62, riguardante gli istituti per l’esecuzione delle misure di sicurezza, viene interamente riportato nel nuovo art. 114. Il tema viene completamente tralasciato in vista dei recenti gruppi di lavoro parlamentari che mirano al riordino della materia.
Passando all’esame delle disposizioni concernenti la differenziazione degli istituti, e dunque al capo II dell’articolato (artt. 117-125), ci si accorge dell’assoluta novità rappresentata da tali articoli finora quasi del tutto esterni alla legge e sovente specificati tramite lo strumento delle circolari. Per coerenza con quanto esposto finora se ne ripropone un’analisi separata secondo i due parametri organizzativi che continuerebbero a modellare l’ordinamento: le c.d. differenziazioni verticale e orizzontale.
Il primo polo della specializzazione degli istituti su cui si sofferma il testo è rappresentato dalle esigenze di sicurezza, che trovano qui una pur generica copertura legislativa, distinguendo fra sorveglianza elevata, sorveglianza media e sorveglianza attenuata. Resta fermo che il regime normativo in tutti gli istituti rimane sempre quello ordinario.
Al primo circuito preso in esame, la sorveglianza elevata, dovranno essere assegnati i detenuti condannati per reati relativi alla criminalità organizzata e in particolare quelli con finalità di terrorismo o eversione dell’ordine democratico, quelli di cui all’art. 416 bis c.p. o connessi ad esso, ma anche coloro i quali si fossero avvalsi delle condizioni previste allo stesso articolo o al fine di agevolare l’attività di tali associazioni. Tali delitti devono concorrere con il delitto principale.
Seguono i vari delitti di rilevante allarme sociale. Eccezionalmente, con provvedimento del capo del DAP possono esservi destinati anche soggetti condannati per reati diversi da quelli considerati ma che per la gravità e la risonanza dei delitti posti in essere si sono segnalati come soggetti di particolare pericolosità. [...]

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Tipologia carceraria e trattamento rieducativo: discutendo su una proposta di riforma

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Informazioni tesi

  Autore: Gabriele Pardo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Scienze giuridiche
  Relatore: Luca Bresciani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 53

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Parole chiave

diritto penitenziario
finalità rieducativa della pena
ordinamento penitenziario
riforma margara
margara
trattamento rieducativo

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