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Il mercato italiano degli ETF

Struttura degli ETF

Gli Exchange Traded Fund sono fondi comuni d'investimento aperti indicizzati a gestione passiva che tendono a replicare il più fedelmente possibile l'andamento e il rendimento di un'attività sottostante; più precisamente, replicano un determinato indice di mercato, sia esso di tipo azionario, obbligazionario, geografico o settoriale.
Essi vengono quotati sul mercato come comuni titoli azionari e ciò facilità agli investitori l'acquisto o la vendita di un intero paniere di riferimento; sono formati da azioni con la medesima distribuzione dell'indice di riferimento, permettendo all'investitore di conoscere precisamente la composizione del portafoglio assunto in qualunque momento della giornata, mediante la loro quotazione in tempo reale.
I soggetti che svolgono un ruolo cruciale nel funzionamento di un ETF sono l’emittente e gli authorized participants.
L’emittente si occupa di produrre e gestire il fondo e svolge tale attività avvalendosi dell’aiuto di due market makers o authorized participants, ovvero società finanziarie che acquistano sul mercato un portafoglio di titoli rappresentativo dell'indice sottostante; essi sono lo specialist e i liquidity providers.
Lo specialist è un intermediario avente come principale funzione il mantenimento delle quotazioni in via continuativa relative al massimo scostamento percentuale tra prezzo denaro e prezzo lettera (bid-ask) e alla quantità minima da attribuire agli acquisti e alle vendite.
I liquidity providers, invece, non hanno alcun obbligo di quotazione, tuttavia devono assicurare una più elevata efficienza sia con riferimento alla formazione del prezzo, sia alla liquidità dello strumento, sostenuta dalla possibilità di arbitraggi tra ETF e azioni sottostanti.
In ogni momento sul mercato si confrontano un compratore, il quale offre di acquistare ad un prezzo chiamato prezzo denaro, e un venditore, il quale propone di vendere ad un prezzo definito prezzo lettera. La differenza tra questi due prezzi costituisce lo spread denaro-lettera, inteso come il profitto trattenuto dal market maker per garantire un adeguato livello di liquidità sul mercato.
Per la maggior parte dei casi, Borsa Italiana ha imposto che lo spread denaro-lettera non ecceda l'1%. Tale costo risulta maggiore qualora l'indice sia composto da un elevato numero di titoli, i titoli siano poco liquidi, non esistano contratti futures o un mercato liquido di opzioni sull'indice sottostante, e le commissioni da pagare siano elevate.
Per di più un investitore di breve periodo (intra-day trader) deve valutare con maggior cura il livello dello spread denaro-lettera, perché è costretto a entrare e uscire dal mercato con elevata frequenza.
Le domande di ETF vengono anticipate dagli authorised participants; in questo modo, in cambio dei titoli trasferiti al fondo, vengono costituite nuove azioni, le quali possono essere poi acquistate o vendute sul mercato in maniera libera dagli investitori.
Successivamente, la domanda di un ETF potrebbe diminuire e le azioni venire riacquistate sul mercato; in questo caso le azioni vengono eliminate al fine di garantire la possibilità di riappropriarsi della porzione dell'intero portafoglio che esse rappresentano.
In sostanza, al momento della creazione del fondo i market makers acquistano un pacchetto azionario rappresentativo del paniere di titoli in cui investe l'ETF, sulla base di specifiche caratteristiche, e successivamente cedono i titoli all’emittente insieme a un ammontare minimo in denaro. In contropartita di questo paniere ricevono una determinata quantità di ETF in lotti di una somma cospicua chiamati creation unit dal valore di 25.000, 50.000 o 100.000 azioni dell'ETF.
Le quote del fondo ricevute possono essere acquistate sul mercato ETFplus gestito da Borsa Italiana S.p.a. (in cui vengono quotati gli ETF) oppure Over The Counter (esclusivamente per gli investitori istituzionali). Col primo caso ha inizio la negoziazione delle quote sul mercato secondario di borsa, sul quale l'intermediario provvede a suddividere tali lotti tra gli investitori retail. La liquidità di queste quote viene garantita dagli operatori autorizzati che operano sul mercato primario mediante la sottoscrizione e/o il rimborso delle relative quote, e che assicurano la coerenza delle quotazioni del fondo al valore del patrimonio.
Il meccanismo volto a garantire la replica più fedele dell'indice di riferimento, ovvero che assicura la convergenza tra il prezzo di mercato dell'ETF e il valore dei titoli costituenti il benchmark, cioè il NAV, è definito creation/redemption in kind.
Con la creation/redemption in kind gli authorised participants possono creare nuove quote di ETF, mediante consegna all'emittente di un paniere di titoli che costituiscono l'indice di riferimento, e ricevere successivamente il medesimo paniere come rimborso da parte dell'emittente.
In seguito le quote di fondi saranno negoziate come dei normali titoli azionari sul mercato secondario.
In tale ambito, è rinvenibile un indicatore in grado di quantificare lo scostamento del fondo d'investimento dal proprio indice di riferimento, detto tracking error volatily, che rappresenta la deviazione standard della differenza tra il rendimento del fondo e quello del benchmark.
In una gestione perfettamente passiva il tracking error deve essere nullo.
Occorre distinguere, però, tra un tracking error del NAV rispetto all'indice sottostante e un tracking error del prezzo rispetto al NAV.
Il primo tracking error, ossia la differenza in termini di performance tra il NAV e l'indice di mercato, viene utilizzato per valutare le caratteristiche di un ETF su un orizzonte temporale di lungo periodo, direttamente dalla società che gestisce l'ETF.
Tale indicatore di scostamento può essere definito utilizzando alcune particolari componenti, tra le quali rientrano una politica di reinvestimento dei dividendi, una replica imperfetta dell'indice, le modifiche intervenute sull'indice di riferimento e le commissioni. Occorre distinguere tra ETF aventi un indice di mercato sottostante di tipo total return, per i quali è possibile reinvestire i dividendi percepiti mensilmente o giornalmente, da altri ETF che non prevedono il reinvestimento dei dividendi. Nell'ultimo caso, il rendimento dell'ETF risulta di poco superiore a quello del benchmark nelle fasi ribassiste e di poco inferiore nelle fasi rialziste del mercato.
Con riferimento alla replica dell'indice, il tracking error si può trascurare se il fondo possiede la totalità dei titoli che formano l'indice, nella loro esatta proporzione; invece, se l'ETF detiene nel portafoglio esclusivamente i titoli più liquidi con bassi costi di transazione, ci sarà un tracking error più elevato.
Le modifiche relative ai titoli che compongono il benchmark non possono avvenire istantaneamente, ma l'ETF ha l'obbligo di cedere i titoli in uscita dall'indice sul mercato e successivamente acquistare quelli in entrata.

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Il mercato italiano degli ETF

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Informazioni tesi

  Autore: Nicola Di Raffaele
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Verona
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Veronica De Crescenzo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 113

FAQ

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