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La politica in rete: nuovi processi di partecipazione e di voto

Il rapporto tra il sistema partitico italiano e la rete

Andiamo ora a descrivere qual è stata l’evoluzione del sistema partitico italiano, che ha dovuto confrontarsi con il progresso tecnologico mediale. L’ingresso in rete dei partiti è avvenuto in modo molto lento e con modalità diverse da partito a partito. Ciononostante, ci sono delle similitudini nei processi che hanno avvicinato i partiti al web. Il primo approccio che i partiti hanno con il web è formale e di facciata, vengono creati infatti siti con scarso contenuto qualitativo e quantitativo, siti vetrina poco utili e con finalità meramente informative.

Come scrive Sara Bentivegna nel suo libro La politica in rete, « La pagina web era solo uno status symbol da esibire per dimostrare che si fosse al passo con i tempi » (Bentivegna, 1999, p.37). A tal proposito, è necessario sottolineare il ritardo italiano nell’utilizzo della rete da parte della politica, rispetto ad esempio agli Stati Uniti, dove siti politici validi sono apparsi diversi anni prima. Proprio negli Usa si ha a metà degli anni ’90, un esempio di quella che possiamo definire la seconda tappa di avvicinamento della politica al web, in quanto vi è un miglioramento considerevole della qualità dei siti inerenti alla politica e ai politici.

Questo è reso possibile innanzitutto dal diffondersi delle connessioni, dal crescente numero degli accessi dei cittadini in rete e quindi dall’inclinazione o meno dei governi a investire denaro sulla costruzione di infrastrutture necessarie per l’allacciamento alla rete, e in secondo luogo dalle ingenti somme investite dalla politica in questo nuovo settore comunicativo. Seguendo questa logica, Sara Bentivegna teorizza come queste condizioni siano un segnale di allarme che ha portato diversi studiosi a considerare internet come un mezzo utile soprattutto per i partiti maggiori e con più risorse, in quanto per essi sarebbe più semplice affacciarsi sul web in modo efficace, a differenza di quanto accade per i partiti più piccoli e con meno risorse a disposizione (Bentivegna, 1999).

Negli Stati Uniti questa condizione elitaria si fa sentire di più che in altri paesi, si consideri a tal proposito il caso italiano, dove il partito radicale, non un partito maggiore, fu il pioniere di questa nuova tecnologia comunicativa, sfruttando la rete molto più di quanto abbiano fatto i partiti maggiori della penisola. I radicali sono stati uno dei primi soggetti politici al mondo ad eleggere un quarto del proprio comitato di coordinamento attraverso delle elezioni online raccogliendo il voto di 15 mila persone, mentre nello stesso periodo i partiti maggiori italiani sono presenti online, quando sono presenti, solamente come siti vetrina. La tendenza a considerare il web come un mezzo comunicativo accessorio rispetto ai media tradizionali e come un lusso che solo i partiti con più visibilità potevano permettersi, si inverte con il passare degli anni.

Internet sarà infatti più utile ai partiti più piccoli, con meno risorse e quindi con meno visibilità, in quanto, con costi molto inferiori rispetto a campagne sul territorio o in televisione, sarà comunque possibile raggiungere sempre più persone, considerando che la direzione in cui si sta andando è una capillare diffusione della rete, ormai quasi in ogni parte del globo. I partiti, una volta entrati in contatto con la nuova tecnologia comunicativa, l’hanno sfruttata soprattutto per quanto concerne la campagna elettorale, trasformandola nella cosiddetta campagna permanente ovvero un contatto diretto tra eletti ed elettori non circoscritto ai periodi prima delle elezioni, ma che continua anche in seguito. Le funzioni più utili che il web mette a disposizione per la campagna elettorale dei partiti sono la possibilità di raccolta fondi e la mobilitazione degli attivisti, entrambe effettuate in modo facile, rapido ed economico (Gazziano e Longo, 2005).

«La prima campagna elettorale italiana in cui più o meno tutti i partiti impiegarono internet è stata quella del 1996, quando, fra gli altri, lo staff del leader dell’Ulivo Romano Prodi lanciò un sito, ciclostile.it da cui i suoi sostenitori potevano scaricare volantini da stampare e diffondere sul territorio.» Ma la situazione era ancora acerba e i partiti avevano contenuti online non soddisfacenti, ciò dovuto anche al fatto che gli italiani online erano solo 600mila (Vaccari, 2012). Le elezioni politiche del 2001 segnarono un miglioramento della situazione, ma non un netto cambiamento, tutti i partiti avevano un sito di riferimento, a differenza dei candidati, che invece tardavano a comparire online, nonostante i cittadini con la possibilità di connettersi in rete fossero già 10 milioni. (ibidem) I siti che offrivano funzioni di community o ad alto contenuto tecnologico erano una sparuta minoranza (Bentivegna, 2001).

Questo brano è tratto dalla tesi:

La politica in rete: nuovi processi di partecipazione e di voto

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Informazioni tesi

  Autore: Alberto Parisi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze internazionali e diplomatiche
  Relatore: Riccardo Brizzi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 46

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