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Il Montaggio in Terrence Malick

Il posto di Malick – L'autore e l'industria

Abbiamo visto nel primo capitolo come Malick non riesca a trovare un posto centrale fra i nuovi autori americani degli anni '70, e di come il suo stile e la sua drammaturgia mantengano un'essenziale e ineluttabile distanza dalla poetica generazionale della Nuova Hollywood.
Come è ben noto, Malick interrompe la sua carriera registica per vent'anni (dal '78 al '98), facendo un ritorno in grandissimo stile con La Sottile Linea Rossa, film produttivamente impegnativissimo, che vede messe in campo forze economiche e umane per un budget di 60 milioni di dollari (se si conta la partecipazione degli svariati divi nel cast artistico che hanno accettato di lavorare a budget ridotto... immensamente di più). La Sottile Linea Rossa è sicuramente il film di Malick più conosciuto e riconosciuto (anche se da un punto di vista commerciale fu un flop), la sua consacrazione nell'olimpo autoriale (nel senso esteso e in un certo senso commerciale del termine e non più di nicchia, dove comunque era rimasto con i due film precedenti) anche grazie alla vittoria dell'Orso d'oro a Berlino.
Anche se la critica americana si concentrò di più nell'elogiare la parte dedicata alla battaglia di Guadalcanal, quasi tutte le riviste europee notarono e apprezzarono le forme anti-narrative che costituiscono gran parte del film -con ovvi casi di opposizione netta come l'articolo di Irene Bignardi uscito su "La Repubblica" in cui definisce i voile over dei protagonisti "cliché poetici, cattiva letteratura". A parte la naturale presenza di alcune divergenze di opinione, Malick sembra essersi riconquistato, senza fare fatica, il suo posto fra i grandi autori americani; che cosa significa essere un autore nell'era dei Blockbuster? Ancora una volta prendiamo Geoff King che, (diamo per assodato il concetto di "autore" nel senso baziniano del termine dal quale naturalmente King parte), in una delle sue analisi individua delle caratteristiche comuni ai grandi autori hollywoodiani odierni. L'assunto di partenza è che non si può applicare a nessun regista hollywoodiano il concetto di autorialità senza prendere in considerazione il contesto industriale in cui opera; condizione creativa ora più che mai dicotomica, perché vede delle personalità autoriali che portano avanti le proprie poetiche e il proprio stile, dover fare i conti con l'odierna logica del Blockbuster; quindi "i registi possono ottenere potere e libertà in misura considerevole nell'ambito della Nuova Hollywood ma sempre proporzionalmente alla loro capacità di garantire successi di cassetta (e dal potere che hanno al botteghino, aggiunta mia). La libertà di fare film sovra-dimensionati e costosi è specialmente correlata al curricolo del regista.", senza dimenticare che molti si sono impegnati in prima persona a livello industriale, aprendo case di produzione e quant'altro.
Cosa viene meno insieme alla fine della libertà espressiva segnata dall'arrivo dell'era dei Blockbuster? Prendendo come exempla E.T. di Spielberg, King si rende conto che, dagli anni '80 in poi viene mosso un piccolo passo indietro perché: "la libertà di cui si godeva durante la rinascita di Hollywood era una concessione dei grandi studios ai cineasti […], (che) trovandosi in difficoltà, si aggrappò a una nuova generazione di registi promettenti che sembravano in grado di attirare un pubblico rinnovato e più giovane. La libertà fu frutto dell'incertezza e del momento di transizione; non durò." Infatti, a ben vedere, le analisi di tipo autoriale sono più facilmente applicabili ai prodotti della Hollywood Reinassance che a film come E.T., nei quali i temi comuni alla filmografia di un regista rimangono ben individuabili, ma per quel che riguarda lo stile invece non è così facile coglierne la coerenza. Questo perché i cineasti hollywoodiani oltre che vincoli di budget, hanno anche dei vincoli convenzionali, che vorrebbero attuato quasi sempre uno stile classico di rappresentazione.
Fatte queste considerazioni, passiamo ora a Malick: anche questa volta i conti non tornano. Dopo l'insuccesso commerciale de La Sottile Linea Rossa, Malick riesce comunque a farsi finanziare dalla New Line Cinema, compagnia filiale della Warner Bros.
(in coproduzione con la Sunflower Production che è la casa di produzione fondata a Hollywood da Malick stesso con il suo collaboratore di vecchia data Edward R. Pressman) il film successivo The New World con un budget veramente considerevole di 30 milioni di dollari e star di punta come Christian Bale e Colin Farrell. Anche The New World è un insuccesso commerciale, e, se già ne La Sottile Linea Rossa avevamo visto alcune diffidenze della critica, con The New World le recensioni e le reazioni sono assolutamente schizofreniche, c'è chi urla al capolavoro e chi abbatte il film senza pietà, fino ad arrivare anche a scontri accademici di oppositori e difensori del film. Ma Malick non si ferma, e anche il film successivo, The Tree of Life , che vede protagonisti Sean Penn e Brad Pitt, viene finanziato 32 milioni di dollari.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il Montaggio in Terrence Malick

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Informazioni tesi

  Autore: Chiara Dainese
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Dams - Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo
  Relatore: Giulia Carluccio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 80

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