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La Discesa dei Candelieri: appunti per una ricerca etnografica

Marcello Saba e Paolo Cau: i Candelieri di Sassari come simboli archetipici

Sulla Festa Grande dei Candelieri di Sassari, sono stati pubblicati molti libri fotografici. Di recente l'accesso facilitato ai mezzi tecnologici di riproduzione di immagini ha promosso una vera e propria passione diffusa per la rappresentazione fotografica e artisti affermati, professionisti ma anche semplici appassionati della festa, conservano nei loro archivi multimediali immagini della festa. Sul portale youtube ma anche su vari altri siti internet è possibile accedere a innumerevoli immagini fotografiche e audiovisivi che raccontano la festa da particolari e personali punti di vista. Molti di essi non hanno certo la pretesa di essere delle raccolte per indagini scientifiche ma il ricercatore interessato può usufruirne con utilità. Tra i libri fotografici di recente pubblicazione quello curato da Paolo Cau, direttore dell'archivio storico di Sassari, è uno tra i più interessanti. Non solo per la cura dei testi che sinteticamente racconta la festa nei suoi aspetti più caratteristici e fondanti ma anche in virtù della collaborazione col fotografo professionista Marcello Saba che arricchisce con la propria prospettiva visualista il racconto della festa. Quello che la parola scritta non può rappresentare le immagini lo evocano pienamente. A tal proposito abbiamo scelto il loro libro per arricchire le argomentazioni di questo elaborato e presentare una nuova prospettiva: ecco allora come il testo di Cau e Saba contribuisce a dare un punto di vista narrativo e visivo alla nostra raccolta di impressioni e prospettive sulla Festa dei Candelieri.
Nel libro fotografico I Candelieri (2008), Paolo Cau e Marcello Saba dedicano ai Candelieri di Sassari il loro interesse esprimendolo grazie ad una duplice narrazione: il primo autore cura la parte relativa alla descrizione delle fasi più importanti del rito; il secondo invece ne commenta la visione estetica attraverso degli scatti originali motivati da una specifica poetica.
Il libro pertanto è composto come un dialogo tra sensazioni percettive visive, date dalla “percezione muta” del testo scritto e da quella più “interattiva” delle immagini fotografiche. Il testo reca una presentazione del Sindaco di Sassari e una introduzione di Cau in cui si presenta il tema attraverso un percorso generale che introduce la festa, in cui gli assunti principali risultano essere “l'indubbia origine pisana del rito” (pag. 7) e la plurisecolare tradizione del voto offerto all'Assunta, la sera del 14 di Agosto. Inoltre, vengono introdotti i protagonisti del rito, i gremi e il Comune, sottolineandone la loro importanza storica, come essi siano l'anima della “Faradda” e come dopo alterne vicende la volontà di trasmettere e conservare tale tradizione abbia prevalso giungendo fino ad oggi e arricchendosi di nuovo stimoli e vitalità. La “faradda” è presentata come una festa civica, che oscilla in modo ibrido tra sacro e profano: si colgono pertanto due momenti della celebrazione, quella laica che si connota della espressione popolare di gioia attraverso il ballo e l'enfasi data dalla partecipazione calorosa degli spettatori e quella propriamente religiosa, subito dopo l'avvenuto ingresso nella chiesa di Santa Maria di Betlem. Se il primo aspetto fa commentare le cronache e il senso comune sostenendo che si tratti della più grande “processione senza preti” (pag.11), il secondo invece permette di conoscere la profondità della devozione che caratterizza il rito nelle sue motivazioni iniziali e nella sua concreta conclusione. Cau a questo proposito fa notare che “questa contrapposizione o meglio sovrapposizione dei due momenti della festa sembrerebbe trovare conferma anche da un punto di vista più strettamente antropologico laddove la discesa e il ballo delle macchine di legno, espressione dell'ancestrale atto profano propiziatorio per la futura annata agricola, andrebbe a sciogliersi nel complesso della liturgia mariana della festa dell'Assunta come offerta per lo scioglimento di un voto” (pag. 12). In seguito si presenta la poetica che ispira il fotografo, Marcello Saba, il cui obiettivo principale non è di documentare la festa attraverso le immagini ma piuttosto di consegnarla all'idealità senza tempo, cercando nei ceri lignei forme archetipiche, modelli che attraversino il dato sincronico e l'attualità diventando tracce di una storia sconosciuta ma presente che nel colore e nel dinamismo si svolge e riattualizza e consente a chi assiste di percepirne la profondità emozionale. Come guardando per la prima volta, il fotografo coglie un’essenza del rito che parla attraverso il suo policromatismo, le sue evoluzioni coreutiche frenetiche e sincopate. Attraverso il suo occhio meccanico (la macchina fotografica), Marcello Saba non documenta ma racconta, inspira ed espira le energie che s’irradiano nella città attraversata dai ceri, i volti quasi sfigurati dei portatori durante il sacrificio del trasporto, la compostezza ieratica del corteo dei gremianti, una città immersa nel colore e nel dinamismo ritmico della danza e la marea umana che partecipa eccitata e animata dalla gioia.
La cronaca delle fasi precedenti al rito della faradda sono raccontate a partire dal 13 di agosto in cui dal 1963, anno della ideazione di una cerimonia per la “sassareseria” , le autorità cittadine e provinciali premiano con delle ricostruzioni miniate dei candelieri, in oro e in argento, la persona originaria di Sassari che vive più lontano dalla città e chi invece da più tempo vive in penisola: è un premio del nostòs, il ritorno a casa dopo la migrazione anche se si tratta di un ritorno temporaneo e forse, proprio perché nell'occasione più importante per la città, un momento profondamente simbolico di ricongiungimento con la propria identità e con la comunità di origine. Oltre a questi due premi c'è anche il candeliere speciale, dedicato a chi ha dato onore alla Sardegna attraverso il proprio lavoro, in tutti i campi, un premio dedicato quindi a chiunque nel mondo abbia reso omaggio e arricchito l'isola, contribuendo a migliorarla e celebrarla.[...]

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La Discesa dei Candelieri: appunti per una ricerca etnografica

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Salvatore Cossu
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze storiche
  Relatore: Alessandro Simonicca
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 163

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etnografia
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