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L'intervento sistemico - relazionale nei disturbi del comportamento alimentare

Gli aspetti psicodinamici individuali: la "frattura adolescenziale" delle pazienti anoressiche e bulimiche

I disturbi dell'alimentazione sono molto più frequenti tra le donne che tra gli uomini, anche se nel disturbo da alimentazione incontrollata la differenza fra i sessi è meno marcata. Le donne sembrano manifestare con maggior frequenza queste patologie per svariate ragioni. Una delle principali pare sia dovuta al fatto che stare a dieta sia più comune tra le donne che tra gli uomini e limitare l'alimentazione aumenta di molto il rischio di sviluppare questo tipo di disturbi. Sembra inoltre che nella donna l'identità e la definizione di sé si basino soprattutto nella consapevolezza delle proprie caratteristiche espresse nel contesto di relazioni interpersonali importanti che, nella nostra società, sono fortemente influenzate dall'aspetto fisico. L'anoressia nervosa e la bulimia nervosa sono presenti soprattutto tra le donne bianche, mentre il disturbo da alimentazione incontrollata è presente tra le donne afroamericane e bianche allo stesso modo. È un dato bene noto che la stragrande maggioranza delle sindromi anoressiche e bulimiche si manifestano in quella fascia di età caratterizzata da profonde trasformazioni psichiche e somatiche che è l'adolescenza. In questa fase del processo evolutivo l'adolescente si trova a confrontarsi con il problema critico di definire una propria identità sessuale, integrando i relativi modelli biologici, psicologici, sociali e al tempo stesso, di differenziarsi come individuo dotato di una fisionomia singolare e specifica. Questo avviene, abitualmente, negli adolescenti attraverso atteggiamenti talvolta dimostrativi e provocatori, di opposizione e di antagonismo che esprimono in modo esplicito il bisogno dell'adolescente di definirsi come persona differenziata e autonoma. Nelle pazienti anoressiche e bulimiche questa valenza oppositiva è presente nella dinamica del "rifiuto" (rifiuto del cibo nelle anoressiche, vomito auto-indotto nelle bulimiche), peraltro del tutto implicito, perché spesso occultato dalla maschera deresponsabilizzante della malattia; ma, nello stesso tempo, proprio l'area in cui viene attuato questo rifiuto, quella del nutrimento e dell'immagine del corpo, va nella direzione opposta a quella dell'individuazione e sembra piuttosto esprimere, paradossalmente, una negazione o una difficoltà di assunzione degli aspetti peculiari dell'identità e della sessualità femminile, dei vissuti specifici e dei comportamenti che l'accompagnano. Il dramma delle situazioni anoressiche e bulimiche sta proprio in questa ambivalenza, che trasforma la fisiologica crisi della pubertà in una grave "frattura adolescenziale". Esiste dunque, nei vissuti intrapsichici di queste pazienti, un bisogno costante di "controllo" dei propri spazi interni, un'esigenza profonda di delimitare i "confini dell'Io", evidentemente percepiti come troppo fragili e insicuri. E così l'ambivalenza si ripropone e con essa la difficoltà a risolverla. Perché, allora, la scelta di un sintomo come il rifiuto del cibo? Forse proprio perché esso rappresenta l'illusorio tentativo di rispondere a entrambi i poli contraddittori e inconciliabili, senza operare una scelta che non può essere compiuta: il rifiuto del cibo permette all'anoressica di mettere in atto l'opposizione adolescenziale e al tempo stesso, di non abbandonare il mondo dell'infanzia e i bisogni fusionali di dipendenza. Se esploriamo l'area del mondo interno e dei vissuti personali di queste pazienti troviamo dunque che il problema alimentare non è che l'epifenomeno di istanze conflittuali irrisolte: un bisogno di controllo finalizzato a salvaguardare una troppo fragile identità, l'esigenza di mantenere ogni tendenza oppositiva nel registro dell'implicito, una protesta muta del non detto, utilizzando attraverso il rifiuto del cibo, un linguaggio analogico come quello del corpo; la difficoltà di affrontare i processi di separazione e di individuazione, rallentando i movimenti di evoluzione e di crescita, attraverso un ambivalente tentativo di "sospensione del tempo". Non perché non risuonino nella paziente vibrazioni emozionali o abbia carenze di simbolizzazione, secondo il concetto classico, ma troppo semplificatorio di "alexitimia" (v. Onnis, De Gennaro, 1987), ma perché la paziente è costretta a conformarsi ad un linguaggio familiare, potremmo forse dire al linguaggio di un "corpo familiare", che censura e interdice l'esplicitazione di ogni conflittualità. Gran parte delle persone che sviluppano questi disturbi sono state bambine condiscendenti e coscienziose, timide e solitarie, con notevoli difficoltà a sviluppare relazioni con i coetanei. Un sottogruppo di persone affette da disturbi dell'alimentazione che si abbuffa o usa comportamenti compensatori di tipo espulsivo (ad esempio, il vomito autoindotto), ha una storia, che spesso precede la comparsa del disturbo, di difficoltà a tollerare le emozioni. Le interpretazioni psicoanalitiche, che centrano l'attenzione in particolar modo sulle dinamiche interne della paziente anoressica, sono molteplici. Margaret Mahler (1968) considera il disturbo anoressico come un fallimento del processo di separazione-individuazione con una fissazione narcisistica nel corpo come oggetto transazionale: il corpo diventa veicolo del rifiuto dell'oggetto madre simboleggiato dal cibo, un rifiuto che può diventare espulsivo, là dove compare il vomito, ma che si accompagna anche ad una ricerca bramosa e a un bisogno fusionale con l'oggetto madre, di cui le crisi bulimiche sembrano essere l'esempio paradigmatico, fusione desiderata e al tempo stesso, temuta perché può esporre al rischio della dissoluzione del sé (M.P. Sprince, 1984).

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'intervento sistemico - relazionale nei disturbi del comportamento alimentare

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Informazioni tesi

  Autore: Katuscia Giordano
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi Guglielmo Marconi
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Alessia Veglia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 101

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