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Il traffico transfrontaliero dei rifiuti pericolosi nei diritto internazionale

La riduzione del movimento transfrontaliero di rifiuti pericolosi e i limiti specifici alla loro importazione ed esportazione

Il movimento transfrontaliero dei rifiuti pericolosi è la fase su cui gli strumenti internazionali oggetto di questa trattazione concentrano maggiormente la loro attenzione. La motivazione è essenzialmente storica: come già evidenziato in precedenza il clima politico e la situazione ambientale degli anni ottanta del secolo scorso richiedevano che venisse creata una disciplina internazionale per limitare le esportazioni incontrollate di rifiuti pericolosi verso i Paesi in via di sviluppo.
Nonostante sia stato rifiutato, negli strumenti internazionali sul movimento transfrontaliero di rifiuti pericolosi, un blocco totale delle esportazioni, sono stati, in ogni caso, stabiliti dei limiti e dei meccanismi procedurali per controllare le esportazioni permesse.
Nella Convenzione di Basilea i limiti alla movimentazione internazionale dei rifiuti si articolano in ipotesi specifiche in cui è possibile esportare i rifiuti. Vengono, inoltre, elencate le condizioni necessarie per procedere al movimento.
L’articolo 4, paragrafo 9 della Convenzione di Basilea prevede tre ipotesi in cui il movimento transfrontaliero di rifiuti pericolosi è permesso.
La prima afferma:
«The State of export does not have the technical capacity and the necessary facilities, capacity or suitable disposal sites in order to dispose of the wastes in question in an environmentally sound and efficient manner»
Questa disposizione, coerentemente con il principio di autosufficienza, afferma che il movimento internazionale sia possibile solo se lo Stato che esporta i rifiuti non possieda le capacità tecniche o le strutture necessarie per una gestione eco-compatibile dei rifiuti.
Per quanto riguarda gli strumenti regionali adottati nell’ambito dell’articolo 11 della Convenzione di Basilea, confermano questo limite la Convenzione di Bamako, il Protocollo sul Mediterraneo e il Protocollo ROPME.
La seconda ipotesi contenuta nell’articolo 4, paragrafo 9, comma b della Convenzione di Basilea dispone
«The wastes in question are required as a raw material for recycling or recovery industries in the State of import»
Si afferma che i rifiuti riciclabili, nel caso in cui siano richiesti come materie prime all’estero, possano essere esportati, anche se lo Stato esportatore possieda le capacità e gli strumenti necessari per smaltirli correttamente. Questa disposizione potrebbe essere fraintesa e sembrare incoraggiare dei traffici illeciti mascherati da operazioni di riciclaggio; tuttavia, non bisogna dimenticare che restano applicabili alla movimentazione dei rifiuti anche tutte le altre norme della Convenzione di Basilea.
La terza ipotesi è prevista dal comma c dell’articolo menzionato dispone
«The transboundary movement in question is in accordance with other criteria to be decided by the Parties, provided those criteria do not differ from the objectives of this Convention»
Il movimento transfrontaliero è permesso solo se tra la Parti vi è un rapporto che permetta uno svolgimento dell’operazione controllato e trasparente.
Vi sono, infine, altri limiti alle esportazioni di rifiuti pericolosi che troviamo nei vari trattati in materia. In primo luogo vi è un divieto assoluto di esportare i rifiuti pericolosi in Antartide e negli spazi a esso adiacenti, compresi nell’area a sud di 60° latitudine sud. È vietata, inoltre, l’esportazione di rifiuti pericolosi che abbiano come destinatari gli Stati che abbiano deciso e, preventivamente informato le altre Parti contraenti, di proibire l’ingresso e lo scarico nel proprio territorio di rifiuti tossici o nocivi provenienti da altri Stati e aventi come destinatari gli Stati che non sono Parte della Convenzione. Non si tratta di un divieto assoluto, infatti, non si proibisce alle Parti la possibilità di stipulare accordi bilaterali o multilaterali con Stati non Parte; l’unica condizione è che tali accordi non siano in conflitto con le norme prescritte dalla Convenzione stessa.
Infine è vietata un’esportazione di rifiuti pericolosi che non sia pubblicizzata, vale a dire che è obbligo per gli Stati notificare per iscritto sia allo Stato importatore, sia agli Stati di transito i dati concernenti la tipologia di rifiuti trasportati, le motivazioni per cui avviene la movimentazione ed è necessario che ogni Parti presti il proprio consenso.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il traffico transfrontaliero dei rifiuti pericolosi nei diritto internazionale

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Informazioni tesi

  Autore: Erika Clarà
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Relazioni Internazionali
  Relatore: Alessandra Lang
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 122

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