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La riduzione del capitale sociale per perdite

Modalità di riduzione del capitale

Dopo aver esaminato quali sono i limiti a cui è soggetta l'operazione di riduzione volontaria del capitale sociale, andiamo ad analizzare quali sono le modalità attraverso le quali questa operazione viene posta in essere. La riduzione reale (o volontaria) del capitale sociale può aver luogo attraverso "liberazione dei soci dall'obbligo dei versamenti ancora dovuti", a norma dell'art. 2445 cod. civ., oppure mediante "il rimborso del capitale ai soci stessi", nei limiti stabiliti dagli artt. 2327 e 2413 c.c. per le S.p.A. e art. 2482, comma 1, c.c., per le s.r.l.

Il primo caso trova applicazione solo ed esclusivamente nella fattispecie in cui il capitale sociale non sia stato interamente versato, in questo caso quindi, la società decide di fare a meno del credito vantato nei confronti dei soci per la quota capitale sottoscritta ma, non ancora versata. Questa tipologia di riduzione ha ad oggetto esclusivamente un credito pecuniario e riguarda azioni o quote di società (pluripersonali), inoltre come da previsione codicistica, non vi è la possibilità di porre in essere una tale operazione qualora, il conferimento a capitale abbia riguardato beni in natura o crediti, in quanto il legislatore ha previsto, a fronte del principio di effettività del capitale sociale, la liberazione integrale nella fase di sottoscrizione delle azioni o quote emesse circa tali apporti.

L'altra modalità di riduzione reale del capitale sociale consiste nel restituire il capitale ai soci, attraverso rimborso in denaro o assegnazione di beni in natura o crediti. In queste ipotesi è necessario, ai fini del rispetto del "principio di parità di trattamento dei soci" (che verrà analizzato successivamente), distinguere se trattasi di attribuzione di beni non fungibili o indivisibili, oppure di crediti di differente qualità o scadenza. Nel primo caso occorrerà assegnare in comproprietà, proporzionalmente alla quota posseduta, i beni, per evitare disparità di trattamento; nel secondo caso sarà necessario attualizzare il credito e garantirlo eventualmente con la clausola pro-solvendo.
Tornando al caso specifico di attribuzione di beni in natura a fronte di rimborso del capitale, una prima problematica da affrontare consiste nel valutare i beni da assegnare: il valore da attribuire al bene non deve essere inferiore al valore contabile, così da evitare di generare minusvalenze che comporterebbero una diminuzione di capitale sociale superiore a quanto stabilito nella delibera; può tuttavia il valore assegnato, essere pari al valore contabile o di mercato, purché quest'ultimo sia superiore al primo. Si ponga invece il caso in cui il bene abbia un valore di mercato di gran lunga superiore al valore contabile, in questa circostanza la società si priva delle plusvalenze potenziali, che non saranno realizzate, a danno soprattutto dei creditori della società, ne tantomeno potranno essere rilevate in bilancio. E' inoltre stato chiarito che il legislatore con il termine rimborso, non ha voluto vincolare la detta operazione ad una restituzione esclusivamente in denaro, anzi in alcune occasioni i soci si dimostrano integralmente soddisfatti con un'attribuzione di natura non monetaria.

E' data inoltre dal legislatore la possibilità di effettuare la riduzione in parola non rimborsando la quota ai soci, ma trasferendo la stessa a riserve disponibili di pari importo alla diminuzione, così da mantenere costante il valore del patrimonio netto a differenza dei casi precedentemente esaminati.

Principio fondamentale da rispettare in qualsiasi delle ipotesi esaminate di riduzione volontaria del capitale sociale è quello della "parità di trattamento dei soci", in funzione del quale:

• le modalità di attuazione della riduzione devono essere tali che tutti i soci siano trattati alla stessa maniera;

• la riduzione del capitale deve influire in uguale misura sulle azioni emesse (di qualunque categoria), con la logica conseguenza che in presenza di più categorie di azioni, questa deve agire uniformemente.

Detto principio stabilisce che in presenza di azioni dotate di valore nominale, la diminuzione agisca equamente su tutti i titoli, d'altro canto in presenza di azioni prive di valore nominale, l'effetto si misurerà solo dal minor ammontare del capitale sociale.

In presenza inoltre, di diverse categorie di azioni, la dottrina, con considerazioni anteriori alla riforma, ma attualmente valide, ha ritenuto non necessaria l'approvazione dell'operazione di riduzione con restituzione o rinuncia ai conferimenti (in egual misura per tutti i titoli emessi), da parte delle assemblee speciali, non ravvisando in questo caso, alcun pregiudizio dei diritti di nessuna categoria di azioni. "Affinché il principio della parità di trattamento venga rispettato nella riduzione reale del capitale, sarà necessario che la riduzione incida in eguale misura su tutte le partecipazioni e che le modalità attuative del rimborso siano tali da garantire il medesimo trattamento per tutti i soci" .

Questo brano è tratto dalla tesi:

La riduzione del capitale sociale per perdite

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco Mangione
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Foggia
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Mauro Romano
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 82

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