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La misura dell'efficacia collettiva: un contributo empirico

Le determinanti dell'efficacia collettiva

Secondo Bandura (1986,1997) l'efficacia collettiva ha fonti e processi in parte sovrapponibili a quelli indicati per l'efficacia personale.
Zaccaro, Blair, Peterson e Zazanis (1995) ritengono che le percezioni di efficacia collettiva emergono a partire da due tipologie di esperienze individuali come membro del gruppo: la prima riguarda la qualità delle esperienze precedenti, dirette o vicariamente sperimentate come gruppo; l'altra la natura dei processi e delle influenze sociali che operano entro il gruppo.
L'esperienza diretta rappresenta una fonte influente: se un gruppo ha sperimentato in passato una situazione di successo essa è senz'altro un antecedente importante nella percezione di efficacia ed è in grado di influenzare la sua prestazione attuale; il gruppo può ritenersi allora in grado di fronteggiare quella situazione avendolo già fatto in passato. Non è però sempre necessario sperimentare le situazioni in prima persona per interiorizzare un'esperienza di successo che possa far aumentare la propria efficacia, spesso infatti è sufficiente un'esperienza vicaria. Se un gruppo ne osserva un altro con caratteristiche simili alle proprie, che svolge un compito analogo, può anticipare l'idea del proprio successo o fallimento sulla base di questa valutazione di somiglianza. Tale tipo di esperienza però, risulta comunque essere meno influente rispetto all'esperienza diretta.
Molto interessante è, allo stesso modo, il ruolo svolto dalla leadership che, secondo Bass (1985) e Yuki (1989), è un determinante dell'efficacia collettiva. Il leader può incoraggiare il gruppo all'azione, coordinare il team, assegnare obiettivi specifici e dare feedback che contribuiscano ad aumentare la convinzione di efficacia collettiva.
Due ulteriori fattori contribuiscono allo sviluppo dell'efficacia collettiva: la dimensione e la coesione del gruppo. Un numero eccessivo di individui presenti all'interno del gruppo può portare a fenomeni di social loafing, mentre "la coesione può condurre ad una maggiore influenza di esso sui singoli individui, ad una maggiore accettazione delle norme, dei ruoli assegnati e degli standard di prestazione" (Borgogni, 2001, p.62).
Gibson (1995) sottolinea come diversi fattori intervengano nella creazione delle credenze di efficacia collettiva: caratteristiche dei membri del gruppo, caratteristiche del gruppo, caratteristiche del compito e caratteristiche del contesto. La prima, categoria si concentra sulle caratteristiche dei membri del gruppo. Essi hanno differenti livelli di conoscenza, di status e di capacità. La seconda categoria riguarda le caratteristiche del gruppo. Con esse ci si riferisce essenzialmente agli aspetti affettivi. Infatti, i membri del gruppo utilizzano sia i propri stati emotivi, sia quelli comunicati dagli altri membri, come informatori del livello di efficacia collettiva del gruppo: condividere uno stato di insoddisfazione, disagio, può essere interpretato come indicatore di una difficoltà del gruppo, mentre sperimentare una sensazione di benessere e rilassatezza comuni può aumentare la fiducia del gruppo nelle sue capacità. Con caratteristiche del compito, la terza categoria, si fa riferimento all'interdipendenza delle attività attraverso cui il gruppo deve raggiungere degli obiettivi ovvero il livello di interazione richiesta ai membri del gruppo per svolgere il compito. Le caratteristiche del contesto, infine, rappresentano una categoria di variabili che può rafforzare le convinzioni di efficacia collettiva.
Anche la cultura organizzativa gioca un ruolo fondamentale nel processo di formazione e di sviluppo dell'efficacia collettiva poiché designa "i valori dominanti di un'organizzazione, le sue norme, definisce gli stili di convivenza, i modelli di comportamento; essa non solo influenza il funzionamento del gruppo, guidando le azioni dei suoi membri, ma contribuisce anche all'identificazione di quel sistema di valori e standard in funzione del quale il gruppo valuta il proprio operato" (Borgogni, Falcone, 2006).
Bandura (2000), nei suoi studi più recenti, infine, dimostra che più è forte l'efficacia collettiva, maggiori sono le aspirazioni e gli investimenti motivazionali intrapresi dalle persone, superiore è la resistenza alle difficoltà, più alto il morale e la resistenza allo stress, più elevata la prestazione.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La misura dell'efficacia collettiva: un contributo empirico

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Informazioni tesi

  Autore: Martina Lucaroni
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Laura Petitta
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 42

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Parole chiave

aspetti emotivi
efficacia collettiva
aspetti relazionali
teoria cognitiva
realizzazione del lavoro

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