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L'infermiere in farmacia: un'opportunità per i cittadini, per le istituzioni e per i professionisti

L'infermiere di domani

Cosa riservi il futuro per la professione infermieristica non è semplice da prevedere. Esistono, infatti, le premesse per un ulteriore riconoscimento e un'ulteriore valorizzazione della figura dell'Infermiere, ma forse ciò sarà possibile solo in caso di una nuova ed illuminata riforma del sistema sanitario nazionale e di un relativo adeguamento dei Contratti di Lavoro.
La crisi economica non favorisce, di certo, investimenti, ma è un dato di fatto, ormai, che in Italia non esista più un unico SSN in grado di offrire gli stessi servizi a tutti i cittadini, bensì una miriade di realtà locali diversificate, determinate da politiche regionali diverse condizionate da bilanci, quasi sempre in rosso, dalla minore o maggiore sensibilità verso determinate tematiche legate al concetto di welfare e dalle dinamiche trasformazioni sia demografiche che dei bisogni sanitari e sociali dei cittadini.
La diversificazione non è affatto un concetto negativo in quanto garantisce, in teoria, un'offerta adeguata alle esigenze di un particolare territorio. Diventa, però, causa di malcontento quando i servizi fondamentali (identificati nei L.E.A.) diventano difficilmente accessibili e fruibili da parte dei cittadini non solo a causa di una mancata razionalizzazione delle risorse che rende la gestione inefficace ed inefficiente, ma anche a causa di una scarsa attenzione e sensibilità verso la lettura e l'interpretazione degli scenari futuri in una società, come detto, così dinamica e complessa.
Si è già avviata una politica che prevede la riduzione dei posti letto e la chiusura degli ospedali di piccole dimensioni (meno di 100 pl). Tutto ciò, tuttavia, non è stato preceduto da un opportuno potenziamento ed una appropriata riorganizzazione dei servizi territoriali. Non esistono figure di raccordo che garantiscano la continuità assistenziale nel passaggio dalla degenza ospedaliera, al territorio e al domicilio. Non esiste un sistema di assistenza socio-sanitaria domiciliare efficiente. In molte Regioni, specie del sud Italia, non esistono sufficienti strutture in grado di rappresentare una valida alternativa agli ospedali. A questo si aggiunga una carenza culturale ed educativa da parte dei cittadini-utenti sull'appropriato ricorso ai servizi sanitari di emergenza e/o alle strutture ospedaliere in genere che dovrebbero essere riservate alle sole situazioni di acuzie.
Il territorio ê il luogo d'elezione per la gestione delle cure primarie. È il luogo in cui è possibile assicurare la prevenzione delle riacutizzazioni e l'erogazione di cure ed assistenza a bassa intensità che non necessitano del ricorso alle strutture ospedaliere, tanto meno ai dipartimenti di emergenza come oggi, purtroppo avviene. È il luogo in cui una intelligente e strutturata cooperazione tra i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e gli infermieri potrebbe soddisfare gran parte dei bisogni della popolazione. Pur tuttavia si stenta persino a definire il concetto stesso di cure primarie che invece è assolutamente nitido nelle società anglosassoni.
Figure nuove come l'Infermiere di Famiglia e di Comunità, attualmente solo figure mitologiche intrappolate negli ipotetici percorsi di master universitari post-base (attualmente frequentati dagli studenti, ma privi di valore giuridico), potrebbero davvero rappresentare un valore aggiunto e permettere interventi di medicina d'iniziativa in una ottica di multidisciplinarietà.
L'analisi approfondita del territorio di competenza e di
dati statistici ed epidemiologici permetterebbe di intervenire in maniera proattiva per la soluzione dei problemi latenti e sommersi. Il potenziale educativo del professionista Infermiere è assolutamente lontano dalla consapevolezza del bisogno stesso e delle implicazioni che potrebbe avere in termini di miglioramento dello stato di salute del singolo e della collettività e indirettamente sul sistema sanitario.
Si tratta di una rivoluzione di pensiero che, come sempre accade, scaturisce dalle trasformazioni del mondo in cui viviamo. Se, fino ad oggi, il sistema sanitario si è attivato – in molti casi, poco, male e in ritardo -in risposta ad una domanda, oggi è opportuno saper leggere i segnali, saper interpretare i dati e saper intercettare le opportunità di intervento prima ancora una domanda venga formulata.
La presenza dell'infermiere in farmacia, sebbene sia supportata da una legge e da decreti attuativi, resta, per il momento, nell'agenda delle iniziative da realizzare in futuro.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'infermiere in farmacia: un'opportunità per i cittadini, per le istituzioni e per i professionisti

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Informazioni tesi

  Autore: Valentina Reali
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Roma Tor Vergata
  Facoltà: Medicina e Chirurgia
  Corso: Infermieristica
  Relatore: Gaetano Romigi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 198

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farmacia
infermiere
infermiere in farmacia
sanità e territorio
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