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Criteri di reclutamento dei magistrati nel regno di Napoli durante il periodo borbonico

Magistrature minori: il rimedio del giudice unico

L’ostacolo che fino al 1815 aveva impedito la riforma era consistito principalmente nella preoccupazione che l’affidamento a giudici monocratici, di tutta l’enorme mole di lavoro derivante dalla giustizia correzionale, avrebbe potuto garantire poco alla borghesia e sfuggire al controllo dello Stato.
In effetti la giustizia correzionale e di polizia, intasando il sistema per la molteplicità delle cause, costituisce uno dei problemi più urgenti da risolvere; a questi problemi si intende ovviare sostituendo ad un giudice collegiale un giudice unico.
Infatti la figura del Giudice di pace viene smembrata per far posto a due diversi organi giudicanti : da un lato i Giudici conciliatori, giudici onorari con limitate funzioni istruttorie e di conciliazione a livello comunale competenti per le controversie minori, dall’altro i Giudici di circondario che diventano giudici monocratici ed esclusivi.
Proprio riguardo ai Giudici di circondario, la legge di riforma dell’organizzazione giudiziaria apporta le novità più importanti; in particolare, il titolo III, De’ giudici di circondario, della Legge stabilisce che in ogni circondario vi sia uno di questi giudici, i quali si dividono in tre classi: alla prima classe appartengono i giudici che risiedono nei capoluoghi delle province; alla seconda classe appartengono quelli che risiedono nei capoluoghi dei distretti o che amministrano la giustizia in un circondario la cui popolazione sia superiore a 15.000 persone, infine la terza classe comprende tutti quelli che non risiedono nei capoluoghi delle province o dei distretti ed hanno un circondario la cui popolazione sia inferiore a 15.000 persone.
Questo titolo annuncia anche le funzioni che i Giudici di circondario devono esercitare, cioè quelle di trattare e di decidere le cause civili, correzionali e di polizia del circondario di loro competenza.
Al titolo III è connesso il titolo XVI, Disposizioni generali, della Legge del 29 maggio 1817 perché comprendente due articoli che stabiliscono i requisiti essenziali per aspirare alle cariche giudiziarie, comprese quelle gli stessi richiesti qualche tempo dopo per essere ammessi agli esami e ai concorsi giudiziari.
L’uno, è l’art.208 secondo cui nessuno può diventare giudice presso le Gran Corti civili e le Gran Corti criminali se non abbia compiuto i trent’anni; basta l’età di venticinque anni per diventare giudice di un Tribunale civile, Giudice di circondario, Giudice istruttore, membro o supplente dei Tribunali di commercio.
Quest’ultima disposizione è valida pure per essere cancelliere dei Tribunali civili, delle Gran Corti civili e criminali, dei Giudici istruttori e dei Giudici di circondario. [...]

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Criteri di reclutamento dei magistrati nel regno di Napoli durante il periodo borbonico

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Informazioni tesi

  Autore: Daniela Cairo
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2002-03
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Antonio De Martino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 300

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Parole chiave

ancien regime
periodo borbonico
diritto borbonico
napoli

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