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Guide alla mobilità internazionale

Lo shock culturale

Si parla di shock culturale soprattutto nel primo periodo di transizione, quello in cui le sensazioni prevalenti rispetto a se stessi e alla nuova cultura sono di ansia e di stress o di sovraccarico emotivo. Kalvero Oberg (1960) lo ha definito lo stato di ansia che accompagna la perdita di tutti i simboli a noi familiari nello svolgimento delle attività quotidiane, mentre Peter Adler (1975) descrive lo shock culturale principalmente come un insieme di reazioni emotive alla perdita di rinforzi percettivi della propria cultura d'origine, a nuovi stimoli per noi significativi e a una errata interpretazione di nuove esperienze e situazioni. Non esiste un modo giusto o sbagliato per sperimentare uno shock culturale, succede quasi a tutti in varie forme e a diversi livelli. Il fenomeno si mani.festa accompagnato da veri e propri sintomi fisici, anche se spesso temporanei, come leggeri ma costanti mal di testa, stomaco indisposto e insonnia. Possono inoltre sopraggiungere:
eccessiva preoccupazione per la pulizia e la salute, senti.menti di abbandono e di non poter fare affidamento su nessuno, irritabilità, paura di essere ingannati, rapinati o feriti, sguardo vitreo, nostalgia di casa e degli amici, reazioni fisiologiche allo stress, ansia, senso di frustrazione, paranoia, solitudine e disorientamento comunicazione difensiva.
In merito ai temi trattati dal progetto è interessante applicare le categorie dello shock culturale agli studenti che trascorrono un periodo di studio all'estero, lontano dal proprio paese di provenienza. A tal proposito risulta interessante uno studio di Lysgaard (1995) che, studiando l'adattamento di studenti scandinavi, borsisti presso un'università americana, individua per primo l'ipotesi di una curva di andamento a U che descrive lo stato di eccitazione iniziale, lo stato depressivo e la risalita in uno stato di normalità. Successivamente, altri studi empirici, non più solo su studenti, hanno confermato non solo il modello della curva a U ma in realtà l'esistenza di una doppia curva W (Gullahorn, 1963). Dobbiamo però a Oberg (1960), l'individuazione di quattro tipiche fasi di shock culturale, attraverso le quali in misura maggiore o minore gli individui passano per giungere al senso di adeguatezza e all'accettazione del loro nuovo stato (nei casi in cui l'adattamento si risolva favorevolmente). I casi in cui ciò non avviene sono spesso ravvisabili in livelli intermedi di questa scala e possono durare anche per periodi molto lunghi di tempo, in base al carattere e alla personalità di ciascuno e alle condizioni strutturali in cui l'individuo si viene a trovare.

Questo brano è tratto dalla tesi:

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Informazioni tesi

  Autore: Eliana Simionato
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Politecnico di Torino
  Facoltà: Architettura
  Corso: Disegno industriale
  Relatore: Simona Gallina
Coautore: Francesca Morea
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 121

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