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Relazione tra Linguaggio e Memoria nella Sindrome di Down: Comprensione delle frasi interrogative soggetto-oggetto

Sindrome di Down e linguaggio

Le difficoltà presenti nel bambino con Sindrome di Down, riguardanti l’acquisizione e l’uso della lingua parlata, sono state e continuano ad essere ancora oggi oggetto di studio di molti teorici del linguaggio (Bray e Woolnough, 1998; Chapman, Schwartz e Kay-Raining Bird, 1991; Chapman, Seung, Schwartz e Kay-Raining Bird, 1998). I problemi relativi all’acquisizione del linguaggio non sono presenti in tutte le componenti della lingua. Chapman e coll. (1991), hanno notato che la comprensione della sintassi è significativamente più povera rispetto alla comprensione del vocabolario sia tra i bambini in età prescolare che tra gli adolescenti e gli adulti con Sindrome di Down. Un’area che recentemente ha ricevuto particolare attenzione, nella letteratura del linguaggio, è quella della Struttura dell’Argomento del Verbo (Geitman, 1993; Pinker, 1989). La locuzione, Struttura dell’Argomento, è usata per indicare la relazione tra un verbo e i suoi complementi, o argomenti, in una frase (Shapiro, 1997). Sono state prese in considerazione due differenti categorie di verbi: intransitivi e transitivi, che differiscono rispetto al numero di argomenti richiesti per cui un’espressione possa essere considerata corretta grammaticalmente.
Il verbo intransitivo ha bisogno di un solo argomento che si trova nella posizione di soggetto della frase (1), mentre il verbo transitivo richiede sia il soggetto che il complemento oggetto diretto (2):
1) La ragazza rise
2) La ragazza baciò il ragazzo
La Struttura dell’Argomento è particolarmente interessante in quanto evidenzia la relazione tra la sintassi e la semantica descrivendo il ruolo tematico dei partecipanti ad un’attività. Gli studi sull’argomento del verbo nei bambini con sviluppo normale mostrano una frequente omissione degli argomenti obbligatori ed evidenziano come gli argomenti posti nella posizione soggetto siano più vulnerabili all’omissione degli argomenti oggetto diretto (Bloom 1993; Hyams e Wexler, 1993; Ingham, 1992; O’Grady, Peters e Masterson, 1989; Valian, Aubrey e Hoeffner, 1996). Bloom (1993) sostiene che le frasi senza soggetto prodotte dai bambini tendono ad avere più parole che seguono il verbo principale rispetto alle frasi contenenti il soggetto. A tal proposito ipotizzò una limitazione della produzione, dove i bambini avevano meno probabilità di produrre il soggetto perché la lunghezza della frase appesantiva il loro sistema di processamento linguistico, comportando l’omissione delle informazioni che precedono il verbo in una frase. Quando i bambini acquisiscono maggiori competenze linguistiche, saranno anche in grado di superare le suddette limitazioni e iniziare a produrre i soggetti all’interno delle frasi (Bloom, 1993).
Una proposta alternativa è stata utilizzata per argomentare la stretta associazione tra la produzione del soggetto e la conoscenza del tempo grammaticale in Inglese (Ingham, 1992; O’Grady e coll., 1989). Secondo Ingham (1992) i bambini passano attraverso una fase dello sviluppo conosciuta come il periodo del soggetto opzionale (OS). Durante la fase OS i bambini considerano i verbi finiti e i verbi infiniti come appartenenti alla stessa classe, tale periodo continua fintanto che i bambini non acquisiscono le strategie atte a padroneggiare i tempi verbali. Ci sono diverse ragioni per sospettare che i bambini con Sindrome di Down possano avere difficoltà con la struttura dell’argomento. È stato riportato che questi soggetti hanno problemi con l’acquisizione della sintassi e della morfologia grammaticale (Chapman et coll., 1998; Fowler, 1990; Hesketh e Chapman, 1998; Ronald, 1995), perciò è possibile che i bambini con DS omettano il soggetto a causa della loro difficoltà con l’acquisizione delle caratteristiche distintive del tempo grammaticale. Come risultato abbiamo il fatto che i bambini con Sindrome di Down rimangono nel periodo del soggetto opzionale (OS) più a lungo rispetto ai bambini normali. Differenti studi suggeriscono che i bambini con DS hanno rappresentazioni della struttura dell’argomento del verbo incomplete, deboli o errate (Naigles e coll., 1993). Tali deficit possono anche essere legati al fatto che i bambini con DS sono soggetti ad infezioni croniche dell’orecchio (Chapman, Seung, Schwartz e Kay-Raining Bird, 2000; Fowler, 1990; Limongi, Cavallo e Souza, 2000; Ronald, 1995). Una perdita dell’udito può impedire ai bambini di percepire le informazioni di sostanza fonetica bassa come i pronomi (Mc Gregor e Leonard, 1994) dal momento che i pronomi occupano spesso la posizione argomento, i bambini con DS possono non essere coscienti della loro presenza proprio perché non riescono a sentirli.
Grela e Leonard (1997) proposero un’alternativa alla precedente teoria di Bloom (1993), sopra esposta.
Secondo Grela e Leonard (1997), non è la lunghezza della frase, ma la complessità della struttura dell’argomento del verbo ad essere rilevante nell’omissione del soggetto. Essi proposero un continuum di struttura dell’argomento complessa dove i verbi che richiedevano un solo argomento erano considerati come più semplici mentre quelli che richiedevano tre argomenti erano i più complessi. Gli autori sostennero che le frasi contenenti verbi con una struttura dell’argomento più complessa avrebbero dato origine a più errori di omissione, perché la quantità di informazioni richieste dal verbo avrebbero appesantito il sistema di elaborazione dei bambini, ancora poco competenti nella lingua. [...]

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Informazioni tesi

  Autore: Beatrice Peroni
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Urbino
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze psicologiche
  Relatore: Lisa Saskia Arduino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 45

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