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Attaccamento e Mentalizzazione nel Disturbo Borderline

La terapia focalizzata sul transfert

L'approccio terapeutico della Terapia Focalizzata sul Transfert (TFP) trae origine dalle teorizzazioni di Otto Kernberg sulla struttura della personalità Borderline, per lui caratterizzata da “diffusione dell'identità, difese primitive, esame di realtà instabile e relazioni oggettuali tipiche” (Kernberg et al., 2002); esso focalizza l'attenzione primariamente sui problemi derivanti dall'interiorizzazione di oggetti parziali e di relazioni oggettuali diadiche. Le rappresentazioni mentali delle relazioni del soggetto Borderline risultano infatti scisse in due parti, una interamente buona una interamente cattiva. Scopo della terapia è innanzitutto far pervenire il soggetto a rappresentazioni totali degli altri significativi, con la consapevolezza dell'esistenza in essi di entrambi gli aspetti. Il terapeuta deve inizialmente limitarsi a contenere le violente proiezioni del paziente che lo trasformeranno in un persecutore in alcuni momenti e in un salvatore in altri; risulta fondamentale l'osservazione delle difese del paziente, il loro grado di forza e le occasioni in cui vengono utilizzate; insieme all'osservazione gioca un ruolo cruciale, in una fase più avanzata del percorso terapeutico, l'interpretazione delle relazioni instaurate dal paziente nella vita quotidiana e la connessione tra queste e le sue esperienze infantili; l'interpretazione dei fattori che ostacolano il transfert come atti automutilanti, minacce di suicidio, acting-in ed acting-out (comportamenti impulsivi agiti rispettivamente all'interno o all'esterno della terapia). Tramite l'utilizzo del transfert, poi, far maturare nel soggetto la consapevolezza della possibilità di relazioni alternative, delle quali quella di transfert col terapeuta deve fungere da esempio. Altri strumenti terapeutici utilizzati sono quelli tipici delle terapie espressive quali la confrontazione di credenze disfunzionali e la chiarificazione, ma anche quelli utilizzati in terapie supportive quali consigli, sostegno e rassicurazione. Ricordiamo infatti che la patologia Borderline è una patologia “al limite” appunto tra psicosi e nevrosi e dunque necessita di una particolare flessibilità nell'utilizzo di tecniche terapeutiche adatte al continuum psicotico e nevrotico, a seconda dello stato del paziente.
Le prime sedute, data la fase iniziale di formazione di una nuova relazione estremamente significativa, possono rivelarsi molto violente e caotiche, alternate a momenti di apparente tranquillità ed adeguatezza del soggetto. Soprattutto nella fase iniziale del trattamento il terapeuta deve cercare di stringere un contratto terapeutico col paziente che comunichi il messaggio che qualcuno è interessato alla sua situazione ma che la terapia è un contesto sorretto da una cornice di regole e limiti ben definiti oltre che di responsabilità e di atteggiamenti collaborativi sia del paziente che del terapeuta. Solitamente la durata della TFP è di un anno per due incontri settimanali, è condotta da uno psicoanalista esperto in un setting individuale ed i miglioramenti del paziente consistono in una maggiore capacità di riflessione sulle azioni messe in atto nelle relazioni, una maggiore capacità di tollerare le interpretazioni delle difese primitive ed una maggiore empatia rispetto agli stati propri ed altrui (Bateman, Fonagy, 2004).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Attaccamento e Mentalizzazione nel Disturbo Borderline

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Informazioni tesi

  Autore: Manfredi Toscano
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Francesca Giannone
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 54

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