Dalla culla alle nozze: percorsi di vita femminile nella Grecia antica

Una volta terminato il periodo di iniziazione, le fanciulle si apprestano a lasciare il mondo selvaggio di Artemide, la quale però presiede sempre il passaggio da uno statuto ad un altro e per questo motivo essa è presente tra le divinità del matrimonio.
Alla vigilia del cambiamento di stato le giovani future spose offrono in dono i riccioli dei propri capelli a Era Teleia, Artemide e alle Moire, consacrano ad Artemide la loro cintura, emblema della verginità, ma soprattutto i giocattoli e tutto quello che rappresenta il mondo dell'infanzia che devono lasciarsi definitivamente alle spalle.
Attraverso questa offerta le giovinette pagano una sorta di tributo alla divinità; abbandonando una parte della propria vita vanno incontro ad una morte simbolica, ovvero si liberano, iniziano la trasformazione della propria condizione e si preparano ad una nuova nascita verso la vita da spose.
Un epigramma anonimo, citato in precedenza e rivolto ad Artemide Limnatide, descrive bene la fase iniziale della transizione ricordando che:

Timareta prima delle nozze (dedica) i tamburini, l'amata palla, la reticella dei capelli e le bambole.

Queste offerte simboliche esprimono una rottura con il passato e traducono in gesti concreti l'abbandono dei giochi, del chitone e degli strumenti musicali utilizzati nei cori virginali.
La scelta di una divinità vergine, sia protettrice della giovinezza, sia legata ai periodi di transizione, si rivela essere una scelta legittima.