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Origini storiche e riqualificazione urbana. La marginalità del Giardino di Piazza Dante

Giardino, Piazza, Parco: diversi modi d’interpretare lo stesso luogo

Interessante appare porre l'accento sulle diverse stratificazioni di significato di questo luogo che affiorano a seguito di un'analisi un po' più approfondita. Interessanti soprattutto perché se è vero che a volte comunicano e spesso si sovrappongono, non di rado confliggono, condizione che concorre in parte a determinare le problematiche che affliggono questo spazio.
L'identità di un luogo, infatti, non è sostanzialmente mai "finita", ma viene costruita da una molteplicità di forze che intervengono nella costruzione rendendola transitoria. In questo senso appare evidente, soprattutto nei luoghi pubblici, la relazione reciproca tra l'identità delle persone e i luoghi. La città è per sua natura caratterizzata da un'elevata eterogeneità e densità che determina un potenziale aumento delle tensioni conflittuali proprio all'interno degli spazi pubblici. Questi conflitti possono avere diversa natura ed essere causati da conflitti "di classe" come quello tra una "classe borghese dirigente" contro dei gruppi marginali per l'occupazione dello spazio, da un "dualismo urbano", o ancora essere di natura "etnica" ed essere quindi causati da una difficoltà di integrazione sociale (Davico, Mela, Staricco, 2009). Una delle motivazioni del conflitto nel giardino di Piazza Dante può invece essere attribuito alla sua molteplice natura e alla possibilità di essere visto e interpretato in modo totalmente diverso in base a chi guarda. Vediamone alcuni.
Il primo sguardo (Grasseni, Tiragallo 2008) rintracciabile nel Giardino di Piazza Dante rimanda proprio all'immagine di giardino, di luogo ben curato con spazi ordinati in cui la presenza dell'uomo è mirata al godimento estetico, abbondano infatti aiuole, elementi decorativi, percorsi da seguire, richiami all'acqua e spazi "liberi". Tutti questi pregi estetici, elementi di una ribalta ben costruita da parte delle istituzioni (Goffman, 1959) ci inducono a considerarlo come una sorta di opera d'arte, di un quadro da ammirare, restaurare se danneggiato, ma assolutamente immutabile nella sua originaria natura, proprio con lo scopo di preservarlo nel tempo e tramandarlo immutato. Piazza Dante nasce infatti urbanisticamente e storicamente come un giardino ornato da elementi di notevole pregio storico, architettonico e botanico (Baldracchi, Ulrici 2007).
Un altro sguardo invece può fare riferimento a quello di piazza intesa come spazio pubblico in cui poter incontrare persone ed attivare relazioni, anche di natura economica. In prevalenza, infatti, gli utenti della piazza rappresentano uno spaccato di popolazione estremamente eterogenea, spesso stranieri, che usa i giardini come luogo di ritrovo. Per molte di queste persone la Piazza rappresenta un luogo in cui passare buona parte della giornata, usufruendo delle attrezzature presenti, eleggendola come luogo di ritrovo soprattutto per la sua collocazione centrale rispetto alla città, al sistema di trasporti e ai servizi che questa offre.

"Mi fa piacere che riconoscano questo come un luogo loro e un luogo di aggregazione perché per me è fortemente gratificante per il lavoro che faccio, che è fare giardinetti, ma nel momento in cui un luogo uno spazio che noi approntiamo è un luogo dove chi è straniero chi è senza patria, l'ho vissuto anche io vivendo all'estero, ritrova un po' se stesso, ritrova un po' uno spazio dove può incontrare altre persone, entrare in contatto, trovarsi bene perché magari la natura a volte anche se urbana e artificiosa comunque suscita un senso di appartenenza perché è abbastanza universale rispetto ad altri luoghi urbani molto più caratterizzati architettonicamente e tutto questo c'è a me va benissimo. […] c'era il gruppo di badanti comunque rimaneva qua e qua si trovava. Ci sono delle realtà che comunque hanno deciso che questo è il loro luogo, ecco questo mi fa piacere mi piacerebbe fosse anche un luogo di incontro con altri [...] vedo che i parchi si popolano proprio di stranieri."

Per chi in questo parco ci vive è uno spazio di ritrovo, un punto di riferimento dove ritrovare amici, connazionali o semplicemente un po' d'ombra.

"Una ragazza mi dice che secondo lei la percezione che i cittadini di Trento hanno di questo spazio è sfasata dalla non conoscenza. Qualche tempo fa ad esempio tornava in Trento da Bologna dove studia e le è capitato di sedersi davanti a due ragazzi africani che hanno cominciato a raccontarle la loro storia. Non parlavano una parola di italiano, ma vivevano a Trento da un po', luogo dove si allenavano in quanto corridori di calibro internazionale. Allora gli ho chiesto quante ore al giorno dovevano allenarsi per raggiungere quei risultati e mi hanno risposto 1 al massimo 2 ore. Ero molto incuriosita da questa risposta perché non me la aspettavo e alla domanda su cosa facessero durante il resto della giornata mi hanno risposto che andavano al parco, in Piazza Dante, facevano due chiacchiere con i connazionali, stavano un po' all'aria aperta e poi tornavano a casa" (XXXVIII).

All'opposto però lo sguardo di altri fruitori non sembra rimandare ad un parco pubblico, ma al contrario ad un luogo privato in quanto frequentato da persone che ne rivendicano il territorio. In più di un'occasione di dialogo con gli abitanti di Trento è emerso che questo luogo è mal frequentato, che è pericoloso, che non ci si può avvicinare in quanto si subiscono sicure conseguenze verbali e a volte anche fisiche nel caso in cui si invada lo spazio che sembra essere rivendicato dai devianti. Anche se le statistiche sulla criminalità non sembrano confermare questa percezione, la diffidenza della popolazione nei confronti di questo luogo è evidente. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Origini storiche e riqualificazione urbana. La marginalità del Giardino di Piazza Dante

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Informazioni tesi

  Autore: Tania Giovannini
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Trento
  Facoltà: Sociologia
  Corso: Società, Territorio e Ambiente
  Relatore: Antonio Scaglia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 174

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