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Il parlache: il gergo di Medellín

Analisi dei testi di partenza

Queste storie sono state scritte da studenti di Medellín dell’ultimo anno di scuole medie fra il 1991 e il 1993. Sono nate come un esercizio in classe e successivamente ne sono state scelte cinque da inserire nell’articolo.
Le storie parlano del vivere quotidianamente nella città: la prima racconta un episodio di “sistemazione dei conti” con tanto di morale alla fine della storia su come vivere a lungo; la seconda narra come è crescere nella città dal punto di vista di un ragazzo che non ha nulla a che fare con l’illegalità di Medellín; la terza racconta la scalata al successo di un ragazzo nella banda in cui presta servizio; la quarta parla della paura di vivere nel quartiere; infine la quinta sembra una lettera, scritta da un detenuto che aspetta di uscire di prigione, e racconta come ci è finito. Le prime
tre seguono il classico schema: introduzione, parte centrale, climax e fine, mentre le ultime due sono sciolte da legami temporali e sembrano più che un racconto, uno sfogo, un monologo libero.
Le storie sono tutte scritte in prima persona, i narratori raccontano storie personali, di amici o sentite in giro. Si può notare che sia i protagonisti che i vari personaggi delle storie sono maschi, le donne vengono solo nominate casualmente e sono sempre direttamente collegate con un personaggio: nell’ultima storia vengono nominate la madre e la ragazza del protagonista, altre volte si parla di prostitute o ragazze con cui ha avuto a che fare il personaggio. Da ciò si può inferire il maschilismo presente in questa realtà, dove le donne sono di contorno ma non hanno un ruolo attivo e primario nello scenario di Medellín.
Le storie sono tutte legate ad una morte, di un personaggio vicino al narratore, di un conoscente o di un nemico. Quando viene descritta la morte di un nemico, non si riporta nemmeno il nome della vittima anzi quasi non viene considerato come un essere umano. Viene distrutto simbolicamente con il linguaggio ed annegato negli insulti del parlache.
I fatti che si raccontano nelle storie sono tutti successi nel passato quindi le narrazioni sono dei flash-back mentre nella parte finale viene presentata la realtà attuale. Il lettore si trova direttamente nella testa del narratore/protagonista, perché più che seguire il suo discorso sembra seguire i suoi pensieri interiori visto che sono spesso espressi in maniera confusa, e conosce quindi le sue emozioni e opinioni. Solo nella terza storia narratore e protagonista non coincidono, poiché il narratore parla poco di sé e la storia ruota attorno alle vicende di un altro personaggio.
Il registro usato è ovviamente informale, essendo il parlache una lingua non ufficiale ma del popolo; si usano parole colloquiali ed espressioni idiomatiche, le parolacce sono onnipresenti e non si presta molta attenzione al modo di esprimersi. Infatti in alcuni punti troviamo periodi molto lunghi, difficili da seguire e comprendere perché senza mai una pausa, e questo a causa della mancanza di punteggiatura. La subordinazione è pressoché inesistente, tutto viene unito da congiunzioni. Anche alcune parole rallentano la lettura perché scritte male, senza accenti o con uno spelling errato, i nomi propri non sono segnalati da lettere maiuscole e spesso ci si trova di fronte a un soggetto al singolare seguito da un verbo declinato al plurale o viceversa.

Per quel che riguarda il lessico, a parte le parole proprie del gergo del parlache, si trovano parole dello spagnolo latino-americano (ad esempio carro al posto di coche per indicare la macchina) e parole e modi di dire usati solo in Colombia. Alcuni modi di dire colombiani o latino-americani mi hanno creato non pochi problemi, cercando per giorni una soluzione e non riuscendo a trovarla né sul dizionario cartaceo, né nei vari dizionari online, né sul sito della Real Academia Española né sui siti di modi di dire sudamericani; per capire il senso di queste espressioni mi sono rivolta ad un mio amico madrelingua del Venezuela.
I campi semantici che possiamo ritrovare sono gli stessi sui quali si fonda il parlache quindi violenza, morte e droga; troviamo tantissime parole o espressioni che indicano l’azione di uccidere così come molte metafore per riferirsi alla polizia, le pistole sono protagoniste dei racconti insieme alla marijuana.
I dialoghi non sono mai preceduti dai due punti o racchiusi fra virgolette ma presentati nel mezzo del periodo preceduti o seguiti dal verbo “dire”. I personaggi si rivolgono gli uni agli altri utilizzando diminutivi, soprannomi o chiamandosi “parcero” (o abbreviato “parce”), parola del parlache che indica un compagno, un amico. […]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il parlache: il gergo di Medellín

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Informazioni tesi

  Autore: Giulia Giacco
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere Moderne
  Corso: Teorie e Tecniche della Mediazione Interlinguistica
  Relatore: Michele Porciello
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 48

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colombia
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sud america
storie
gergo
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narcotraffico
parlache

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