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"Decreto Interministeriale 30 Novembre 2012" Procedure standardizzate per la valutazione dei rischi: esame normativo ed indicazioni operative

Considerazioni: "D.I. 30 Novembre 2012" e "Linee guida Regione Veneto"

La prima considerazione che si può formulare è di piena soddisfazione per il fatto che finalmente sia stata posta fine alla pratica dell'autocertificazione, la quale introdotta come necessità transitoria, è sopravvissuta per 19 anni. Il perdurare di una tale situazione ha di fatto determinato fraintendimenti e inadempienze i cui effetti sono purtroppo evidenti:

. il ritardo nell'affrontare concretamente i temi della prevenzione nella piccola e micro impresa ha di fatto convinto i soggetti interessati che per loro non valevano le stesse regole in uso per le aziende di dimensioni maggiori;

. questa carenza è stata evidenziata a livello di monitoraggio da parte della Commissione della Comunità Europea e questa insieme ad altre carenze applicative è stata oggetto di sanzioni nel 2008;

. le associazioni di categoria, anche dopo la sanzione, più che favorire l'applicazione di pratiche prevenzionistiche adeguate alla effettiva piccola dimensione aziendale hanno favorito pratiche dilatorie o ricerca di assolvimento spesso formale che non ha giovato ad una pratica della prevenzione sostanziale e consapevole.

Di tutti questi ritardi è responsabile anche più in generale la cultura della prevenzione in senso lato. Tutti gli adempimenti in recepimento delle numerose direttive comunitarie sono stati proposti nel nostro Paese con leggi non sempre chiare e poi ulteriormente complicate dal dibattito tecnico e giuridico profondamente lontano dal mondo della produzione ed in particolare dal mondo dei piccoli produttori.
Un ulteriore limite che occorre rilevare è rappresentato dall'assenza nel dibattito prevenzionistico nazionale di voci ed esperienze europee, per cui non siamo stati permeabili ad esperienze di buone prassi, di cultura della prevenzione e di cultura dei comportamenti sicuri che in altri Paesi del continente Europeo si stanno diffondendo e radicando. E' evidente che un dibattito incentrato sui distinguo e precisazioni con percorsi metodologici complessi come sono risultati essere alcuni recepimenti, difficilmente poteva essere a sua volta recepito da datori di lavori di micro imprese, per loro necessità più mirati al fare che non ad approfondire ed elaborare.
Con l'emanazione del D.Lgs. 81/2008 tutta la materia viene resa più coerente e conseguente e non poteva tardare l'incarico alla Commissione Consultiva di mettere mano alle procedure standardizzate.
Le scelte della Commissione nel suo lavoro di elaborazione sono state lineari e aderenti al mandato di fornire uno strumento utilizzabile dalla piccola e micro impresa. Il documento non è affatto generico; esso individua un percorso consolidato da ormai molti anni di pratica prevenzionistica:

- inquadramento dell'azienda;
- individuazione dei pericoli;
- valutazione dei rischi;
- piano di miglioramento.

Le carenze, inevitabili nella loro manifestazione, sono a carico di alcuni di questi passaggi obbligati. Per quanto riguarda l'inquadramento aziendale non vengono richiesti alcuni dati essenziali della classificazione di rischio in generale, in antincendio e primo soccorso, tutti dati poi utili per la valutazione degli adempimenti richiesti come formazione in generale, antincendio e primo soccorso per il resto tutti i dati aziendali validi vengono citati.
Per l'individuazione dei pericoli viene elaborata una tabella di grande valore teorico in cui si fornisce ai DL delle piccole e micro imprese una lista di riscontro dei pericoli potenzialmente presenti, suddivisi per facilità in famiglie e con i riferimenti normativi di ciascuno di essi con anche esempi di criticità relativi ai possibili danni alle persone.
Decisamente insufficiente l'elaborazione della valutazione dei rischi che di fatto non viene richiesta; la Commissione Consultiva utilizza l'espediente poco convincente di
non passare dalla valutazione ma di giungere direttamente alla conformità normativa.
Ad esempio in azienda c'è un pericolo connesso all'utilizzo delle scale ma con il rispetto del D.Lgs. 81/2008 (Titolo IV, Capo II, Art. 113 e Allegato XX) il rischio è sotto controllo.
Questo percorso così formulato non appare essere accettabile in particolare da persone pratiche che magari vorrebbero mettere in evidenza pericoli da approfondire con una scelta di priorità (rischio elevato, rischio medio e rischio basso) per verificare quanto già in atto e quanto ancora da fare (piano dei miglioramenti).
Dialetticamente, e qui già la discussione incalza, non si fa la valutazione dei rischi ma si presume la conformità normativa; in alternativa ammettendo la non conformità non sarebbe un documento utile per la valutazione dei rischi mirato al miglioramento progressivo ma un vero e proprio atto di autodenuncia. Questa impostazione, caratterizzata da un'evidente ipocrisia verso la situazione reale, rischia di riemergere con rinnovata forza coprendo con una molto presunta conformità normativa situazioni che viceversa meriterebbero di essere poste in serena ed onesta discussione.
Cosa può aiutarci ad uscire da un tale "enpasse" costretti tra il valutare il rischio, ammettendo se necessario carenze, e la prioristica presunta conformità alla legge? Ad aiutarci potrebbe essere l'acquisizione che la conformità o la sospetta non conformità potrebbero non essere determinanti nella precisa definizione di un rischio per cui tra il "nero" della manifesta carenza prevenzionistica ed il "bianco" della piena adesione ai principi di sicurezza esistono diversi toni di "grigio" che è indispensabile evidenziare per intraprendere un percorso che ci porti ad un miglior controllo del rischio.
Proprio a questo si presta la valutazione del rischio proposta senza reticenze a livello comunitario ma frenata con estrema forza in ambito nazionale. Le linee guida della Regione Veneto che pare contribuiscano ad introdurre elementi di scarsa chiarezza chiamando rischi quelli che sono giustamente definiti pericoli a livello nazionale non infrange questo tabù ma almeno introduce elementi pratici di confronto proponendo ben 14 liste di controllo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

"Decreto Interministeriale 30 Novembre 2012" Procedure standardizzate per la valutazione dei rischi: esame normativo ed indicazioni operative

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandro Capoccia
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Pavia
  Facoltà: Medicina e Chirurgia
  Corso: Tecniche della Prevenzione nell'Ambiente e nei Luoghi di Lavoro
  Relatore: Angelo Vittorio Berri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 58

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Parole chiave

prevenzione
ambiente
sicurezza sul lavoro
procedure standardizzate
valutazione dei rischi
d.lgs. 81/08 art. 17
d.lgs. 81/08 art. 28
d. lgs 81/08 art. 29
decreto interministeriale 30 novembre 2012

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