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Le Interviste impossibili di Giorgio Manganelli

Manganelli e la psicanalisi: una premessa necessaria

L’analisi del rapporto di Manganelli con la psicanalisi è una premessa indispensabile per leggere sotto una luce nuova la sua definizione di «letteratura come menzogna».
Alla scienza nota come “psicologia del profondo” Manganelli si accostò a partire dal 1957 grazie all’incontro con l’analista junghiano Ernst Bernhard. Pietro Citati, in un articolo scritto subito dopo la morte di Manganelli, narra tale esperienza rievocando un dialogo con lo scrittore:

[Manganelli] […] mi raccontò la sua storia. Sull'orlo della disperazione, senza speranza di vivere né di morire, aveva conosciuto Ernst Bernhard, il quale l'aveva aiutato ad attraversare le ombre dell'inconscio. Per qualche anno aveva vissuto con loro, discorrendo soltanto di loro e con loro. Tutte le forme della sua mente erano state suscitate dal sonno in cui giacevano abbandonate e oppresse: l'analisi aveva risvegliato, in lui, lo scrittore nascosto; la letteratura l'aveva salvato dalla disperazione. […] In parte senza volerlo, compì una doppia trasposizione. In primo luogo, trasportò le figure dell'inconscio nella parte intellettuale della mente; così che tutti i brividi, le folgorazioni, le fosforescenze, i trasalimenti, le voci, i sussurri, le metamorfosi dell'inconscio vennero rinchiusi nella sua mente bene organizzata. […] In secondo luogo, come Poe, egli trattò l'inconscio con gli strumenti della retorica tardoantica, rinascimentale e barocca.

Apprendiamo, dunque, da Citati l’approdo di Manganelli alla scrittura: la sua «transizione da professore a grafomane» e la “strana” forma in cui tale scrittura, proveniente dalle lande desolate dell’inconscio, si configura: la retorica.

Il dato fondamentale, dunque, è che Manganelli scrittore nasce in primis dal contatto con la psicanalisi.
Questo ci porta ad una serie di considerazioni. La psicanalisi è basata sulla concezione che la nostra compagine psichica non sia univoca, dunque la prima cosa che il Nostro ne ricava è proprio il senso di questa lacerazione interiore:

La prima cosa che ha provocato in me l’impatto con Bernhard è stato proprio il rompere quella idea lì. L’idea della unicità dell’io e quindi una decomposizione dell’immagine della mia personalità, di quello che io ero. Questa è stata la prima cosa che ho capito e che non mi ha più abbandonato. Questa scoperta l’ho fatta mia.

La scienza psicanalitica, inoltre, si propone di liberare il paziente dallo stato d’angoscia che deriva dall’aver rimosso qualcosa di doloroso, «viscerale» (per usare un termine caro al Manganelli), dunque radicato nel profondo. Proprio a questo Manganelli allude quando parla di recupero di un «certo materiale», portato alla luce dalle «ombre dell’inconscio». Ma se la scrittura di Manganelli trova il suo atto di nascita in quell’esperienza, dovremmo ipotizzare che Manganelli sia scrittore dell’angoscia? Che le sue opere siano meri sfoghi di un delirio tenuti al guinzaglio dalla retorica? O ancora, che «la letteratura [abbia per lui] funzione curativa, terapeutica» e che «egli cerchi di liberarsi dall’angoscia esorcizzando nella scrittura il suo malessere»?

Michele Mari, analizzando il rapporto della scrittura di Manganelli con l’angoscia, afferma: «questa angoscia emerge come il dato principale di tutta la sua opera letteraria. Con dato principale intendo l’origine, il presupposto, la motivazione, meglio ancora la giustificazione: non certo il tema, e nemmeno il tono». L’angoscia non è, dunque, l’approdo della sua scrittura, bensì il punto di partenza. Manganelli stesso nel Discorso dell’ombra e dello stemma dice: «scrivere cura? Oh no; scrivere è un sintomo». Ma sintomo di che cosa? Dell’angoscia del Nulla. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le Interviste impossibili di Giorgio Manganelli

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Informazioni tesi

  Autore: Valeria Bongiovanni
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Marina Paino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 101

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Parole chiave

poetica
manganelli
interviste impossibili
concezione del mondo

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