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L'Ingenua pretesa: gli ''Accordi'' di Eugenio Montale

Le ragioni dell'imbarazzo

"Se non fosse divenuto poeta, che cosa avrebbe desiderato essere?
"Cantante" rispondeva Eugenio Montale a Enrico Roda, in una intervista del 1955,4 senza il timore che la dichiarazione potesse rivelare sciocche velleità giovanili. È noto che il poeta avesse preso lezioni dal baritono Ernesto Sivori tra il 1915 e il 1923, con lunghi intervalli (tra cui quello forzato della guerra), nei quali non aveva mai smesso la pratica quotidiana del canto. "Avevo il do sotto le righe, avevo il la acuto, avevo una gamma molto vasta" diceva undici anni più tardi, intervistato da Paolo Bernobini:Accordi un'estensione che egli sentiva adatta più ai ruoli di basso che a quelli di baritono. Anche l'aneddoto del primo provino, per cui il giovane Montale aveva scelto Il lacerato spirito dal Simon Boccanegra di Verdi, dimostra quanto egli aspirasse a studiare da basso. Il maestro non fu dello stesso avviso, giudicando il suo timbro adatto a studiare parti più acute e l'allievo non poté che accettare con fiducia, cercando di calarsi nei panni del Valentino del Faust di Gounod, di Alfonso XII ne La favorita e di Lord Asthon della Lucia di Lammemoor di Donizetti. Non si trattava di un passatempo ozioso: Sivori aveva tutte le intenzioni di far debuttare il suo giovane allievo in teatro. Non poté farlo, perché morì nel 1923; da allora Montale abbandonò gli studi di canto e si dedicò a quello che sarebbe diventato il suo mestiere.

[…]la morte del mio maestro, Ernesto Sivori, mi procurò l'alibi che stavo cercando per smettere. Se fosse vissuto ancora, mi sarei trovato in una crisi più grave, avrei forse dovuto addirittura esordire per non dargli un dolore. Ma io non avevo il sistema nervoso adatto per affrontare il pubblico. Sarei morto il giorno dell'esordio.

dichiarò, ormai maturo e apprezzato poeta, in una intervista a Bruno Rossi. Possiamo però ipotizzare che, nonostante la fatica e la tensione che gli sarebbero costate salire sul palco, quel giovane baritono avrebbe davvero esordito, se il suo maestro fosse vissuto più a lungo; se anche si fosse tirato indietro prima dell'esordio, sappiamo che esisteva una prospettiva concreta che Eugenio Montale potesse tentare la carriera di cantante. Non solo: le interviste citate non sono che una piccola parte di quelle in cui il poeta rievoca i suoi studi giovanili con piacere e con dovizia di particolari; si aggiungano a queste i quattro racconti contenuti nella Farfalla di Dinard che rielaborano questa esperienza e i lunghi anni da ascoltatore e critico d'opera per il Corriere della Sera. Dunque smettere lo studio del canto non significò, per Montale, abbandonarne la pratica, né tantomeno la passione; una passione che mai sentì frivola o disdicevole, e che dichiarò fieramente a chiunque glie ne chiedesse conto. Ben diverso è l'atteggiamento del poeta quando i suoi intervistatori si avventurano nel terreno poco noto della sua prima produzione poetica.

- Meriggiare è la prima poesia che ho creduto meritevole di pubblicazioni. Naturalmente prima ne avevo fatte anche delle altre.
- E non ci sono più?
- No, no, sono scomparse, non saranno mai pubblicate!
- Ma alcune c'erano!
- No, no!
- Negli Ossi, nella prima edizione degli ossi di Gobetti?
- No, no!
- Ce n'era una...
- Be', quella è Musica sognata.
- Ecco, e non c'è più!
- Sì, sì, non c'è più.
- Era l'unica, però... peccato che l'abbia tolta!
- Ma credo che poi sia ricomparsa nelle successive edizioni.
- Ah sì?
- Non ricordo il capoverso altrimenti potrei citarla, dico, non so. Non è Corno inglese, no?
- No, no!
- Non è Corno inglese, no! Non ricordo veramente perché preferisco non rileggermi.


In questo dialogo-intervista con Paolo Bernobini è evidente come, entrando in un argomento pericoloso, Montale volesse evitare ogni riferimento ai suoi Accordi, che pure dovevano essere venuti alla luce in quello stesso periodo, ed erano usciti in volume da pochi anni. Il poeta ebbe sempre un reale pudore anche solo nel nominare le sue opere giovanili; molto meno di quanto ne avesse nel rievocare il suo passato di cantante, di cui forniva le prove parlandone diffusamente e addirittura improvvisando le sue arie preferite con gli intervistatori che glie le chiedessero. Gli studi da baritono, dunque, mai costituirono motivo di imbarazzo, mentre lo fu sempre il suo esordio poetico. Anche molti anni prima, al momento di proporre gli Accordi al pubblico, in un'epoca in cui, evidentemente, doveva pur esserne fiero, Montale scelse di farlo dietro la maschera espressa nel sottotitolo Sensi e fantasmi di una adolescente. La definizione odierna di adolescente, che coincide con quella americana di teenager, non è entrata nell'immaginario collettivo prima degli anni Cinquanta; quel che si intendeva nella prima metà del secolo, per adolescente, è piuttosto da ricercare nella etimologia latina del verbo "adulesco" da cui deriva, che significa "crescere, divenire adulto": dunque, senza una precisazione dell'età in cui tale processo debba avvenire. Ad ogni modo, leggendo gli Accordi se ne ha l'impressione che il suo autore sia un adolescente nel senso odierno, e abbia, quindi, un'età compresa tra i tredici e i diciannove anni. Da quel che si sa circa la datazione della serie, è certo che, invece, nel momento della stesura delle sette liriche, Montale avesse già compiuto i vent'anni; tuttavia, la sua esperienza di vita era, in quel momento, senz'altro assimilabile a quella di un uomo più giovane. Dunque, la decisione di presentare le sette liriche come espressione di un io femminile e non ancora adulto mostra come il poeta temesse, sì, di aver esposto in esse i sentimenti delicati e romantici attribuiti, allora come oggi, all'altro sesso, ma soprattutto di aver tradito una sua sostanziale immaturità e inettitudine. L'adozione di un punto di vista altro, rispetto all'età come al genere, fornisce al giovane Montale l'alibi giusto per presentare un lavoro che, a distanza di anni rispetto alla prima stesura, ritiene comunque letterariamente valido.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'Ingenua pretesa: gli ''Accordi'' di Eugenio Montale

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Informazioni tesi

  Autore: Irene Grassi
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Lettere
  Corso: Filologia moderna
  Relatore: Sergio Zatti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 92

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