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Esistenza e libertà. I diari metafisici di Gabriel Marcel

Il ''mistero ontologico'': l'essere come (non) problema

Stabilito, quindi, che lo sbocco, che ci permette di dissipare la disperazione, generata dal vivere nel mondo dell'avere e della tecnica, è la metafisica e il voler approdare alle radici di quell'On, che è l'ob-jectum sui, dobbiamo vedere in quale modo possiamo coniugarlo e guardare ad esso. Avendo inteso che l'essere è il metaproblematico e l'inoggettivabile per eccellenza, appare evidente che non possiamo né rapportarci ad esso né intelligerlo, concependolo e degradandolo a problema; cercando di intuirlo e investigarlo con le categorie di un pensiero scientifico, delle quali abbiamo notato il loro limite esistentivo. Ecco, quindi, che si prospetta il passaggio dall'ordine del problematico a quello del mistero; passaggio che appare legittimo solo a patto che si accetti quella conditio sine qua non di cui abbiamo parlato in precedenza.
Dobbiamo analizzare quindi le due categorie – di problema e di mistero – avendo cura e di definirle e di, avendo accertato che l'essere è quanto più si allontana dall'ordine del problematico, stabilire se l'affermazione "l'essere è mistero" non equivalga a dire " l'essere non merita di essere ricercato in quanto indefinibile". Eccoci, così, giunti al cuore della teoresi marceliana, a quel pléroma essenziale e ineludibile che è insieme la distinzione tra problematico e misterioso, tra essere e avere, tra tenebra e luce e tra "riflessione prima" e "riflessione seconda":

"problema è ciò che è davanti a me, che non mi concerne; è il complesso di idee e di dati che io osservo e manovro dal di fuori […]. Mistero invece è il meta-problematico, è la verità-milieu.vivente e vitale in cui non si da distinzione fra l'in me e il davanti a me".

Problema, in effetti, non è nient'altro che un qualcosa che sta di fronte a me per essere risolto, che mi ostruisce il cammino e che mi impedisce di progredire; è la scienza di fronte a se stessa "l'ordine dell'avere si confonde con quello del problematico".

Ad esso contrapponiamo la categoria del "mistero" ed in questo senso parliamo di mistero ontologico. In effetti, questa frase vuole dire che non è possibile circoscrivere, pietrificare e analizzare l'essere con le categorie empiriche, perchè è sua stessa natura trascenderle. Affermare che l'essere è mistero significa ridare dignità ontologica a tutti quegli atteggiamenti e sentimenti come: amore, fedeltà, speranza che per loro natura esprimono l'essere, ma un essere alogico, impossibile da anellare in uno schema prefabbricato:

"coincidenza del misterioso e dell'ontologico, c'è un mistero della conoscenza che è di ordine ontologico, ma l'epistemologo lo ignora, ha il dovere di ignorarlo e lo trasforma a problema".

Affermare, infine, che l'essere è mistero significa, in primis, riconoscerlo e porsi in cammino verso di esso; cercando di elaborare un modo per approdarvici; si tratta, dunque, di pensare ad una metodologia dell'inverificabile. Essere è, infatti, l'amore di una madre per il proprio bambino; ora come pietrificare la vivente espressione di ciò in schemi o imbrigliarlo in regole ferree, così come vuole la scienza?
Solo a patto di abbandonare il mondo desolante della technè e di iniziare ad ex-istere, nel suo significato autentico di assurgere, possiamo guardare alla vita come lo spazio dell'attesa e dire veramente di esistere e non solamente di vivere:

"c'è una cosa che si chiama vivere, e c'è nè un'altra che si chiama esistere: io ho scelto di esistere".

Questo brano è tratto dalla tesi:

Esistenza e libertà. I diari metafisici di Gabriel Marcel

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Informazioni tesi

  Autore: Ramon Caiffa
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Roberto Celada Ballanti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 58

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