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Jean Paul Fitoussi: Politica Europea e crisi economico finanziaria

Una crisi inspiegabile?

"L'Europe est en proie à l'anxiété" il affirmait déjà Jean Paul Fitoussi en 1995. "La crise de l'occupation qui vivent les démocraties européennes est la plus grave depuis les ans ‘30".
Stretta nella morsa di una scelta drammatica e apparentemente obbligata, fra il raggiustamento dei conti pubblici e l'incremento della disoccupazione, oggi l'Europa è, di fatto, in preda all'ansia.
Et "ni le progrès technique ni la libre-échangisme mondial, ni la concurrence des pays nouvellement industrialisés se révéler suffisant pour expliquer l'augmentation du chômage. Probablement ont joué un rôle important, mais pas décisif. Si d'autre part, la le chômage a augmenté vertigineuse en Europe, elle n'est pas augmentée dans la même mesure aux États-Unis, ni de manière si rapide dans les autres pays extra-communautaires".

Le ragioni vere, profonde, della disoccupazione sono spesso state celate e svilite nella loro gravità. La ragione della situazione in cui ci troviamo, secondo Fitoussi, è dovuta al livello anormalmente alto dei tassi di interesse reali. In effetti il tasso di interesse reale è nient'altro che la differenza tra il tasso di interesse nominale e il tasso di inflazione. Ad esempio se si prende a prestito a un tasso del 10% un capitale di 100xx occorrerà pagare 10xx all'anno di interesse. Ma se a causa dell'inflazione le entrate nominali aumentano del 10% all'anno, il capitale da rimborsare diminuisce sensibilmente, in virtù del fatto che il suo potere d'acquisto si abbassa del 10% ogni anno. In questo caso, l'interesse sarebbe nullo.
Quando ci si indebita, quindi, ciò che diviene importante è la capacità di rimborso, e senza meccanismi rigidi che ingabbiano l'inflazione verso il basso, l'imprenditore paradossalmente ne beneficerebbe, disponendo del capitale senza pagarne il costo. Questo paradosso, dimostrato da Fitoussi, dimostra che al problema dell'indebitamento della zona euro ci sarebbe una via d'uscita.

Politiche economiche troppo rigide, fondate su un eccesso di virtù monetaria (cioè la disinflazione forzata) come unico e vincolante presupposto della costruzione europea, hanno così indotto a considerare il rallentamento della crescita economica, e la disoccupazione conseguente, come un prezzo da pagare, un investimento assai costoso ma storicamente giustificabile.
La "tirannia finanziaria" che ne è derivata ha imposto tassi di interesse troppo elevati, con l'effetto di scoraggiare gli investimenti e di compromettere l'obiettivo del pieno impiego.
"Leur seul pouvoir est d'augmenter l'intensité de la concurrence dans le marché unique, et en aucun cas réduire la n'est pas nécessairement la meilleure façon d'atteindre le but désiré (et la crédibilité de la construction européenne) ont donc récemment joué un rôle majeur dans l'aggravation du chômage".
Per lo studioso occorrerebbe, finalmente, uscire dal dogmatismo teorico, per affiancare alla stabilità finanziaria una esplicita e razionale prospettiva di sviluppo.
Ma oltre all'eccessiva rigidità delle autorità monetarie, come causa dell'incipiente disoccupazione, per mettere fine alla crisi del debito sarebbe sufficiente che la Bce accettasse il ruolo di prestatore di ultima istanza per i membri dell'eurozona. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Jean Paul Fitoussi: Politica Europea e crisi economico finanziaria

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Informazioni tesi

  Autore: Rita Puzio
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli studi di Napoli "Parthenope"
  Facoltà: Economia
  Corso: Management e Controllo D'Azienda
  Relatore: Maria Giovanna Petrillo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 135

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