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Omosessualità femminile: riflessioni sul genere e stili di vita delle donne omosessuali italiane

L'essere donna e lesbica: uno sguardo alla storia

Definire "il genere femminile", e dunque la donna, e tracciare un suo percorso storico autonomo nei diversi contesti sociali è una cosa assai difficile, questo perché la subordinazione della donna all'uomo è millenaria e investe non solo la sfera familiare, ma anche quella delle relazioni sociali, politiche ed economiche. Per un arco di tempo lunghissimo, dunque, la donna non è stata considerata, né si è considerata, un soggetto autonomo in grado di creare eventi. Per questo è solito dirsi che la storia delle donne sia l'ombra dell'altra storia, quella che troviamo nei libri e i cui protagonisti sono esclusivamente uomini. Uomini e donne, maschile e femminile, relazioni e interazioni, infine il modo con cui questi due tipi umani esperiscono, subiscono e modificano nel tempo il rapporto tra loro e col mondo, tutto ciò è incluso nello statuto del termine "genere".

Il modello di differenze tra sessi che oggi conosciamo si è affermato soltanto da circa due secoli, e risulta essere non il risultato della nuova impostazione scientifica quanto invece l'esito di processi di tipo sociale e politico. Ancora nel XVII secolo persisteva la concezione dell'esistenza di un unico sesso, che si realizzava in due forme in forza del maggiore o minore "calore" dell'individuo; uomini e donne erano accomunati dagli stessi genitali, solo che quelli delle donne per mancanza di sufficiente riscaldamento venivano trattenuti all'interno del corpo. In questa disposizione biologica il sesso "perfetto" era quello maschile. Per quanto riguarda invece il piacere sessuale, l'orgasmo apparteneva ad ambedue i sessi, ed era anzi implicato nel processo generativo femminile, tanto che si pensava che fosse lo stimolo scatenante del concepimento. L'esercizio della sessualità femminile era al centro della azioni giudiziarie. Quando alle donne venne attribuito un desiderio erotico che sconfinava nella sfrenatezza, gran parte dei processi alle presunte "streghe" furono, infatti, intentati sulla base della convinzione di un'irrefrenabile pulsione sessuale. Ancora agli inizi del Settecento non esiste un'ontologia del sesso. Al contrario, esiste una rigida e assoluta divisione sociale, con posizioni sociali e politiche decise sulla base del sesso anatomico. Sono le trasgressioni di genere ad essere punite. Esempi degni di nota presentano nell'Olanda del primo Seicento la storia di Henrika Schuria una donna (Laqueur, 1990), "dal contegno virile che si era stancata del suo sesso, si arruola nell'esercito" e al suo ritorno viene processata con l'accusa di "concupiscendenza" immorale e per aver avuto rapporti con una donna, condannata ad essere bruciata al rogo. Travestirsi con i panni del genere dominante è fatale, invece, ad una ragazza di Chaumont-en-Bassigny di cui racconta Michel de Montaigne, che diventa tessitore e sposa una donna. Riconosciuta da un compaesano e portata in giudizio la donna venne condannata all'impiccagione (de Montaigne, 1956) "essa s'è detta disposta ad accettare questo destino piuttosto che ritornare allo status di ragazza". Fu impiccata per aver impiegato espedienti illeciti al fine di porre rimedio alla sua manchevolezza quanto al sesso.

Le differenze tra i sessi - osserva Joan Scott (1988) -, esempio il corpo femminile di caratteristiche e capacità proprie in natura diverse da quelle maschili, si prestano alla costruzione di una disparità storica in virtù della quale la divisione del lavoro, i compiti quotidiani, l'accesso alla sfera intellettuale e simbolica, si sono organizzati nel tempo lungo una profonda asimmetria, a discrimine e a svantaggio del genere femminile. La presa di coscienza della disuguaglianza, le posizioni politiche che ne sono conseguite, il movimento, la sua azione, il contraccolpo che la società civile ne ha ricevuto e le risposte che ha dato, insieme ai ceti politici, al nuovo soggetto, tutto questo ha portato davanti la riflessione femminista, sollecitandola a dotarsi di categorie di analisi e di ipotesi per l'indagine storica e teorica. Il soggetto donna elabora la propria esperienza nella consapevolezza che il contesto in cui vive è in continuo mutamento, un mutamento che essa contribuisce a produrre e che si riflette sulla sua stessa identità. Gli studi sulle donne sono quelli in cui l'utilizzo della prospettiva di genere è stato più frequente, consentendo di puntare l'attenzione non solo sulle condizioni ma sui processi, i contesti, le esperienze che strutturano l'esistenza femminile. Le donne dunque non come oggetti passivi, ma come soggetti.

Il sesso dunque è una costruzione storica, lo si può spiegare soltanto entro i contesti storici del conflitto sociale per il dominio e il potere.
Un' ipotesi riguardo alla cruciale domanda sul perché il sesso dovrebbe originare una classificazione, un'asimmetria, una risposta può essere che tutta la questione della differenza tra sesso/genere non è che un modo, ma forse il modo, per imporre, esercitare e mantenere il dominio politico, economico e sociale, simbolico e materiale sulle donne. Molti pregiudizi che vivono ancora oggi nell'immaginario collettivo hanno radici molto lontane, ma con il passare dei secoli la figura della donna, nonostante fosse continuamente subordinata a quella dell'uomo, comincia ad acquistare la sua emancipazione, la sua dignità, il suo valore.
Solamente a partire dal Novecento la condizione della donna comincia a cambiare radicalmente e si può parlare così di donne in movimento. Incominciano a formarsi corporazioni di donne, in parte lesbiche, che si uniscono per combattere contro tutte le discriminazioni della società misogina. La presa di coscienza, da sempre l'arma di tutte le battaglie femminili, è stata anche la penna che ha cominciato a scrivere la storia delle donne.
Nel XX secolo l'emancipazione femminile raggiunge livelli inauditi. Le lotte femministe per la parità dei sessi crescono con velocità. Nonostante ciò continuano, però, ad essere sottovalutate e sfruttate.

La questione della subordinazione ed inferiorizzazione della donna può essere enormemente ampliata se si considera anche la dimensione dell'orientamento sessuale. L'invisibilità sociale che ha caratterizzato il sesso femminile nei secoli ha tratteggiato, sul versante dell'omosessualità, i confini dell'identità lesbica evidenziando il doppio stigma a cui le donne omosessuali devono far fronte: quello di genere e quello di orientamento sessuale.
La storia del femminismo risulta essere, per questo, strettamente connesso con le rivendicazioni di parità dei diritti della popolazione omosessuale.
I punti di contatto sono molti, ma risulta di particolare importanza rintracciare dentro il secolare sistema di disuguaglianze di genere le radici della negazione, discriminazione e punizione delle esistenze lesbiche. Non è possibile non evidenziare come ci sia in Italia e nel mondo un'emergenza discriminazione per le lesbiche, che scontano il doppio stigma: di genere e di orientamento sessuale. [...]

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Omosessualità femminile: riflessioni sul genere e stili di vita delle donne omosessuali italiane

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Informazioni tesi

  Autore: Rossella Gaudiero
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Sociologia
  Corso: Politico sociale
  Relatore: Fabio Corbisiero
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 126

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studi di genere
omosessualità femminile
omogenitorilità
stili di vita lgbt

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