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Implementazione di metodi analitici per ridurre l'impatto ambientale del refluo tessile

Le leggi per la tutela dei corpi idrici

Esistono sostanzialmente due diversi approcci all'inquinamento ambientale: quello di tipo naturalista, che si pone l'obiettivo di tutelare l'ambiente e la conservazione delle risorse naturali, e quello di tipo sanitario che ha come scopo primario quello di salvaguardare la salute delle popolazioni esposte.
Le due impostazioni ovviamente devono trovare punti di convergenza in considerazione del fatto che squilibri ambientali nel lungo periodo incideranno sullo stato di salute delle popolazioni umane e animali.
Perché vi sia tutela e valorizzazione delle risorse idriche e anche per mettere in condizioni le comunità umane di poterle utilizzare per scopi civili e industriali occorrono provvedimenti legislativi mirati.
La legge Merli è la prima legge importante in materia di tutela dell'ambiente. È stata varata nel 1976 per la tutela delle acque e le istituzioni hanno iniziato a mettere i primi mattoni di quella branca specialistica che può essere definita "diritto ambientale".
Il legislatore stabiliva un'unica disciplina degli scarichi con un'applicazione rigida e uniforme di valori limite degli inquinanti, senza tener in alcun conto il tipo e l'uso del corpo recettore destinatario. Inoltre, non definiva espressamente i requisiti degli scarichi stessi, che sono stati identificati a seguito dell'elaborazione scientifica e giurisprudenziale.
Solo nel 1994 con la legge Galli è stata attuata una riforma idrica radicale. Da un lato stabilisce alcuni principi generali importanti, attribuendo alle acque il carattere di risorsa pubblica (incluse per la prima volta le acque sotterranee), da salvaguardare secondo criteri di solidarietà a beneficio delle generazioni future, prevedendo che il suo utilizzo sia indirizzato al rinnovo e al risparmio. Quest'ultimo deve essere conseguito mediante eliminazione delle perdite, installazioni di reti duali nei nuovi insediamenti e apparecchiature per il risparmio idrico domestico e nei settori industriale, terziario e agricolo.
Dall'altro lato riorganizza strutturalmente la gestione delle risorse idriche considerando in modo integrato l'intero ciclo che dall'approvvigionamento porta al consumo e alla successiva depurazione.

La direttiva 2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque – DQA), che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque, ha introdotto un approccio innovativo nella legislazione europea, tanto dal punto di vista ambientale, quanto amministrativo-gestionale. La direttiva persegue obiettivi ambiziosi: prevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo, migliorare lo stato delle acque e assicurare un utilizzo sostenibile, basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili.
La normativa si propone di: ampliare la protezione delle acque, sia superficiali che sotterrane, raggiungere lo stato di "buono" per tutte le acque entro il 31 dicembre 2015, gestire le risorse idriche sulla base di bacini idrografici indipendentemente dalle strutture amministrative, procedere attraverso un'azione che unisca limiti delle emissioni e standard di qualità, riconoscere a tutti i servizi idrici il giusto prezzo che tenga conto del loro costo economico reale e rendere partecipi i cittadini delle scelte adottate in materia.
In Italia prima di tale direttiva, tuttavia, l'ordinamento giuridico nazionale aveva già introdotto con la Legge 183/89 il concetto di pianificazione a scala di bacino e aveva anticipato un approccio integrato alla tutela delle acque attraverso il Decreto legislativo 152/1999.
La nuova legge pone al "titolare" dello scarico nuovi obblighi basandosi su due presupposti fondamentali: tutti gli scarichi debbono essere autorizzati e devono rispettare valori limite di emissione, stabiliti in funzione degli obiettivi di qualità dei corpi idrici (concetto del tutto nuovo e sul quale è incentrata una serie di iniziative volte a capire prima la qualità dei corpi idrici ed il loro uso e poi ad autorizzare eventuali scarichi in detti ricettori).
Lo stato dell'arte a tutela dell'ambiente è rappresentato dal decreto legislativo 219/10 del 10 dicembre 2010, che stabilisce specifiche tecniche per l'analisi chimica e il monitoraggio dello stato delle acque. Tale legge ha come obiettivo primario la promozione dei livelli di qualità della vita umana, da realizzare attraverso la salvaguardia ed il miglioramento delle condizioni dell'ambiente e l'utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali. Gli obiettivi di tale decreto, non discostandosi molto da quelli promossi dalla legge antecedente, sono mirati a: monitorare e classificare le acque in funzione degli obiettivi di qualità ambientale, classificare i corpi idrici, limitare l'emissione degli scarichi idrici, definire le aree sensibili e individuare le zone vulnerabili. […]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Implementazione di metodi analitici per ridurre l'impatto ambientale del refluo tessile

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Informazioni tesi

  Autore: Mariarita Tomei
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Roma Tor Vergata
  Facoltà: Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
  Corso: CHIMICA APPLICATA
  Relatore: Antonio Palleschi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 60

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Parole chiave

inquinamento
inquinamento acque
industria tessile
metodi analitici
analisi acque

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