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Aiuto alla famiglia tra professione e volontariato

Il principio di responsabilità, perno su cui si regge la coppia

Riprendendo il concetto presentato nell’introduzione della tesi, che focalizza un’idea di famiglia fondata sulla reciprocità, è opportuno aggiungere il principio di responsabilità, che dà avvio ad un processo che impegna a vagliare e valutare il modo con cui ci relazioniamo, perché il nostro agire non è fine a se stesso, ma implica una forte responsabilità verso chi condivide con noi il presente e verso le generazioni future, gestite all’interno di dinamiche familiari e sociali.

Hans Jonas, con “Il principio di responsabilità”, ci sollecita ad assumerci moralmente la responsabilità verso il nostro prossimo presente e futuro. Jonas basa la sua speculazione su tre concetti complementari di totalità, continuità e futuro e fonda la sua teoria sull’archetipo della responsabilità dell’uomo per l’uomo, che comprende quindi la reciprocità, in quanto fondamento, se vissuta in termini di positività, di ogni rapporto umano, al di là del tempo e dello spazio, in quella terza dimensione scaturita dai nostri pensieri e dalle nostre emozioni più profonde.

Jonas ci introduce alla sua teorizzazione con il seguente ragionamento:

“L’elemento comune può essere sintetizzato nei tre concetti di “totalità”, “continuità” e “futuro”, riferiti all’esistenza e alla felicità degli esseri umani. Assumono anzitutto come dato fondamentale il polo di riferimento “essere umano”. Esso presenta la precarietà, la vulnerabilità, la revocabilità – modalità particolarissima della transitorietà – proprie di ogni essere vivente, che ne fanno oggetto esclusivo di cura (Obhut); ma oltre a ciò la comunanza dell’humanum con la sfera della responsabilità, che ha su quello la pretesa piú originaria, anche se forse non l’unica. Ogni essere vivente è fine a se stesso e non ha bisogno di una giustificazione ulteriore: sotto questo aspetto l’uomo non è in nulla superiore agli altri esseri viventi, eccetto che per poter essere soltanto lui il responsabile anche per loro, ossia per la salvaguardia del loro essere fini a se stessi. Ma nella compartecipazione al destino umano i fini dei suoi simili, sia che egli li condivida oppure si limiti a riconoscerli negli altri, e il fine in sé della loro stessa esistenza, possono in maniera unica confluire nel suo proprio fine: l'archetipo di ogni responsabilità è quello dell’uomo per l’uomo. Questo primato della parentela soggetto-oggetto nel rapporto di responsabilità è insito inconfutabilmente nella natura della cosa. Esso significa tra l’altro che il rapporto, pur essendo unilaterale in se stesso e in ogni caso singolo, è tuttavia reversibile e include una potenziale reciprocità. Anzi, genericamente la reciprocità è sempre presente, in quanto io, responsabile di qualcuno, vivendo fra esseri umani sono sempre anche oggetto della responsabilità di qualcun altro. Questo deriva dalla non-autarchia dell’uomo: ciascuno ha sperimentato anzitutto su se stesso la responsabilità originaria delle cure parentali. In questo paradigma fondamentale diventa chiaro nel modo più convincente l’intreccio della responsabilità con tutto ciò che è animato. Soltanto ciò che è vivente, nella sua costitutiva indigenza e vulnerabilità, può essere oggetto di responsabilità; questa è però soltanto la condizione necessaria e non sufficiente. Ciò che contrassegna l’uomo, e cioè che soltanto lui può avere una responsabilità, significa contemporaneamente che egli la deve avere anche per i suoi simili, essi stessi soggetti potenziali di responsabilità, e che, in un modo o nell’altro, già la possiede: la capacità di averla è la condizione sufficiente della sua attualizzazione.”

Grazie all’apporto teorico di Jonas e riprendendo il filo logico di quanto esposto fino ad ora, si può traslare il principio di responsabilità nei rapporti di coppia, nella famiglia come responsabilità sistemica, nell’associazione come responsabilità verso i fruitori.

In un progetto di auto mutuo aiuto rivolto alle coppie, che si sta sviluppando, il principio di responsabilità è implementato nei rapporti di reciprocità all’interno del gruppo. Si può sostenere che occorre avviare un rapporto di accettazione positiva incondizionata (A.P.I.) rivolto alla persona che si rivolge a noi, individuando gli aspetti negativi e positivi della relazione.

Gli aspetti negativi vanno vagliati e, una volta individuati, vanno collegati con le motivazioni che hanno condotto la coppia alla richiesta di aiuto. Occorre aiutarli ad iniziare un percorso che li conduca, non solo a prendere coscienza del loro stato di impotenza e di sfinimento, ma anche di essere dei contenitori delle varie componenti del conflitto in atto. Far emergere i livelli di sofferenza che provocano in loro reazioni che spesso non sono in grado di discernere. Evidenziare il bisogno reciproco nell’intreccio relazionale, agevolando l’emersione delle emozioni sopite, facilitandoli a trasformarle in opportunità di crescita e maturazione del rapporto di coppia.

In positivo. favorire lo svilupparsi del senso di alleanza terapeutica, acquisendo consapevolezza ed elaborando interpretazioni e valutazioni costruttive e propositive del senso dell’unione, che possono entrare in sintonia e comprendere i vissuti dei soggetti.

Una volta evidenziati i lati positivi e negativi all’interno della relazione, occorre elaborare una strategia di intervento, cercando di capire se si debba intervenire sul singolo o sulla coppia. Questo si può valutare solo in base a ciò che viene acquisito.

Nell’individuazione del bisogno di una terapia di coppia, occorre demandare l’intervento a professionisti, ma la coppia può continuare a rimanere all’interno del gruppo, per poter proseguire il percorso formativo e comunicare bisogni, affetti e disponibilità al confronto risolutivo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Aiuto alla famiglia tra professione e volontariato

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Informazioni tesi

  Autore: Gloria Spaggiari
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Pedagogia
  Corso: Scienze pedagogiche
  Relatore: Renza Cerri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 230

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unità familiare
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