I colori di Montale

Montale scrive di sé, di ciò che ha visto e vissuto e ci trascina nel vortice dei suoi pensieri, nel cammino della sua vita con una poesia al contempo leggibile e alta, mai banale, che penetra il cuore riportandoci ai suoi tempi pur restando ben ancorati qui ai nostri giorni. Anche chi non avesse mai visto la Liguria potrà innamorarsi di questi luoghi leggendo i versi montaliani.

“Quando faccio dell’arte io devo esprimere, cioè, se voglio essere personale, quella parte di me che è mia soltanto e che forma la mia individualità vera incomunicabile e irripetibile. Quindi nessuno potrà comprendere del tutto l’opera mia, perché ciò significherebbe diventare me, cosa impossibile affatto.”

Montale quindi vuole dirci che nessuno potrà mai capire ciò che veramente il poeta vuole esprimere, ma ognuno di noi può amare un’opera e riconoscersi in essa e quindi:

“… noi amiamo dunque noi stessi: riconoscerci in un’opera è credersi capaci di produrla, è, senz’altro, produrla.”

Le caratteristiche che legano i fruitori all’opera d’arte, in questo caso potremo parlare della poesia, non sono essenziali a formare l’originalità e l’unicità di questa. Quindi se in un’opera si riconoscono in molti non è un bene per l’opera: “Il consenso generale che si raccoglie su di un’opera artistica, depone quindi contro di lei, perché attesta in essa un carattere comunale (per tutti), cioè no originale.”. Il poeta da queste osservazioni afferma che quindi l’arte è sempre incomprensibile e che se si può capirne qualcosa, rimanerne affascinati e farlo proprio è solo un danno per l’opera e non è qualcosa appartenente a questa ma un posticcio ad essa incollato.

Introduciamo adesso alcune linee principali riguardo la poesia di Montale che approfondiremo all’interno di tutta le tesina.
“Illuminazione. Il sole freccia di luce verdina, un mare bigerogno, che si dibatte sulla riva fangosa e trema e splende in tutte le scaglie come un pesce gigantesco.”

Già questi versi risalenti al 1917 sono carichi della poesia che apparterrà agli Ossi: alcuni dei colori tipici usati dal poeta come il verde e il bigio, il mare e i suoi abitanti, la luce anch’essa di una particolare sfumatura. Infine, prima di cominciare ad addentrarci nel vivo delle opere montaliane, immergiamoci in alcuni bellissimi stralci presi da uno stesso brano del Quaderno Genovese che racchiude l’amore per le Cinque terre, il mare, la pittura, i colori, le luci, le visioni, i termini che il poeta usa frequentemente e tanto ancora: “Paesaggio sonnolento. Il canneto che si flette lentamente sotto il vento dipinge la carta del cielo coi cento pennelli rossicci delle sue barbe. Dapprima la copre di un celeste artificioso che si allarga in macchie umide e pesanti; poi la stella qua e là di nuvole biaccose e filamentose che gli impiastricciano le dita nervose…”. “Più lontano si stende il mare liscio che barcolla come un avvinazzato in una rete di luce polverosa…”. “Ed ai miei sguardi mezzo addormentati tutte queste visioni si muovono e si spezzano e riddano pazzamente; e non saprei più dire se il cielo sia un mare e le sue nubi bizzarre caravelle; o non sia il mare piuttosto un cielo traversato dalle gonfie nubi dei gozzi multicolori delle Cinque terre.”