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Hacktivismo: un difficile bilanciamento fra diritto di informazione e illegalità

La vera origine del termine Hacker

Partiamo cercando di fornire una definizione del termine hacker. Questo compito in realtà è ben più complesso di quanto possa apparire a prima vista.
Il significato attribuito al termine ha infatti subito molti cambiamenti ed evoluzioni, tutte determinate dal contesto storico, sociale, politico e normativo nel cui ambito si andava a collocare.

La concezione comune di hacker è innegabilmente correlata ad un'accezione negativa, basta infatti fare una semplice ricerca sul web per constatare come la definizione più comune sia quella di pirata informatico. In realtà la genesi del termine è un'altra e a quella bisogna fare riferimento per un corretto inquadramento del fenomeno, essa deve basarsi sulle indicazioni provenienti dagli stessi hacker.

Il New Hacker Dictionary, compendio online dove sono raccolti i termini gergali dei programmatori, elenca ufficialmente nove diverse connotazioni per la parola "hack" e un numero analogo per "hacker". Eppure la stessa pubblicazione include un saggio d'accompagnamento in cui si cita Phil Agre, un hacker del MIT, che mette in guardia i lettori a non farsi fuorviare dall'apparente flessibilità del termine. "Hack ha solo un significato" - sostiene Agre - "quello estremamente sottile e profondo di qualcosa che rifiuta ulteriori spiegazioni".

A prescindere dall'ampiezza della definizione, la maggioranza degli odierni hacker ne fa risalire l'etimologia al MIT, dove il termine fece la sua comparsa nel gergo studentesco all'inizio degli anni '50. Il termine "hack" veniva usato con un significato analogo a quello dell'odierno di "goof" (scemenza, goliardata); era implicito nella definizione di "hack" lo spirito di un divertimento creativo e innocuo.

Iniziamo dunque dagli anni '50 che videro la nascita del movimento, noteremo quindi come il concetto di hacker si sia evoluto all'interno della cultura stessa. Come si legge su Wikipedia: "Una volta oscuro elemento del gergo studentesco, la parola hacker è divenuta una palla da biliardo linguistica, soggetta a spinte politiche e sfumature etiche. Forse è questo il motivo per cui a così tanti hacker e giornalisti piace farne uso. Nessuno può tuttavia indovinare quale sarà la prossima sponda che la palla si troverà a colpire".

Questo brano è tratto dalla tesi:

Hacktivismo: un difficile bilanciamento fra diritto di informazione e illegalità

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Informazioni tesi

  Autore: Luca Piscaglia
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Monica Palmirani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 192

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Parole chiave

internet
informatica giuridica
diritto informazione
hacktivismo
attivismo digitale
responsabilità isp
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