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La specificità delle Alpi nella didattica della geografia: i masi dell'Alto Adige

Il Maso chiuso

La comprensione ed interpretazione delle norme sul maso chiuso creano qualche problema al giurista abituato agli schemi del diritto romano perché è un tipico istituto del diritto germanico, ispirato ad una diversa logica: una fattoria non è un insieme di terreni e immobili che si possono separare senza danni, ma è una particolare azienda che ha raggiunto una redditività ottimale per l’impegno di generazioni e che deve essere trasmessa alle generazioni successive. Perciò l’erede non acquista un diritto sui singoli terreni od edifici, ma ha solo il diritto di utilizzare la fattoria secondo le regole della buona agricoltura, ampliandola e riducendola solo se necessario e su autorizzazione dell͛’utorità per poi trasmetterla ad altri intatta.
In tal modo, per secoli, si è garantito che la famiglia agricola avesse la sicurezza del sostentamento e si è garantita la stabilità economica e sociale.

Con il temine maso chiuso (Geschlossener Hof) si intende quel particolare istituto per cui in Alto Adige il podere, alla morte del proprietario, non viene suddiviso fra gli eredi, ma passa ad una sola persona, di solito uno dei coeredi, detto erede assuntore (Anerbe). Gli altri coeredi hanno diritto solo ad un compenso.
Il temine Hof indica genericamente la corte, ma ha assunto il significato più ampio di podere; in italiano è stato reso con maso che deriva dal latino medievale mansio, indicante sia la casa che la famiglia: è la stessa radice che in francese è divenuta maison. Più incerta l͛origine del termine chiuso.

Aldo Gorfer nel 1973 cercava di spiegare così l’istituzione del maso chiuso: il maso sudtirolese (Hof) va un tantino al di là del significato latino di mansio. Considera la dimensione della corte. Ogni entità ha prati, campi, bosco, vacche, maiali pecore, capre, alveare, molino, forno da pane, caseificio, sorgente e canali di irrigazione. E͛ un quadro di indipendenza. All’esterno, si ricorre per il caffè, lo zucchero, il sale il tabacco, l’olio, il veterinario, il medico, le medicine, il prete. L’esterno vi si affaccia con il pretendere le tasse, le votazioni e i giovani di leva.

Il Bauer è una specie di feudatario. Bauer significa contadino ma non nel senso che noi diamo al termine, bensì di “signore della terra”.
Così come la Bauerin, contadina, è la “signora della casa”.

Il Bauer è l’erede privilegiato, l’Anerbenrecht. L’uomo che riceve dal padre l’investitura della proprietà, con l’impegno di tramandarla intatta, alle generazioni. I suoi fratelli possono restare nel maso come lavoratori agricoli (Knechten) oppure andarsene con il viatico di una eredità.

E’ per questo che il maso (non solo quello di montagna) ha l’arcaico senso del castello. Ma mentre la nobiltà castellana è tramontata da un pezzo, la nobiltà agricola, Bauernstand, resiste nella continuità della tradizione precisa, nonostante i traumi che la stanno assalendo.

Il maso chiuso è istituto del diritto barbarico delle popolazioni germaniche, introdotto dai Bavari verso la fine del VI sec. Presso queste popolazioni tutti i contadini facevano parte della “comunità villaggio” (Dorfgemeinschaft) a cui appartenevano i terreni. A ogni libero capo famiglia doveva essere assegnata una porzione di terra arabile con tutti gli accessori (pascolo, bosco) bastante al mantenimento di una numerosa famiglia con tutti i servi. […]

La posizione degli eredi esclusi era dura, se restavano al maso, diventavano servi agricoli (Knecht), trattati come uno di famiglia ma non in grado di crearsene una propria; se ne uscivano ricevevano un modesto corredo e dovevano cercare fortuna. In caso di miseria conservavano in diritto di tornare al maso.

L’istituto del maso chiuso fu per secoli regolato dalla consuetudine, venne ufficialmente regolato dalla Tiroler Landsordnung del 1526, da “Patenti Imperiali” emanate fra il 1770 e il 1795 e, infine dalla Legge provinciale tirolese del 12 giugno 1900 nr. 47.

I vantaggi del sistema del maso chiuso sono diversi:

- Impedisce la polverizzazione terriera a seguito di vendite di singoli terreni o divisioni ereditarie. La frammentazione porterebbe all’abbandono dei
terreni meno produttivi e non favorisce la cooperazione fra i proprietari per raggiungere migliorie comuni.

- È di ostacolo alle grandi proprietà anche se un singolo può possedere più masi

- E’ di ostacolo all’indebitamento perché il contadino non è costretto a vendere per pagare i coeredi

- Favorisce la continuità del possesso del maso, buona conservazione e coltivazione dello stesso poiché tutta la famiglia è coinvolta

- Presuppone e consolida un forte vincolo familiare

- Favorisce la coltivazione diretta anche in zone impervie

- Crea una classe di contadini legati al proprio maso, conservatori e tutori dell’ambiente

- Creava un certo equilibrio demografico

L’erede assuntore non è poi molto privilegiato, si trova nella posizione di assumersi il rischio imprenditoriale, rischio che cessa invece per gli eredi esclusi.

Queste norme vennero abolite dopo l’annessione dell’Alto Adige al Regno d’Italia nel 1918, ma rimasero inalterate nell’uso comune del diritto consuetudinario tirolese. […]

Ad oggi i masi chiusi in Alto Adige sono circa 12.300. Negli ultimi 10 anni la media è stata di 67 nuovi masi dichiarati chiusi per anno, contro i 22 che sono stati dichiarati aperti e quindi svincolati dalla normativa specifica, a testimonianza della modernità di questa istituzione. […]

Tradizione, orgoglio di appartenenza, collegamenti stradali e finanziamenti pubblici non rendono tuttavia la vita del contadino di montagna esente da problemi sociali anche rilevanti, legati all’irrisolvibile problema dell’isolamento.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La specificità delle Alpi nella didattica della geografia: i masi dell'Alto Adige

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Informazioni tesi

  Autore: Laura Picchio
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze della Formazione Primaria
  Relatore: Cristiano Giorda
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 113

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Parole chiave

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didattica della geografia
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