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Il Disturbo Dissociativo dell'Identità Secondo Ellenberger e Casi Bibliografici

Da Ellenberger alla fine del XX secolo: la rivalutazione del disturbo dissociativo

Dopo decenni contraddistinti dalla scomparsa di personalità multiple si è assistito, a partire dai primi anni settanta, ad un graduale e sempre più impetuoso rifiorire di segnalazioni concernenti tale condizione morbosa, in particolare nel Nord America (Graziani, 1999). La pubblicazione del libro di Ellenberger ha favorito il riemergere della diagnosi del disturbo, in quanto dedica grande attenzione alla dissociazione e alla personalità multipla, analizzandone dettagliatamente le origini (Miti, 1992). Appena un decennio più tardi, Borr, parla esplicitamente di epidemia (Borr, 1982) e tra il 1983 il 1984 vengono poste le basi per un approccio scientifico allo studio di questo disturbo: in questi anni vengono infatti pubblicati quattro numeri monografici sul disturbo dissociativo dell’identità da parte di importanti riviste internazionali:

“The american Journal of Clinical Hypnosis” (n. 10, 1983), “The International Journal of Clinical and Experimental Hypnosis” (n. 32, 1984), “Psychiatric Annals” (n. 14, 1984) e “The Psychiatric Clinics of North America” (n. 7, 1984) (Miti, 1992).

Nel 1984 si tenne a Chicago la prima grande conferenza sul DPM e viene fondata l’International Society for The Study of Multiple Personality and Dissociation.
Cominciano ad essere istituite, all’interno di ospedali generali, delle unità specializzate nel trattamento di disturbi dissociativi. Nel 1988 appare la prima rivista interamente dedicata ai disturbi dissociativi, “Dissociation”. Nel DSM-III-TR (APA, 1987), infine, viene stabilito come la prevalenza di questo disturbo sia più elevata di quanto non si fosse comunemente creduto e vengono definiti per la prima volta i criteri diagnostici.

Il disturbo dissociativo dell’identità viene inserito tra i disturbi dissociativi, la cui manifestazione essenziale è un’anomalia o alterazione delle normali funzioni integrative, come l’identità, la memoria o la coscienza. Se ê l’identità ad essere alterata, e cioê dimenticata e sostituita da un’altra, con alternanza tra queste, avremo un Disturbo di Personalità Multipla (Miti, 1992).

Anche la decima edizione dell’International Classification of Diseases (ICD), recupera il concetto di dissociazione e introduce una nuova categoria diagnostica rispetto all’ICD-9. Insieme alla scomparsa del termine “isteria”, nell’ICD-10 vengono accomunati i due concetti di “dissociazione” e “conversione” nella costruzione della categoria dei “disturbi nevrotici, somatoformi e stress-dipendenti” (Miti, 1992).

L’ICD-10 non sembra però attribuire troppa importanza al disturbo dissociativo (Miti, 1992). Per spiegare la notevole diffusione di questo fenomeno, sono stati chiamati in causa fattori iatrogeni quali l’uso distorto dell’ipnosi e l’iperinclusione diagnostica per criteri selettivi troppo blandi o dettati dal particolare tipo di pazienti, non escludendo il fascino del disturbo in sé. Così è accaduto che l’American Psychiatric Association abbia modificato nel DSM-IV i criteri diagnostici, rendendoli più rigidi, similmente la terminologia “Disturbo di Personalità Multipla” è stata variata in “Disturbo Dissociativo dell’Identità” (Graziani, 1999).

Circa l’uso inappropriato dell’ipnosi e del rapporto ipnotico quali fonti di nuove personalità e diagnosi, la tesi non appare sostenibile dal momento che moltissime diagnosi sono state poste senza alcuna procedura ipnotica e per di più in casi in cui il paziente non aveva ricevuto alcun precedente trattamento psichiatrico (Graziani, 1999).

Altri fattori oltre a quelli dell’ “epidemia di Personalità Multipla”, (Borr, 1982), e dell’ancoraggio al significato janetiano di dissociazione sono probabilmente alla base dell’aumentato interesse americano sull’argomento:

a. L’alta frequenza con la quale film, libri e mass-media trattano gli argomenti riconducibili alla dissociazione (possessione, trance, fenomeni paranormali, casi di personalità multipla)

b. Gli studi sui fenomeni post-traumatici che hanno avuto come oggetto soprattutto veterani della guerra del Vietnam

c. La riscoperta dell’ipnosi, non solo come strumento terapeutico, ma anche quale mezzo di indagine sperimentale, come sosteneva Janet, sui fenomeni della memoria e della coscienza

d. L’aumentato interesse dell’opinione pubblica, della giustizia, dei servizi sociali, degli psicologi circa gli abusi sessuali e le violenze sui bambini, nonché le conseguenze di ciò in età adulta

e. Gli studi di neurofisiologia sulla differenziazione emisferica e sulle aree funzionali cerebrali

f. La separazione, iniziata dal DSM-III (1980), dei disordini dissociativi da quelli somatoformi, con conseguente e più esplicita caratterizzazione di queste due dimensioni cliniche

g. La maggior accettazione, da parte della psicologia accademica delle teorie cognitive

h. Gli sviluppi della moderna psicofarmacologia che hanno permesso una più chiara caratterizzazione dei pazienti con o senza sindromi rispondenti ai farmaci

Oltre a tutto ciò, hanno contribuito al rinnovato interesse verso questo disturbo anche due importanti casi bibliografici, divenuti molto famosi in seguito alla risonanza mediatica (Graziani, 1999).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il Disturbo Dissociativo dell'Identità Secondo Ellenberger e Casi Bibliografici

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Informazioni tesi

  Autore: Clara Bocchio
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Franco Freilone
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 43

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Parole chiave

psicologia clinica
personalità
disturbo dissociativo
ellenberger

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