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La comunicazione sociale e la violenza sulle donne: due campagne a confronto

Ostacoli alla richiesta di aiuto

L'indagine sulla violenza e i maltrattamenti contro le donne, sia dentro che fuori la famiglia, ha evidenziato che soltanto il 7% delle donne trova il coraggio di denunciare il proprio aggressore e di chiedere aiuto ai Centri Antiviolenza nazionali.
Innanzitutto, occorre partire dal presupposto che ogni donna è diversa e ciascuna ha una propria soglia di tolleranza della violenza. Alcune donne troncano la relazione dopo il primo episodio di maltrattamento; altre, che purtroppo rappresentano un numero decisamente più sostanzioso, portano avanti la relazione per mesi e per anni, cercando giustificazioni alla violenza e nascondendo a se stesse ed a terzi la gravità della situazione. Lo stretto legame affettivo tra la donna ed il proprio carnefice costituisce la ragione principale che induce la donna a tollerare gli episodi violenti del compagno, rendendo più remota la possibilità di denuncia alle Autorità. In essa vi è il desiderio di salvare la famiglia e di tornare al rapporto armonioso dei primi tempi, il senso di protezione per il partner e l'illusione che quest'ultimo modifichi la propria condotta violenta per non perdere la compagna ed i figli. Spesso, proprio a causa di questa reticenza, molte vittime perdono il supporto di familiari e amici, che al contrario si attendono che le vittime lascino i loro partner violenti.
Nella maggior parte dei casi, le donne sono bloccate dalla paura che svelare la situazione di violenza possa mettere a repentaglio la propria incolumità e quella dei figli. Infatti, come testimoniato dai numerosissimi casi di cronaca nera degli ultimi anni, le separazioni ed i divorzi comportano un'inasprimento della violenza che può condurre addirittura all'omicidio della donna, per mano del partner violento.
Molte volte intervengono motivazioni economiche quali la totale dipendenza economica dal maltrattatore, il timore di non essere in grado di provvedere da sole ai figli e, di conseguenza, perdere il loro affidamento, la difficoltà nel trovare un lavoro, etc.
Le motivazioni psicologiche giocano un altro importante ruolo nella decisione delle donne di non richiedere aiuto per la condizione di maltrattamento in cui si trovano. Tali donne non cercano aiuto perché: si ritengono responsabili della violenza e pensano di non meritare alcun supporto, hanno paura di essere giudicate e non essere credute dagli altri, hanno la convinzione che i loro problemi non siano così gravi da essere nominati, provano un senso di incredulità rispetto alla possibilità di trovare risorse efficaci per cambiare la situazione, etc.
In virtù di tali considerazioni appare evidente la necessità di un intervento immediato da parte degli addetti dei centri antiviolenza e delle case di accoglienza per donne maltrattate, al fine di evitare l'instaurarsi di un ciclo cronico e faticoso da combattere e tutelare i minori da un contesto violento.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La comunicazione sociale e la violenza sulle donne: due campagne a confronto

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Informazioni tesi

  Autore: Valentina Posti
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia Aziendale
  Relatore: Eraldo Olivetta
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 24

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