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Resurrezione e amore. Simbologie della fenice nella letteratura occidentale

La resurrezione della fenice nella simbologia cristiana

Una delle più importanti simbologie della fenice è riscontrabile già nel I secolo d.C., agli albori degli influssi cristiani nella letteratura, in uno dei primi accostamenti religiosi della cultura cattolica, che sarà un perno fondamentale per i successivi scritti medievali di ogni genere.
L’onere di capostipite della sottomissione del mito feniceo all’umile servizio di Dio è addossato a Clemente Romano con l’apocrifa Lettere ai Corinzi, nella quale si sostiene che risorgono esclusivamente coloro che hanno servito santamente nella sicurezza di una fede sincera e la fenice si presenta come testimonianza di questa promessa divina, dopo essere stata descritta nelle sue vesti erodotee.
L’idea è stata ulteriormente sviluppata da Tertulliano nel suo trattato De Resurrectione mortuorum, datato tra il 209 e 212 d.C. Partendo dalla premessa di una natura continuamente distruttrice e rinnovatrice, come avviene con il giorno e la notte o le stagioni o la rinascita della vegetazione, la phoenix assume le vesti del più convincente testimone, limitando gli eventuali attacchi dei suoi avversari letterati:

«Mi riferisco a quell'uccello che è tipico dell'Oriente, famoso perché è unico, straordinario a causa della sua discendenza, il quale, eseguendo di sua spontanea volontà il suo funerale, si rinnova, con una morte che è la sua nascita morendo e succedendo a se stesso, di nuovo fenice quando non è più oramai nessuno, di nuovo lui stesso quando non è già più, il medesimo-altro.»

Conclude affermando «[…] che noi valiamo più di molti passeri, ce lo ha assicurato il Signore: niente di straordinario, se noi valiamo di più anche delle fenici», in un tentativo di rassicurazione per i fedeli, affinché siano tranquilli e consapevoli della rinascita nel regno di Dio dopo aver abbandonato quello terreno.

Avanzando fino all’VIII e IX secolo a Magonza incespichiamo in Rebano Mauro, autore di una grande enciclopedia De Universo, che riprende la descrizione del mito fatta da Isidoro di Siviglia nelle Etymologiae, appena due secoli prima, nell’esaltazione dell’unicità dell’uccello, della durata della sua vita, della dinamica di morte e della rinascita dalle ceneri, coerente con la tradizione lattanziana e claudiana. Ma Rebano avvolge il suo modello con un velo di simbolismo, lasciando che la resurrezione fenicea indichi la resurrectionem justorum, mentre gli aromi, accumulati nel nido, le virtutum collectis. Quindi secondo questa chiave di lettura i fedeli al pari della fenice, dopo aver raccolto gli aromi/virtù, sono destinati ad una resurrezione secondo il volere di Dio nella sua beatitudine (Besca 2010: 136).

Questa strada sarà intrapresa anche in un opera di Ugo di Fouilloy, (nel De bestiis et aliis rebus, pubblicata come Pseudo-Ugo di S.Vittore) che non solo riprende Isidoro, ma sviluppa anche il parallelo aromi/virtù di Rebano. La vicenda della morte fenicea è rapportata all’elevazione spirituale del cristiano: come la fenice riproduce il fuoco con la combinazione del battito d’ali e del raggio di sole, così al fedele occorrono le ali della contemplazione e l’ardore dello spirito santo. Se consideriamo che la natura è pilotata da una volontà superiore, di cui segue il piano provvidenziale, e non è frutto del caso, allora la resurrezione della phoenix non può che essere testimonianza di un mondo trascendente e Madre Natura così semplicemente conferma quanto è annunciato nella Scrittura (Besca 2010: 136-140).

Questa lettura in chiave cristiana della fenice rappresenta un primordiale passo che incornicerà il dissimile simbolismo cristiano del “genere” dei bestiari negli anni seguenti, ossia l’analogia della resurrezione di Cristo con la rinascita fenicea.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Resurrezione e amore. Simbologie della fenice nella letteratura occidentale

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco De Simone
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Lettere
  Corso: Lettere Moderne
  Relatore: Francesco De Cristofaro
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 91

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