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Asino chi legge. Metodi e pratiche di educazione linguistica in relazione alle problematiche della dislessia e dei disturbi specifici di apprendimento

I disturbi specifici della compitazione: disortografia e disgrafia

La principale caratteristica di questo disturbo è una specifica e rilevante compromissione dello sviluppo delle capacità di compitazione (o spelling), in assenza di una storia di disturbo specifico della lettura e non solamente spiegata da una ridotta età mentale, da problemi di acutezza visiva o da inadeguata istruzione scolastica. Sono interessate sia l’abilità di compitare oralmente che quella di trascrivere correttamente le parole.

L’esame del processo di scrittura richiede la valutazione sia delle componenti disortografiche che disgrafiche. Per la diagnosi di disortografia, connessa con disturbi dell’area linguistica, vale la regola di una quantità di errori ortografici che colloca la prestazione del bambino a due o più deviazioni standard sotto la media dei compagni di classe. La disortografia sembra essere collegata con deficit nelle aree di consapevolezza fonologica, attentiva e mnemonica.

Nella recente letteratura sull’acquisizione del linguaggio scritto è stato accertato che le capacità metafonologiche sono le chiavi di accesso all’acquisizione del codice alfabetico e delle operazioni di conversione fonema-grafema e si legano strettamente alla memoria verbale.
Una carenza in quest’area rende difficile il segmentare e riprodurre correttamente, sia verbalmente che per iscritto, la successione di fonemigrafemi a formare sillabe e parole.
La disgrafia sembra essere conseguente a disturbi di esecuzione motoria di ordine disprassico quando non fa parte di un quadro spastico o atassico o extrapiramidale.

Essa si manifesta come difficoltà a riprodurre sia segni alfabetici che numerici e riguarda, quindi, esclusivamente il grafismo e non le regole ortografiche e sintattiche, sebbene influisca negativamente anche su tali acquisizioni per la frequente impossibilità di rileggere il testo scritto e procedere all’autocorrezione.

Il bambino disgrafico scrive con fatica e in modo irregolare, la scrittura non rispetta i margini ed ha spesso un’”andatura oscillante”, l’impugnatura della penna è sovente scorretta e anche la postura del corpo è inadeguata. Il bambino fatica anche e ricopiare semplici figure geometriche, a riprodurre oggetti.

Il ricopiare dalla lavagna risulta essere un’azione estremamente complessa poiché il bambino deve portare avanti più compiti contemporaneamente: distinguere la parola scritta dallo sfondo, spostare lo sguardo dalla lavagna al foglio, riprodurre i grafemi, ritornare a fissare lo sguardo sulla lavagna a ricercare il punto da ricopiare cui era arrivato e, di nuovo, ritornare sulla pagina a riprodurlo. Anche il disegno spontaneo è, di solito, poco elaborato e inadeguato all’età.

Molti studi hanno rilevato come a difficoltà di focalizzazione dell’attenzione, si associno deficit di orientamento attentivo, visuopercettivo e motorio-prassico che rendono difficoltosa la riproduzione grafica.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Asino chi legge. Metodi e pratiche di educazione linguistica in relazione alle problematiche della dislessia e dei disturbi specifici di apprendimento

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Informazioni tesi

  Autore: Dalida Antonini
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Lingua e letteratura italiana
  Corso: Lingua e letteratura italiana
  Relatore: Mirko Tavoni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 303

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Parole chiave

dislessia
educazione linguistica
discalculia
disgrafia
disturbi specifici dell'apprendimento
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disortografia
metodi didattici
buone prassi
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