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La gestione delle ricorrenze totali e parziali in tre tipologie testuali di bambini di quarta elementare

L’apprendimento dell’italiano nei bambini adottati internazionalmente

Dalle interviste è possibile notare come tutti i bambini affermino di aver imparato l’italiano come L1, anche i bambini adottati internazionalmente. Nonostante essi siano arrivati in Italia all’età di sei anni, entrambi hanno dichiarato di capire poco o nulla della loro lingua materna e comunque, di non riuscire a parlarla. È possibile spiegare questa situazione seguendo lo studio sulle adozioni internazionali effettuato da Egidio Freddi. In esso si dice che un bambino adottato internazionalmente, arrivato in Italia già piuttosto grande, parla una lingua che solo tecnicamente possiamo definire una lingua madre.

Naturalmente molto dipende dal momento in cui il bambino è stato adottato e dalla sua storia: per quanto tempo è stato in istituto, se ha avuto modo di passare i primi anni di vita con qualche familiare. In ogni caso, una lingua appresa in istituto non è propriamente una lingua materna perché non è una lingua emotivamente significativa, è una lingua fredda, strumentale, povera. Non c’è ragione, di conservarla e, infatti, i bambini stranieri adottivi perdono quasi subito la loro lingua di origine.

Nello stesso studio è stato rilevato che, dall’analisi dei grafici della Commissione per le Adozioni Internazionali del periodo 2000-2012 risulta un età in crescita, intorno ai 5 anni, ciò significa che una gran parte dei bambini ha sperimentato una lingua materna primaria, prima dell’acquisizione dell’italiano come lingua materna secondaria, con ricadute sensibili sui processi linguistici e psico-affettivi, non ultimo multiculturali. Lo stesso Egidio Freddi ha pubblicato una statistica, che faceva riferimento alla provincia di Mantova, nella quale si è riscontrato come molti bambini, arrivati in Italia già piuttosto grandi, avessero dimenticato la propria lingua madre nel giro di pochi mesi.

I fattori che determinano questo logoramento sono molti e variegati, tra i quali:

- La distanza fra l’italiano e la L1 del minore è notevole, non ci sono punti di contatto, sia sul piano linguistico-fonetico, sia culturale, anche se alcuni genitori adottivi cercano di “colmare” la distanza imparando parole o frasi nella lingua del bambino, o si informano sulle abitudini culturali, alimentari o religiose;

- Spesso l’atteggiamento nei confronti del “pregresso linguistico” del bambino è ambivalente: da un lato c’è forte spinta alla autorealizzazione del minore, dall’altro possono emergere aspetti inconsci di ansia da “normalizzazione”, per cui il retaggio linguistico viene in qualche modo evitato e non richiamato alla memoria del piccolo, che a sua volta tende a “dismettere” la L1 per ovvi motivi di opportunità ed “economia” affettivo-relazionale. Spesso la L1 è associata a dolori, traumi e abbandono, non sorprende quindi una “rimozione” chirurgica ella ferita precedente;

- Il valore sociale dell’italiano tende a prevalere, rispetto alla L1, poche o nulle saranno le occasioni di esposizione linguistica alla lingua madre, se non specificatamente volute e cercate, per cui, in modo “quasi spontaneo” avviene l’erosione della L1.

Tuttavia non bisogna dimenticare che, ai fini identitari, questo mondo prima dell’adozione può essere rilevante per una completa crescita personale e culturale. E’ attraverso il dialogo con la persona tuttavia che si potranno concretizzare eventuali “riavvicinamenti” o recuperi, soprattutto nella fase adolescenziale e adulta. La libertà di scelta va in ogni caso salvaguardata;

- L’eventuale recupero della L1 implica per il bambino adottato ri-confrontarsi con senso di abbandono, di perdita, in pratica ri-vivere il dolore degli stati traumatici precedenti. Una tale operazione è delicata è va fatta con il concorso dei genitori ed un’eventuale supporto psicologico esterno.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La gestione delle ricorrenze totali e parziali in tre tipologie testuali di bambini di quarta elementare

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Informazioni tesi

  Autore: Sabrina Di Bernardini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Emma Milano
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 163

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