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Diritto alla salute vs diritto al lavoro. Il caso Ilva

Falsa alternativa salute vs lavoro. Il referendum locale sull'Ilva

Nell'ottobre del 2008, il Comitato "Taranto Futura" ha incassato un risultato storico, ottenendo dal Tar di Lecce l'ammissibilità della proposta di tenere un referendum consultivo sull'Ilva. Gli elettori sarebbero stati chiamati a rispondere a cinque quesiti, dei quali solo tre sono stati poi ammessi: chiusura totale dello stabilimento con la salvaguardia dei livelli occupazionali da impiegare in settori alternativi, oppure chiusura parziale, della sola area di lavorazione a caldo, con lo smantellamento dei parchi minerali, e infine richiesta di risarcimento danni da parte del Comune, una volta che la Corte di Cassazione avesse condannato definitivamente i responsabili dell'Ilva per inquinamento ambientale. Per la prima volta si sarebbe potuto conoscere cosa pensassero i tarantini dell'acciaieria. Un risultato non proprio immediato, dal momento che nel Comune di Taranto il referendum consultivo era previsto solo sulla carta, nel senso che necessitava del sostegno di un regolamento esecutivo, che è stato approvato dal Comune soltanto dopo l'ordine del Tar di Lecce di porre in essere, entro novanta giorni, tutti gli adempimenti necessari a dare attuazione a quanto previsto dallo Statuto comunale (TAR Puglia, 24 settembre 2008, n. 2671). Tale regolamento è stato approvato il 6 febbraio 2009 ma prevedeva che il referendum non potesse aver luogo «nell'anno in cui si svolgono le elezioni amministrative, o in concomitanza di elezioni politiche, nazionali o europee o di referendum di carattere nazionale o regionale», oltre a stabilire che il consiglio comunale potesse discostarsi dal risultato del referendum. Per tali ragioni il regolamento venne impugnato davanti al giudice amministrativo che accolse alcune censure e costrinse il Comune a modificare il Regolamento, con delibera 20 novembre 2009, n. 155. L'indizione del referendum consultivo da parte del Sindaco di Taranto si ebbe con decreto n. 53 del 1 settembre 2010, e provocò la reazione degli eventuali contro-interessati al referendum: Associazione industriali della Provincia di Taranto, ILVA s.p.a., CGIL di Taranto. Due sono stati gli oggetti dell'impugnativa: da un lato, il sindacato di ammissibilità svolto dal Comitato dei garanti e, dall'altro, il rispetto delle procedure per la raccolta delle sottoscrizioni a sostegno del referendum. Il Tar Puglia – Lecce, da un lato, ha declinato la sua competenza a sindacare sulle valutazioni del Comitato dei garanti, trasferendo la questione al giudice ordinario; dall'altro lato, ha annullato il decreto di indizione del referendum perché vi aveva riscontrato delle irregolarità nei moduli utilizzati per la raccolta delle 12.000 firme. Il comitato promotore si rivolse addirittura al Consiglio di Stato, il massimo organo della giustizia amministrativa, che nell'ottobre del 2011 ribaltò la decisione del Tar e riportò in vita il decreto sindacale del 2009, però con efficacia differita al 2012, anno in cui è esplosa la vicenda giudiziaria dell'Ilva, ragion per cui il referendum fu nuovamente rinviato. Dopo questo frastagliato iter, grazie alla perseveranza e all'impegno del Comitato "Taranto Futura" e sotto la pressione dell'opinione pubblica, il 21 gennaio 2013, il sindaco Stefàno ha emanato il decreto sindacale di convocazione dei comizi referendari per il 14 aprile 2013. Il terzo quesito riguardante la richiesta di risarcimento danni fu superato dai fatti, dal momento che il Comune di Taranto aveva già promosso l'azione di risarcimento nei confronti dei responsabili dello stabilimento per inquinamento ambientale; mentre vennero confermati i primi due quesiti aventi ad oggetto la chiusura totale o parziale dello stabilimento. Sebbene il sindaco, in occasione dell'annuncio dell'indizione del referendum, rammentò che il Comune non avesse "competenza su tale questione se non per l'espressione di un parere endoprocedimentale sul rilascio dell'Aia". Quest'ultima viene rilasciata a livello statale nell'ambito del procedimento stabilito dagli articoli 29-bis e seguenti del Codice dell'ambiente (d.lgs. n. 152 del 2006), pertanto l'utilizzo di un referendum consultivo a livello locale non è idoneo allo scopo di incidere su una decisione che spetta allo Stato, dato che si tratta di uno strumento con funzione consultiva ausiliaria e non deliberativa, compatibile solo con procedimenti amministrativi che prevedano l'esercizio di attività di tipo discrezionale da parte dell'amministrazione comunale. [...]

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Diritto alla salute vs diritto al lavoro. Il caso Ilva

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Informazioni tesi

  Autore: Daniela Zaccagnino
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi di Siena
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Lorenzo Gaeta
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 162

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lavoro
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